Ciao a tutti e ciao a tutte :-) Come state? Inizia una nuova settimana e io sono ancora qui con i miei post. Oggi volevo segnalarvi che nei primi di maggio ad Atlanta si terrà la prima Convention dedicata a Comics e Games che verrà strutturata mettendo in primo piano il punto di vista della comunità gay. Non sarà una manifestazione enorme (d'altra parte si tratta della prima edizione), ma penso che sia estremamente rappresentativa. Si chiamerà OUTLANTACON ed è già programmata anche un'edizione autunnale a novembre. La cosa interessante è che aperta ai suggerimenti di tutti gli appassionati che vogliono contribuire con le loro idee sugli argomenti delle conferenze, sulle mostre, i gruppi musicali da ospitare e quant'altro. La manifestazione è organizzata dall'associazione OutWorlders di Atlanta, che promuove e supporta l'immagine gay e lesbica nel cosiddetto FANDOM degli appassionati di fantasy, fantascienza e horror. Senza parole? So che qualcuno di voi penserà che si tratta di un modo per ghettizzare la comunità gay, ma personalmente penso che sia una questione di punti di vista. Mi spiego meglio: se noi consideriamo l'omosessualità come una questione di orientamento e basta o come una caratteristica personale (come potrebbe essere il colore della pelle) potrebbe suonare ghettizzante, ma il punto è che da quelle parti l'omosessualità è vissuta anche come una questione culturale. Una manifestazione dedicata alla cultura africana o giapponese, ma aperta a tutti, sarebbe da considerarsi ghettizzante? Non credo. L'OUTLANTACON sarà di fatto una manifestazione dedicata alla cultura gay che si manifesta attraverso i fumetti, i giochi di ruolo, la letteratura di genere e quant'altro, e a me sembra tutto fuorchè ghettizzante. Tra l'altro si terrà nelle sale di un centralissimo hotel della catena Holyday Inn. Quando leggo certe notizie non posso davvero fare a meno di chiedermi per quale motivo in Italia sarebbe pura fantascienza, ma stavolta vorrei sottoporvi un mia riflessione al riguardo. Non so quanti di voi hanno visto il film MILK, che in questo periodo ha girato nelle sale italiane. Io l'ho visto con un certo ritardo causa influenza e contrattempi vari, però mi è piaciuto molto.
Per chi non l'avesse visto è la ricostruzione della carriera politica di Harvey Milk, che intorno ai 40 anni decide di andarsene da New York (e dal suo lavoro di agente assicurativo) per rifarsi una vita più dichiarata a San Francisco assieme al suo ragazzo. Siccome la situazione in quel periodo (parliamo dei primissimi anni 70) è tutt'altro che idilliaca, decide di farsi portavoce della numerosa comunità gay e lesbica della città e - nonostante parta come semplice fotografo - diventa supervisore comunale (una specie di consigliere) e rappresentante del suo distretto. Purtroppo viene freddato da un suo ex collega supervisore, ma se possibile questo rende la comunità gay di San Francisco (e quella di tutti gli Stati Uniti) ancora più unita, determinata e visibile. Se non lo avete ancora visto cercate di recuperarlo perchè oltre ad essere molto ben realizzato (nonostante l'argomento potenzialmente molto noioso) è a tratti illuminante. In primo luogo perchè mostra una realtà che negli Stati Uniti di trent'anni fa era molto simile a quella dell'Italia di oggi (i discorsi omofobi di certi politici erano quasi identici), in secondo luogo perchè - pensandoci su - aiuta a capire perchè anche la nostra comunità gay è indietro di circa trent'anni rispetto a quella americana di oggi. Quando sento i gay che danno tutta la colpa al Vaticano rimango sempre un po' perplesso. Sicuramente il Vaticano da noi ha un peso politico, ma di certo non è il Vaticano che impedisce alla maggior parte dei gay di uscire allo scoperto e fare gruppo per una causa comune. Guardando MILK ho realizzato una cosa interessante: le famiglie dei protagonisti erano delle entità pressochè assenti, tranne quando uno dei protagonisti fa coming out al telefono e tranne quando un ragazzo parplegico chiama disperato Harvey Milk perchè i suoi genitori vogliono sottoporlo a una terapia riparativa. Quando parlo con i gay che mi circondano, invece, il discorso della famiglia a cui rendere conto della propria omosessualità è un tormentone. Perchè la famiglia è così importante? Certo c'è una sorta di dipendenza psicologica che nel nostro paese è più forte che in altri, ma la dipendenza non è solo psicologica. Se un gay non può mantenersi o non è del tutto indipendente (cosa estremamente frequente) la famiglia offre un sostegno indispensabile, e se anche il nostro gay si mantiene da solo gli conviene tenersela buona perchè i rovesci di fortuna possono esserci sempre. Se poi un gay è benestante (o magari ricco) di famiglia non ha alcun interesse a mettersi la famiglia contro, anche e soprattutto quando può ereditare (oltre ai soldi) l'attività dei genitori, i loro clienti e la loro reputazione. Anche quando i gay italiani emigrano in altre città (o in altri paesi), tendono a mantenere questo tipo di rapporto con la loro famiglia, ed effettivamente si innescano delle dinamiche molto vincolanti. Sicuramente per tante famiglie l'omosessualità dei figli non è vissuta come un disagio, ma la maggior parte è impreparata a gestire la cosa per tutta una serie di lacune sociali e culturali, e la stragrande maggioranza degli omosessuali italiani preferisce evitare il confronto, anche se questo vuol dire reprimersi e non vivere apertamente il proprio orientamento (con tutti i benefici che potrebbe portare su altri fronti). Certo, poi c'è anche la paura di perdere il lavoro, ma siamo seri: è più la paura di perdere il posto o la paura di intentare una causa legale per licenziamento senza giusta causa che necessiterebbe un bel coming out, anche in famiglia??? Quando il ragazzo paraplegico chiama Harvey Milk è sul punto di suicidarsi perchè ha la famiglia contro, ma Milk gli dice di prendere il primo autobus per una grande città e di iniziare una nuova vita mandando al diavolo la famiglia che lo vuole "aggiustare". Anni dopo lo stesso ragazzo lo chiama per ringraziarlo, perchè ha seguito il suo consiglio e ora è felice. Ah! Per par condicio e per offrire uno spietato confronto vi inserisco anche il trailer del prossimo film italiano a tematica gay che sta per arrivare nelle sale... Anche questo parla di un politico attivista gay, che però prende una sbandata per una sua avversaria politica... Prego notare l'abbondanza di baci eterosessuali...
Dalle stelle alle stalle... Voi che ne pensate?
Alla prossima.
2 commenti:
il film è molto bello. L'Italia ormai ho rinunciato a capirla: una sola soluzione, abbandonarla per chi può. Andrea (PG)
Personalmente trovo stucchevole e un ormai superato il cliché cinematografico dell'uomo omosessuale che scopre il vizietto etero.
Anche perché la maggior parte delle volte è usato per dare il classico colpo al cerchio e alla botte.
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