Ciao a tutti, come va?
Io ho il problema di essere poco avvezzo agli atteggiamenti di circostanza. Credo che questo dipenda dal mio modo di interpretare il concetto di coerenza. Se una cosa non mi va giù, nella maggior parte dei casi, continua a non andarmi giù a prescindere dalle circostanze. E a volte questo determina un po' di riprovazione, perchè rischio di passare per quello cinico e insensibile. O magari per una persona poco intelligente, che si preclude delle possibilità solo perchè si ostina a non omologarsi. In realtà, da questo punto di vista, proprio non so vendermi bene.
Fatta questa doverosa premessa, una notizia che oggi mi offre diversi spunti di riflessione è la dipartita dello sceneggiatore Federico Memola, a soli 52 anni per via di una brutta malattia (anche se lui ci scherzava sopra, e diceva che aveva lo stesso nome di un segno delo Zodiaco). E vorrei precisare che tutto quello che scriverò da questo momento in poi non vuole mancare di rispetto a lui, alla sua situazione, alla sua famiglia o a chiunque si sentirà preso in causa. Io ho avuto a che fare con lui solo in una manciata di occasioni, quando ancora collaboravo all'organizzazione di alcune manifestazioni fumettistiche a Piacenza, quindi l'ho conosciuto solo in maniera superficiale e non ho alcun motivo per provare astio verso di lui. Però leggendo i commenti, le condoglianze, le elegie funebri e le biografie che sono circolate negli ultimi giorni non ho potuto fare a meno di fare alcune considerazioni, che vorrei condividere con voi.
Considerazione numero uno: anche se le case editrici con cui ha collaborato in passato, i suoi colleghi, gli spazi online dedicati al fumetto e persino i quotidiani nazionali lo ricordano come un grande professionista e ne parlano in termini di grande perdita per il fumetto italiano, è un dato di fatto che da anni nessuno gli offrisse più dei grandi spazi. Attualmente lavorava sull'adattamento di alcune leggende delle Dolomiti, ma i tempi in cui collaborava a ZONA X (chiusa nel 1999), lanciava Jonathan Steele con la Bonelli (dal 1999 al 2004) e lo rilanciava con la Star Comics (dal 2004 al 2009) erano ormai lontani.
Nel 2010 aveva tentato di rilanciarsi con la Planeta DeAgostini (e ricordo bene che quando ne parlava era convinto di avere fatto "il colpaccio" della sua vita), per un nuova serie dedicata a Harry Moon (che aveva debuttato in volume con 001 Edizioni, nel 2006). Però quel progetto è caduto nel vuoto dopo una manciata di numeri. Così come non ha avuto seguito la serie Rourke, con cui tentò di riproporsi in Star Comics dopo la chiusura di Jonathan Steele. E con Jonathan Steele, comunque, provò anche a farsi avanti con un terzo reboot nel 2012, per i tipi di Kappalab, ma l'esperimento si concluse dopo tre volumetti.
Evidentemente più il tempo passava e meno le sue idee incontravano i favori del pubblico necessario per portarle avanti. L'ultima volta che si è visto su una pubblicazione periodica è stato una decina di anni fa su IL GIORNALINO, quando lavorò su Gray Logan, un personaggio ideato da Stefano Vietti, e poi sul fantasy medioevale Roland, in sei puntate.
Nel frattempo aveva tentato di dare nuova vita ai suoi personaggi tramite crowdfunding, piattaforme digitali e via dicendo, ma senza grandi riscontri. Ad ogni modo, considerando che di solito, quando un autore mette radici in Bonelli, non se ne va fino alla fine dei suoi giorni, verrebbe anche da pensare che la sua sfortuna sia iniziata proprio quando è passato alla concorrenza, osando persino rilanciare un personaggio da lui ideato proprio per la casa editrice più influente d'Italia... Che guardacaso, da quel momento in poi, non gli ha dato altre occasioni. Da notare che, come ammesso dallo stesso Federico Memola (in un'intervista che trovate CLICCANDO QUI), quando lavorava in Bonelli riusciva a portare avanti i suoi progetti perchè aveva l'appoggio di Decio Canzio. Decio Canzio (1930-2013) è stato un autore di fumetti assunto come direttore editoriale in Bonelli dai primi anni Ottanta fino al 2006 (lo vedete qui sotto).
Federico Memola se n'è andato dalla Bonelli prima che Decio Canzio si ritirasse e passasse il testimone a Sergio Bonelli stesso. Sergio Bonelli, però, non aveva mai sopportato i fumetti fantastici. Probabilmente se lui fosse rimasto in vita una serie come Dragonero (che è iniziata nel 2013, e cioè due anni dopo la sua dipartita) non sarebbe mai stata lanciata con la sua casa editrice. E presumibilmente non era nemmeno felicissimo di quello che era successo con Jonathan Steele, anche perchè l'unico precedente vagamente simile si riferisce a Ken Parker, che però prosegui le sue storie altrove con il benestare di Sergio Bonelli che poi riassorbì definitivamente il personaggio nel 1994 . Ognuno tragga le conclusioni che crede, ma forse il fatto che Federico Memola non abbia più lanciato personaggi con la Bonelli non è stato proprio un caso. Se poi dovessi esprimere un parere personale, a costo di risultare inopportuno, mentre ho avuto a che fare con Federico Memola nelle edizioni di FullComics (l'ex festival del fumetto di Piacenza) a cui avevo collaborato, diciamo che ho avuto modo di conoscere meglio alcuni dietro le quinte a alcuni meccanismi che muovono il fumetto italiano. E quello che ho scoperto non mi è piaciuto.
Vorrei tanto entrare nei dettagli, ma visto che dovrei fare nomi e cognomi di persone ancora vive e/o in attività preferisco passare oltre. Diciamo solo che in quell'occasione ho scoperto che la meritocrazia, in certi ambiti, ha un peso molto relativo. E che i meriti sono determinanti perlomeno quanto l'impegno profuso per entrare nelle grazie delle persone giuste, che ti fanno entrare nei giri giusti e ti aprono le porte giuste. Anche perchè, se poi si esce dalle suddette grazie, le alternative non sono molte. Comunque se certi meccanismi non sono cambiati, e sinceramente non penso che lo siano, buona parte della situazione in cui versa il fumetto italiano oggi aquista più senso. E probabilmente si capisce meglio anche la progressiva sparizione di Federico Memola da una certa scena fumettistica. La stessa scena in cui tanti suoi colleghi sono rimasti senza colpo ferire, nonostante i loro nomi siano collegati a dei flop molto più imbarazzanti dei suoi (che comunque, con Jonathan Steele, era andato avanti per 118 mesi di fila, mentre tutte le altre serie Bonelli nate dal 1999 in poi si sono fermate prima di raggiungere quel traguardo).
E comunque bisogna anche considerare che, dato che chi ha trovato posto presso certe case editrici non si schioda più (e non viene fatto schiodare) finisce inevitabilmente per bloccare il ricambio, e l'aggiornamento, degli autori e delle idee. La cosa interessante è che in realtà lo stesso Federico Memola è la prova che, fino a qualche decennio fa, non era così che funzionava. Lui ha iniziato a scrivere storie e serie per la Bonelli quando aveva 26 anni e ha lanciato Jonathan Steele quando ne aveva 32. Adesso quanti sono gli autori fra i 26 e i 32 anni a cui viene affidata la realizzazione di un progetto editoriale di ampio respiro per le edicole?
Però, ovviamente, ci sono altre riflessioni che vorrei condividere. Più pertinenti con i temi che tratta questo blog. Infatti il caso di Jonathan Steele ha rappresentato un ottimo esempio di come l'abito non fa il monaco, e probabilmente ha rappresentato un importante punto di rottura fra il fumetto popolare e quel ricambio generazionale che ormai è diventato la pietra filosofale dell'editoria italiana a fumetti.
Federico Memola propose le avventure fantapoliziesche di un ragazzo poco più che ventenne, elegante e scanzonato, ambientate in una realtà alternativa in cui coabitavano magia e tecnologia del prossimo futuro. Il tutto con un registro abbastanza frizzante e facendo pensare che si potesse trattare di un protagonista davvero innovativo e alternativo (in tutti i sensi). Infatti, almeno all'inizio, questa serie solleticò l'interesse anche di un ampio pubblico omosessuale che - beata ingenuità - iniziava a sperare di vedersi rappresentato in qualche modo da lui. Anche perchè rientrava in un certo canone "metrosexual", che ai tempi andava per la maggiore nella comunità gay italiana. Tantopiù che il protagonista lavorava gomito a gomito con due avvenenti e procaci colleghe con cui, almeno all'inizio, non sembrava intenzionato a imbastire relazioni di un certo tipo.
Poi, però, questo personaggio si rivelò molto meno originale di quanto sembrasse, dimostrandosi oltretutto un eterosessuale assolutamente nella norma. Inoltre gli elementi fantastici iniziarono ad essere talmente numerosi e sovraesposti da risultare banali e scontati, perdendo quasi tutto il loro fascino. Anzi: alla fine contribuirono ad appiattire il tutto e a mettere in evidenza la scarsa capacità di Federico Memola di definire personaggi realmente "umani" in cui cui il pubblico avrebbe potuto identificarsi. E soprattutto la sua incapacità di raccontare personaggi "giovani" e aggiornati in senso lato, e non solo graficamente. Probabilmente Federico Memola aveva avuto il merito di introdurre nuovi elementi e nuove ambientazioni in un contesto fumettistico stantito, e magari ammiccando ad un certo tipo di manga o di narrativa di genere (la Stirpe di Elan su Zona X è stata la prima saga fantasy vista in Bonelli), però ho sempre avuto l'impressione che ai suoi personaggi mancasse quel qualcosa capace di entrare davvero nel cuore del pubblico. A volte farcire le storie di elementi fantastici può compensare altre lacune, soprattutto se rappresentano una novità, ma altre volte no. E in ogni caso lo stesso Jonathan Steele, al netto dell'empatia che creava col pubblico, non era nè carne nè pesce: il pubblico se ne accorse abbastanza presto e le vendite calarono. Quindi venne tentato il trasloco/reboot con la Star Comics (prima che la Bonelli lo sospendesse), ritoccando il contesto e alcuni elementi della trama, ma conservando gli stessi difetti che stavano segnando il destino della serie in precedenza. E con il terzo reboot, le cose non sono andate diversamente.
Vorrei precisare che non ne sto facendo una colpa, anche perchè probabilmente Federico Memola - in quel contesto - ha fatto il meglio che poteva e sapeva fare, e comunque non era tenuto ad avere l'intuito e la lungimiranza necessarie per capire quello che stava succedento. Tuttavia Jonathan Steele è stato uno dei primi e più evidenti esempi di come il fumetto italiano non fosse più in grado di seguire i cambiamenti della società a cavallo del nuovo millennio. E di come i suoi autori, fondamentalmente, iniziassero a perdere il contatto con il pubblico, realizzando fumetti "popolari" da una prospettiva "autoriale", e cioè prendendo come riferimento se stessi e non il pubblico a cui avrebbero potuto rivolgersi. Anche perchè già agli inizi del 2000 si iniziavano a manifestare i mutamenti che avrebbero portato alla situazione attuale. Cambi di prospettiva sempre più radicali, riferimenti culturali che si modificavano, modelli sociali che si evolvevano, scenari di genere e orientamento sessuale che si moltiplicavano: tutte cose che negli successivi sarebbero diventate sempre più evidenti a tutti i livelli. E adesso la sensazione è che il fumetto popolare stia perdendo definitivamente il treno. La cosa un po' triste è che ad un certo punto lo stesso Jonathan Steele fece qualche goffo tentativo di adeguarsi (fuori tempo massimo), come ad esempio quando tentò di toccare l'argomento omofobia nel 2009 (ne ho parlato QUI), con esiti abbastanza imbarazzanti.
D'altra parte la strada del declino del personaggio era già stata imboccata da tempo. Jonathan Steele - per vari motivi - avrebbe potuto rappresentare una svolta importante, ma non lo fece. Forse anche perchè il suo autore è stato uno di quelli che, ad un certo punto, non è più riuscito a staccarsi dai suoi riferimenti pop anni Ottanta/Novanta, quelli della sua esperienza nerd di quel periodo, per imboccare nuove strade. E la cosa un po' triste è che quello che è successo negli anni successivi ha ampiamente dimostrato che il mondo del fumetto italiano, o perlomeno quello che dovrebbe mirare al grande pubblico, non ha imparato la lezione... Anche perchè certe dinamiche interne a certi ambienti tutto fanno fuorchè spingere autori ed editori a fare tesoro degli errori altrui, o anche solo a prenderne coscienza mettendoli di fronte alla realtà.
Ad ogni modo ho notato anche un altro dettaglio.
L'autore si è spento nel dicembre 2019.
La prima serie di Jonathan Steele iniziava nel 2020.
Speriamo che adesso qualcuno non stia già pensando di speculare su questa cosa, visto che in tempo di guerra ogni buco e trincea.
Alla prossima.
4 commenti:
Leggendo i tuoi ultimi due post e poi questo (https://www.queerty.com/italian-mafia-welcomes-gay-members-wait-20191209) mi vien da pensare che la situazione sia pure peggio di quella che descrirvi tu. Pensaci, viviamo in anni in cui ormai i cantanti per ragazzini non hanno più problemi a dichiararsi, in cui il papa non si fa problemi a salutare caldamente un suo caro amico gay accompagnato dal suo compagno, in cui pure la mafia non si batte ciglio se un membro è gay. Più che in un altro mondo, il fumetto italiano sembra vivere in un altro universo.
Gli italiani provano a una storia con elementi fantasy e fanno flop.
Gli italiani provano a usare il crowfunding e fanno flop.
Mi spiace per Memola, ovviamente. Però intanto all'estero qualcun altro utilizzando questi due ingredienti ha fatto non un semplice fumetto ma addirittura il pilot di una serie animata, guarda caso molto queer, che si chiama Hazbin Hotel - https://www.youtube.com/watch?v=Zlmswo0S0e0 - e in poco più di un mese lo hanno visto quasi 20 MILIONI di persone.
Quanti tra questi spettatori sono italiani che non avrebbero alcun problema ad acquistare qualcosa di simile se solo qualcuno glielo proponesse?
Hazbin Hotel è un progetto ideato da Vivienne Medrano, che è nata nel 1992... Che adesso ha 27 anni, appunto :-) Gli ideatori di fumetti italiani sono sempre più avanti con gli anni, e tutto il resto vien da sè :-/
Intanto arriva questo film:
https://lessaintsdekiko.com/
Con tanti richiami interessanti e nerdita' varie (Fiat 500 gialla...).
Ciao
https://quid76.blogspot.com/2019/12/omovies-2019_11.html
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