Ciao a tutti, come va?
Come forse saprete da diversi anni sono anche presidente di una piccola associazione gay di provincia. Esperienza molto più impegnativa di quanto non si direbbe a prima vista... Comunque in questa veste sono stato spesso contattato da imprenditori e gestori di varie attività commerciali, in vena di adottare politiche gay friendly (e in vena di ampliare il loro giro di clientela in tempi di crisi nera), ma anche desiderosi - a loro dire - di dimostrare la loro apertura mentale (che salta sempre fuori, caso strano, quando le loro attività non vanno tanto bene). Bar, trattorie, discoteche, alberghi, pub, circoli privati...
Tutti disponibilissimi a parole, tutti a raccontare quanto sono aperti, quanto sono moderni, quanto sono amati dai loro amici gay, quanto sono questo e quanto sono quello, ma tutti con un piccolo difetto... E cioè che sono tutti etero (anche perchè in provincia i gay non ci provano nemmeno a mettere in
piedi attività per clientela gay, e se lo fanno presumono - sbagliando -
di non avere bisogno di chiedere consigli a nessuno).
Ora: il problema non è tanto nel fatto che questi personaggi sono etero, ci mancherebbe, ma nel fatto che quando poi provo a spiegargli cosa potrebbero fare per conquistare clientela di un certo tipo generalmente si susseguono queste tre reazioni:
1) Mi guardano come se stessi parlando in arabo;
2) Quando si rendono conto che gli sto dicendo che devono imparare davvero cos'è il mondo gay prima di lanciarsi in questa impresa si stizziscono;
3) Se gli inizio a parlare nello specifico di esigenze e richieste che non gli vanno a genio, o che richiedono più impegno di quanto pensavano, si mettono sulla difensiva e dicono che sono i gay che vogliono ghettizzarsi.
Generalmente, anche e soprattutto per le suddette reazioni e le conseguenze del caso, tutte queste collaborazioni finiscono in fuffa o in flop raccapriccianti.
E tutto perchè, in una società in cui del mondo gay si sa davvero poco e niente al di fuori di esso, quando si cerca di creare un ponte si viene respinti da un muro di gomma.
Magari anche in buona fede, ma questo è quello che succede quasi sempre. E la cosa buffa è che, dal loro punto di vista, queste persone sono davvero convinte di avere fatto tutto il possibile, e che sono i gay quelli che non sono mai contenti.
Al che, vi chiederete, cosa c'entra tutto ciò con questo BLOG.
C'entra.
Breve riassunto: il 20 dicembre scorso segnalavo che la Star Comics stava preparando un one shot dedicato a Chef Rubio, noto personaggio televisivo che - pare - eserciti un certo fascino anche sul pubblico gay, scrivendo che temevo che la cosa non sarebbe stata in alcun modo considerata nella suddetta produzione.
Il 7 marzo (CLICCA QUI) rispondevo a Giuseppe Di Bernardo, editor di Star Comics, che dopo aver letto la mia segnalazione mi faceva presente che nel fumetto di Chef Rubio avrei potuto trovare delle sorprese.
Il 12 marzo (CLICCA QUI) rispondevo allo sceneggiatore Diego Cajelli che mi faceva presente che non solo nel suddetto fumetto ci sarebbe stato un personaggio gay, ma che lo aveva anche creato ispirandosi ad un suo amico reale, e che quindi era molto lontano dai soliti luoghi comuni.
E a questo punto potete immaginare che la mia curiosità è cresciuta, assieme ad un prudente ottimismo.
Ora il suddetto fumetto è nelle mie mani e posso dire con cognizione di causa che... Mi sono sentito esattamente come quando provo la sensazione di parlare un'altra lingua rispetto agli imprenditori etero che si fanno avanti con la mia associazione...
Mi spiego meglio: se uno mi dice di essere ben felice di avere inserito un personaggio gay in un fumetto io presumo che, per male che vada, nel fumetto il fatto che questo personaggio sia gay emerga in qualche modo in maniera chiara, ma in questo caso ho dovuto rileggere il fumetto due volte per capire chi era l'amico gay di Chef Rubio... E detto da me credo che abbia un certo peso.
Andiamo con ordine: questo fumetto è la storia, alquanto surreale, di Chef Rubio che - da paladino della cucina genuina - vuole impedire che una diabolica multinazionale del fast food continui a rilevare una quantità di ristorantini rustici. Così decide di smascherare pubblicamente i suoi truffaldini metodi di produzione. Ad aiutarlo ci sono i gestori di un ristorantino che non ha ancora ceduto: un armadio unto e bisunto di nome Aldo, un punk di nome Dimitri e una ragazza - ancora più punk di lui - di nome Penelope (che è una ex di Chef Rubio e sembra tanto la Tank Girl de noaltri). C'è anche un'avvenente dottoressa pentita che lavorava nella multinazionale, e che rappresenta l'immancabile elemento femminile sexy (perchè, si sa, una bella patata - per stare in tema - è un ingrediente che in un fumetto italiano non può mancare mai...). Escludendo Penelope e la dottoressa rimangono Aldo e Dimitri, ma nessuno dei due palesa alcunchè...
Poi, però, rileggendo con maggiore attenzione, si nota che in una vignetta all'inizio Dimitri invita i clienti ad entrare nel ristorante chiamandoli "cari" e dicendo che l'ingrediente segreto del loro ristorante è "il rispetto", mentre in un'altra vignetta risponde a Chef Rubio chiamandolo "tesoro"...
Quindi il mistero è risolto: il fatto che un punk chiami "cari" i clienti del suo ristorante, accenni alla questione del "rispetto" e dica "tesoro" ad un suo amico ne fa automaticamente un rappresentante della categoria "gay"! Ovvio! E fa di Chef Rubio un personaggio gay friendly!
Come avevo fatto a non accorgermene prima?
Tra l'altro Dimitri viene presentato come "gioviale e ciarliero", e anche queste sono caratteristiche tipicamente "gay", dico bene?
*SIGH*
Se dicessi che sono deluso mentirei... Anche perchè sarei deluso se ci fosse qualcosa di cui essere delusi. Sono più che altro stupito del fatto che si possa davvero considerare un personaggio presentato in questi termini come un riuscito tentativo di inclusione della minoranza gay in un fumetto italiano, oltretutto in maniera originale e senza stereotipi.
A me, piuttosto, ha ricordato molto quello che accadeva nella Marvel degli anni '80, quando i personaggi gay si potevano presentare solo tramite allusioni in codice e sottotesti ambigui.
Il fatto è che se uno non legge molto attentamente fra le righe, magari sapendo quello che deve cercare, nemmeno si accorge che questo Dimitri è gay.
Cosa che, lo ammetto, sembra quasi voluta.
Certo qualcuno può ribattere che la caratterizzazione di Dimitri è un successo proprio perchè è talmente fuori dagli stereotipi che nessuno si accorge che è gay.
Se vogliamo metterla così...
A me, sinceramente, è sembrato più che altro un tentativo di voler infilare un personaggio gay in maniera criptica per poter dire di aver dato una patina di modernità alla storia senza rischiare praticamente nulla.
Men che meno in un fumetto che punta su un personaggio di richiamo realmente esistente, e per il cui coinvolgimento deve essere stato investito anche qualche soldino in più rispetto al solito.
Senza voler entrare nel merito della storia, che a modo suo è anche divertente e mi ricorda tanto certe avventure disneyane (nel senso buono), o dei bei disegni di Enza Fontana (che ha anche riprodotto con cura tutti gli intricati tatuaggi di Chef Rubio), devo ammettere che verificare che nel 2014 c'è ancora della gente per cui "fumetto con personaggio gay" vuol dire questo ha un nonsochè di spaventoso...
Eppure, da quello che mi avevano scritto l'editor e lo sceneggiatore, pareva proprio che fossero convinti di non avere trascurato la rappresentatività dei personaggi gay, addirittura osando cose che altri non avevano mai osato prima! E se quando lo hanno detto erano in buona fede, e non ho motivo per dubitarlo, diventa tutto più chiaro... A partire dal fatto che il fumetto Made in Italy e la comunità gay parlano due lingue diverse, con tutte le conseguenze del caso.
In altre nazioni questa barriera "linguistica" si è iniziata a superare quando si è dato modo alle persone gay "risolte", o agli sceneggiatori etero che comunque conoscevano davvero il mondo gay dall'interno, di raccontare liberamente le loro storie al riguardo. Il problema, in Italia, è che l'editoria a fumetti (e in particolare quella che arriva in edicola) non è strutturata per dare spazio a questo genere di persone (salvo rarissimi casi, tipo Luca Enoch), e men che meno per lasciarle esprimere liberamente. E questo, a pensarci bene, non avviene solo col discorso "gay", ma con una quantità di altri temi e formule narrative ritenute scomode o in qualche modo "a rischio".
E in tutto questo il pubblico (etero e gay), che scemo non è, prende sempre più le distanze dal fumetto italiano, e in particolare da quello che arriva in edicola... Che, continuando così, nel giro di una decina d'anni di "popolare" conserverà solamente la definizione... E di certo non basterà puntare su personaggi televisivi più o meno noti per cambiare le cose.
Questo è quanto.
E comunque questo mi sembra un pessimo segnale.
Alla prossima.
P.S. Chef Rubio ha recentemente cambiato look e ora invece dei baffi risorgimentali porta una più pratica barba... Peccato che - per ovvi motivi - il fumetto ce lo presenti con il look che ormai sfoggia solo nelle repliche dei suoi programmi...
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11 commenti:
Ho commentato molto in merito a questo fumetto in modo negativo e mi sono sentito dire che sono uno dei gay mai contenti e col vetriolo sempre pronto. Ora voglio tacere, ma preferirei non aver avuto ragione...
Mi stupisce che ancora molti gay aspettino risultati da certi progetti e credano sia meglio attendere e avere fiducia, accusando i gay più realisti di essere solo capaci di lamentarsi.
Come tu hai detto, c'è un problema di incomunicabilità fra i media italiani e il mondo gay. Finché non passa quello, non ci sarà mai niente, in assoluto, di adatto e rispettoso della realtà omosessuale italiana
Devo ammettere che da come me l'avevano messa giù ho avuto l'impulso di concedere una possibilità che altrimenti non gli avrei dato... E infatti le mie aspettative iniziali erano pessimistiche... A posteriori posso dire che la prima impressione è quella che conta, anche in questi casi.
Io a questo punto una letterina cordiale a Di Bernardo e a Cajelli la scriverei, non tanto per ricordare "te lo avevo detto, io!", quanto per far presente che la loro idea di personaggio gay all'avanguardia è assolutamente fuori da ogni canone di realismo e di verosimiglianza. Dovremmo farci sentire, in questi casi, e non lasciar correre, perché questo sembra l'unico modo per educare gli autori a come davvero si rappresentano i gay nei fumetti, e non accontentarci delle buone intenzioni.
Una letterina? Non saprei... A che titolo? Dal loro punto di visto sono solo un blogger, e per quello che ne so sono l'unico - finora - che ha notato questa cosa e l'ha fatta presente. Fosse una lettera scritta a nome di un'associazione o di un gruppo di persone sarebbe già diverso... Boh... Che facciamo? Rifondiamo Queer Comics e la proponiamo come associazione di appassionati e non più di addetti ai lavori (che tanto non se la fila nessuno)? La cosa ironica è che adesso Chef Rubio è definito "icona gay" persino da IL FATTO QUOTIDIANO" http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/22/chef-rubio-cuoco-rugbista-icona-gay-e-lui-lanti-cracco/959481/ e creare un fumetto su di lui senza sfruttare questa cosa fino in fondo vuol dire proprio avere dei blocchi... A che servirebbe una letterina scritta da me?
Hai ragione Wally, un comunicato firmato da un'associazione come potrebbe essere Queer Comics avrebbe più senso e più forza.
Ah, quindi la nostra stampa lo millanta come icona gay per attirare potenziali clienti... spero che abbiano tutti il senso critico per riconoscere questo personaggio come inutile e stereotipato, altrimenti finirà che lo si considererà all'avanguardia sul serio. E poi per cosa? Perché prima i gay erano effemminati e dicevano"cari" e "tesoro", mentre ora dicono le stesse cose, ma con la cresta da punk? Che rivoluzione, wow
La nostra stampa? Veramente la nostra stampa non ne ha proprio parlato... Ne hanno perlato l'editor e lo sceneggiatore segnalandolo a questo BLOG.
Ci son rimasto! Davvero dopo la loro risposta credevo che un minimo si fossero informati... Ma così... Ma si rendono conto che è stata una presa in giro la loro risposta su questo blog?
Secondo me il problema è che dal loro punto di vista non hanno proprio preso in giro nessuno... Direi che questo "caso" a modo suo è illuminante...
Il passaggio sulla nostra stampa si riferiva a il fatto quotidiano
Ah! Ok! Ma credo che il fatto che Chef Rubio sia definito icona gay non abbia niente a che fare con questo fumetto, ma col fatto che esteticamente è un personaggio che ha molte caratteristiche che si ritrovano in un certo tipo di gay contemporaneo (quello alternativo/hipster) e "classico" (sportivo e ben piantato).
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