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martedì 13 marzo 2018

DONNE E DANNI

Ciao a tutti, come va?

Siccome l'occasione fa l'uomo ladro oggi volevo fare un post leggermente diverso dal solito, alla luce del fatto che la scorsa settimana c'è stata la prima Giornata Internazionale della Donna successiva ad alcuni eventi che stanno portando ad una nuova ondata di femminismo in tutto il mondo occidentale (anche se in Italia, tanto per cambiare, la cosa sta prendendo piede molto più lentamente e in maniera molto relativa).

D'altra parte è anche vero che nei contesti in cui il mondo femminile riesce a far valere i propri diritti anche le minoranze sessuali vivono meglio, e riescono ad affermarsi di più, quindi seguire questo fenomeno potrebbe non essere poi così lontano dalla mission di questo blog. A questo punto, però, vi chiederete quale sarà il collegamento fra femminismo e immaginario pop che analizzerò oggi... E vi posso rispondere che lo spunto mi viene offerto dal confronto fra quello che sta succedento nel fumetto per ragazzi italiano e quello francese, in particolare riguardo ad alcuni episodi che si sono verificati nelle ultime settimane.

Partiamo dall'inizio.

In Italia il fumetto per ragazzi, e cioè quello che si rivolge prevalentemente alla fascia d'età compresa fra i 7 e i 14 anni, continua ad essere monopolizzato da Topolino e derivati. Se si escludono alcune pubblicazioni sperimentali (come lo Scottecs Megazine di Sio), il target è stato per lungo tempo snobbato dai principali editori di settore che producono fumetti italiani, perlomeno in edicola. Ultimamente la Bonelli sta tentando la carta di Dragonero Adventures (CLICCATE QUI), e più recentemente quella di 4HOODS. In entrambi i casi, però, la sensazione è che si stia tentando di utilizzare solo uno stile e una grafica più giovanile, senza però essere in grado di entrare davvero in sintonia con il pubblico che si vuole raggiungere. O, forse, senza averne davvero l'intenzione...

Dato che pubblico giovane non è sinonimo di pubblico sprovveduto, soprattutto al giorno d'oggi, probabilmente i nodi verranno al pettine molto presto, e sicuramente anche di questo tornerò a parlare. Ad ogni modo il fatto che oggi ci sia un po' di difficoltà a capire cosa sia un fumetto "per ragazzi", e cosa no, sta diventando sempre più evidente anche analizzando alcune strategie di marketing, o di "marketting" (CLICCATE QUI), adottate proprio da Topolino... Come la storia in due parti presentata a partire dalla scorsa settimana, e dedicata ad una parodia del Martin Mystère della Bonelli, di cui - presumo - nessun "ragazzo" sentisse davvero la necessità...

Però Martin Mystère vende sempre meno, e poichè la Bonelli è ufficialmente sotto la "protezione" della Panini, che pubblica Topolino, probabilmente l'editore ha voluto tentare anche questa carta per cercare di risollevare le sorti editoriali di un personaggio sempre più vicino al rischio chiusura (CLICCATE QUI). E poco importa se si è trattato di una palese forzatura (anche perchè Topolino ha già un suo rispettabilissimo curriculum in fatto di indagini impossibili), se Topolino sta malissimo nei (vecchi) panni di un professore prossimo all'ottantina e se Pippo e Minnie si presentano in maniera inqualificabile... Anzi, per rendere il tutto più sfizioso  è stato pure preparato un video in cui gli autori del progetto (e cioè il creatore di Martin Mystère, Alfredo Castelli, e il disneyano Andrea Castellan, in arte Casty) cercano di ingolosire il pubblico potenziale (anche se in realtà sembra più che altro un modo per fare pubblicità al personaggio originale)... Rendendo tutta l'operazione ancora più grottesca (CLICCATE QUI), e ancora più lontana dal gusto dei giovanissimi di oggi...

Il punto nodale, però, è che questa operazione commerciale, assieme al debutto in edicola di 4HOODS, ha rappresentato lo spunto di discussione principale in fatto di fumetti per ragazzi a cavallo della Giornata Internazionale della Donna... Al che, voi direte, non c'è niente di strano. Ovvio: non c'è niente di strano per gli standard a cui siamo abituati nel nostro paese, però non è detto che le cose debbano andare necessariamente così. Quello che vedete qui sotto è il sommario delle storie che compaiono sul numero di Topolino della scorsa settimana.

A parte la parodia di cui sopra abbiamo una storia di PK, una di Zio paperone, una di Paperoga e persino una di Pico De Paperis. Nessuna storia avente una protagonista femminile. Niente Minnie, niente Paperina, niente di niente... Se invece guardiamo al sommario de Le Journal de Mickey della stessa settimana le cose sono leggermente diverse.

Infatti, oltre ad una storia con protagonista Minnie c'è almeno un fumetto non disneyano con protagoniste femminili (Les Sisters di William Maury), nonchè un servizio speciale dedicato alle campionesse femminili di varie discipline sportive (e non solo) che hanno segnato dei record storici.

Ad ogni modo, Disney a parte, può essere interessante notare che mentre in Italia il mondo del fumetto è ben lontano dall'animare una discussione attorno alla rappresentazione femminile, in Francia - proprio in questi giorni - è esploso un vero e proprio caso attorno ad un fumetto umoristico per giovanissime, e cioè Les Pipelettes di Anne Guillard. Siccome di questa cosa non mi pare che in Italia si sia parlato molto, provo a fare un velocissimo riassunto. In Francia, che ci crediate o no, ci sono diversi magazine per giovanissime, che a differenza delle cose che si vedono comunemente in Italia (tipo "Cioè", per intenderci), non puntano sulle frivolezze, sugli idoli giovanili e sulla formazione di adulte piene di lacune. La casa editrice Milan Presse ne pubblica diverse divise per fasce d'età, e tutte con un buon apparato di illustrazioni e fumetti. La rivista che ci interessa, però si chiama Julie e si rivolge alle ragazze preadolescenti o alle prese con la prima adolescenza, e parla di cose come l'affermazione personale e il rapporto con la pubertà...


Dal 2009 su questa rivista trovano posto i fumetti umoristici della serie Les Pipelettes, appunto, e cioè le storie di quattro amiche che condividono avventure, sogni ed esperienze nella prima adolescenza. Come da prassi le loro avventure sono poi state raccolte in volume, e a quanto pare si tratta di personaggi che in Francia sono molto popolari, tant'è che animano anche diverse iniziative collaterali, come ad esempio i loro personali libri di ricette...




Fatto sta che ultimamente questi simpatici personaggi erano stati scelti per illustrare alcuni manuali per ragazze (nel senso che ad Anne Guillard spettava il compito di accompagnare con Les Pipelettes i testi scritti da altre professioniste), tra cui un manuale dedicato proprio alla scoperta della pubertà femminile.

E in Francia, a quanto pare, si è scatenato un pandemonio. E non perchè questi personaggi hanno illustrato un libro sulla pubertà (ovviamente siamo in Francia, non in Italia), ma perchè lo avrebbero fatto accompagnando dei testi inadeguati e sessisti. Ad esempio parlando di come un seno ingombrante - che magari penalizza nello sport - avrebbe il vantaggio di attirare l'attenzione di più maschi, o che con l'adolescenza si possono iniziare a sperimentare vari trucchi per risultare più attraenti (biancheria di un certo tipo, rossetti, ecc).




A quanto pare questo punto di vista non è stato totalmente condiviso dal pubblico, e così è partita una petizione popolare per fare presente che non tutti pensano che il principale vantaggio dell'adolescenza sia quello di risultare più attraenti per i ragazzi (la trovate QUI)... Che si concludeva con la richiesta di ritirare il libro e di ricevere delle pubbliche scuse da parte dell'editore. Inoltre, assieme a questa iniziativa, il libro si è attirato molte critiche da parte di chi ha lamentato l'assenza di temi come il sesso e l'orientamento sessuale, ma anche il confronto con culture diverse. Ovviamente i sostenitori del libro fanno notare che il suo scopo era quello di presentare le cose per quello che sono, filtrando gli stereotipi con l'umorismo e omettendo gli argomenti più strettamente legati al sesso perchè esulavano dal tema del libro (e cioè i cambiamenti del corpo). Ad ogni modo, a seguito della petizione (che ha raccolto quasi 150.000 firme in pochi giorni), l'editore ha deciso che una volta esaurite le 5000 copie già distribuite non ristamperà più il libro dello scandalo, mentre la creatrice de Les Pipelettes è rimasta talmente sconvolta che ha deciso di non disegnare mai più questi personaggi...
Tra l'altro, dal suo blog (CLICCATE QUI), si dice costernata dal fatto che è stata accusata di razzismo e sessismo quando, coi suoi personaggi, ha essenzialmente raccontato delle esperienze autobiografiche... E ha aggiunto che se le sue migliori amiche d'infanzia erano della sua stessa etnia non può certo farsene una colpa. Io non ho avuto modo di leggere il libro nella sua interezza, e non conosco bene il fumetto, quindi nei confronti di questa polemica non saprei come pormi. Probabilmente un testo più inclusivo, e che contenesse più variabili, non sarebbe stato male... Soprattutto in un periodo come questo. Ad ogni modo, dal mio punto di vista, il nocciolo della questione è un altro.

In Francia si possono permettere di avere delle polemiche che partono dal fatto che le protagoniste di un fumetto per ragazze, che compariva da anni su un magazine per ragazze, hanno illustrato un manuale sulla pubertà che, per 150.000 persone, aveva dei contenuti sessisti e promuoveva degli stereotipi di genere.

In Italia non abbiamo fumetti per ragazze, men che meno su magazine per ragazze, e anche se ci fossero col cavolo che sarebbero utilizzati per parlare di argomenti come la pubertà. Troppo compromettente. E d'altro canto buona parte del fumetto italiano, in generale, è ancora intrinsecamente sessista e legato a vecchi stereotipi di genere, e a quanto pare  nessuno ha mai pensato che fosse il caso di protestare per questo (o per problemi legati alla rappresentazione delle minoranze, sessuali e non)... Men che meno con una raccolta firme.

E d'altra parte le ragazze del WINX CLUB le abbiamo inventate noi, e ogni estate in edicola con il WINX MAGAZINE arriva in allegato il loro fantastico bikini, senza che a nessuno sia mai venuto in mente di obbiettare qualcosa al riguardo.



Sono cose che fanno riflettere.

Alla prossima.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La differenza è semplicemente che all'estero il fumetto è un linguaggio, in Italia un prodotto. Così mentre in alcuni paesi il fumetto accompagna le persone in qualsiasi momento della vita, e in particolare in quelli complicati (si veda il fumetto creato per aiutare i ragazzi a prepararsi alla protesta in occasione del National School Walkout: https://www.teenvogue.com/story/student-protest-rights-comic-cbldf-ncac) in Italia i fumetti rimangono una roba da comprare i edicola, o per una ristretta elite, in fumetteria. Nulla da stupirsi se poi va tutto a puttane.

Wally Rainbow ha detto...

Ti dirò... Anche i Giappone è considerato un prodotto, però non è considerato un prodotto circoscritto ad un target di pubblico limitato, e viene differenziato. Forse da noi c'è il problema che si cerca di produrlo in funzione della cultura dominante, con tutto il suo carico di stereotipi.