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mercoledì 13 gennaio 2010

ITALIA NOSTRA

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
In questi giorni stavo riflettendo sul fatto che fra poco sarà trascorso un anno da quando ho fatto il "direttore artistico" per la mostra ARCOBALENI FRA LE NUVOLE, che si è tenuta a Genova nell'ambito delle iniziative del Genova Pride 2009. Lungi da me l'idea di rinfacciare qualcosa a qualcuno, ma all'epoca si parlava di farla circolare, di promuoverla e di valorizzarla anche in altre sedi. Un anno è quasi passato e non ne ho saputo più nulla... Così, per scrupolo, ho appena sentito l'Arcigay di Genova che mi ha detto che è ancora tutta lì, quindi se tanto mi da tanto credo che potrebbe spettare al sottoscritto riesumarla e cercare di rimetterla in circolo prima che sia troppo tardi. Vedremo un po' cosa si potrà fare, e se magari si riuscirà ad ampliarla. Tuttavia ammetto che uno dei miei sogni segreti sarebbe quello di riuscire a organizzare, in un ipotetico futuro, una fiera dedicata ai fumetti e all'illustrazione gay contemporanea anche nel nostro paese, magari dando uno stand a ogni artista per vendere le sue opere... Qualcosa tipo la THE PAINTED BOY GAY ART FAIR di New York...
OK... Ammetto che per come siamo messi oggi suona più come un sogno che altro, però è anche vero che se una decina di anni fa mi avessero detto che avrei gestito la mostra di cui sopra, che è stata la prima mostra a tema gay ospitata da una fiera di fumetti italiana, non lo avrei proprio creduto possibile. Certo è che la strada per raggiungere il livello di espositori e di visitatori (paganti!) della THE PAINTED BOY GAY ART FAIR di New York mi sembra decisamente lunga, ma da qualche parte bisogna pur partire, no? Ovviamente paragonare New York e la sua realtà culturale gay con qualsiasi città italiana (comprese le più grandi e quelle con le più alte percentuali gay e gay friendly) è del tutto insensato, però credo che possa comunque servire da ispirazione. Siccome so che siete dei lettori curiosi, qui di seguito vi posto un video relativo alla THE PAINTED BOY GAY ART FAIR che si è tenuta nell'aprile del 2009 (ce n'è stata una seconda edizione a fine novembre, ma non circolano ancora i relativi video).

Carina, vero? Negli Stati Uniti le fiere di questo tipo abbondano (e se seguite questo blog dovreste averlo capito), ma a quanto pare continuano a sbucarne di nuove (questa ha debuttato nel 2009 con ben due edizioni!). Vi faccio notare che non solo il pubblico veniva anche per aquistare i lavori degli artisti, ma pagava un biglietto di 20 $, di cui buona parte serviva a sponsorizzare le inziative del The Lesbian, Gay, Bisexual & Transgender Community Center che ospitava l'evento. Da notare che, come in ogni manifestazione statunitense che si rispetti, era previsto un galà di apertura... Per la modica cifra di 35 $... Forse per la maggior parte dei gay italiani l'idea di spendere una trentina di euro per partecipare al galà di apertura una mostra di arte gay e finanziare così le attività di un'associazione gay suona un po' strano... D'altra parte mi sembra evidente che le associazioni GLBT americane si presentano in maniera decisamente diversa da quelle italiane... Siccome non mi piace fare la figura di quello che parla a vanvera, qui di seguito vi posto un video di presentazione del The Lesbian, Gay, Bisexual & Transgender Community Center di New York. Questa associazione è nata nel 1983 (due anni prima della nostra Arcigay) e il video risale al 2008, quando festeggiava i suoi primi 25 anni (traguardo che Arcigay taglierà proprio quest'anno). A voi giudicare...

Non so se avete mai frequentato un comitato Arcigay di una grande città (non mi riferisco al circuito dei locali convenzionati), ma anche se non lo avete mai frequentato e anche se non conscete bene l'inglese, credo che sarete in grado comunque di fare un confronto e trarre le vostre conclusioni.
Ciao e alla prossima.
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2 commenti:

Lorenzo Ridolfi ha detto...

Per me le differenze in questo settore come in molti altri stanno nella differente concezione che si ha di "associazione" e "comunità", in America c'è un maggior senso del fare per il bene comune, in Italia spesso si usano le associazioni per acquisire potere politico a livello personale.

Ulisse ha detto...

Condivido quello che ha detto Ioran. In America la partecipazione alla vita pubblica,e quindi anche quella associativa, è molto più sentita. Provate ad andare negli States, gli americani non si fanno mai i ...azzi loro. Se ti fermi ad un incrocio e ti guardi in giro solo magari per guardarti i palazzi c'è sempre qualcuno che ti chiede se ti sei perso, oppure passi tranquillo con un sacchetto della spesa e trovi gente che disserta su quel supermercato (capitato a me). Noi invece siamo più individualisti e facciamo più fatica a fare comunità. Per noi la partecipazione attiva riguarda sempre gli altri e mai sè stessi, salvo poi ovviamente lamentarsi di ciò che non va. Siamo anche un po' scrocconi a dire il vero ed in tutte le occasioni cerchiamo sempre il tornaconto personale e solo dopo quello comune.