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lunedì 3 maggio 2010

COSE DELL'ALTRO MONDO...

Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Oggi vorrei iniziare facendo un po' di storia dell'arte e mostrandovi un quadro di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio: la crocifissione di San Pietro (1600-1601), che sintetizza abbastanza bene l'innovazione rappresentata da un pittore che aveva deciso di rompere molti schemi... Facendosi anche una discreta quantità di nemici (e finendo per dover rifare parecchie commissioni, ritenute troppo audaci e provocatorie).
Lungi da me l'idea di riassumere in poche righe l'arte di Caravaggio, ma anche se non siete esperti potete notare il realismo con cui realizzava le composizioni sacre e i personaggi che vi comparivano... Qui, ad esempio, San Pietro sembra un poveraccio, mentre coloro che lo crocifiggono sono realizzati come operai squallidi e dimessi (prego notare quello col deretano in primo piano e il piede sinistro lurido). Ognuno ci può leggere il messaggio che vuole (è il bello dell'arte), ma sicuramente se lo si guarda con attenzione si possono trovare diversi significati metaforici e qualche sottile frecciatina nei confronti della Chiesa. Forse è per questo che il pittore australiano Ross Watson, specializzato nella reinterpretazione gay e/o omoerotica di opere celebri, ha scelto proprio questo quadro per muovere la sua personale critica all'atteggiamento della Chiesa nei confronti degli omosessuali e del preservativo, mettendo il porn performer Francois Sagat al posto di San Pietro...
Non so cosa ne pensate voi, ma io credo che questo quadro di Ross Watson colga davvero nel segno, e - guardandolo con occhi italiani - sintetizza perfettamente la situazione dell'omosessualità e dell'omoerotismo nel nostro paese... Per la cronaca: il quadro aveva un prezzo di 42000 dollari australiani (circa 30000 euro) ed è stato venduto quasi subito. Chi l'ha detto che l'arte gay non paga? C'è da dire che Ross Watson (nella foto sotto assieme a Francois Sagat) ha saputo fondere gusto classico e piglio commerciale in maniera decisamente originale, ma sicuramente lo sta aiutando il fatto di poter contare su volti celebri (e gay dichiarati) disposti a posare per lui... Puntando ad un vasto pubblico internazionale che apprezza certi riferimenti.
Oltre a Francois Sagat nella sua ultima mostra personale di Sidney si sono visti diversi quadri per i quali hanno posato diverse icone gay moderne, come il tuffatore australiano Matthew Mitcham...
Il ballerino e coreografo londinese Marco da Silva...
Il cantante delle Scissor Sisters Jake Shears...
Ma anche Dean Allright e l'onorevole Michael Kirby, famoso avvocato per i diritti gay il primo ed ex giudice della Corte Suprema australiana il secondo... Entrambi gay dichiarati, ovviamente...
Comunque, per amor di patria, vi ricordo che l'anno scorso Ross Watson dedicò ben tre dipinti al gay porn performer italiano Alex Baresi... Che peraltro hanno fatto la loro bella figura durante la recente mostra che Ross Watson ha tenuto a Berlino, dove Alex Baresi è particolarmente popolare...


Ross Watson, a quanto mi risulta, in Italia non ha mai esposto... Per tutta una serie di motivi che qui vi risparmio e che potete intuire da soli... Sicuramente ha influito anche il fatto che da noi la cultura gay è fondamentalmente quella delle discoteche e i gay che si possono permettere l'aquisto di certi quadri non sanno apprezzarli (e di conseguenza non motivano i galleristi ad inverstire su certi artisti). Senza contare che, evidentemente, il concetto di "icona gay" in Italia è alquanto arretrato... Tantopiù che, se Australia (e in buona parte dei paesi anglofoni) essere gay dichiarati viene considerato un merito da valorizzare, da noi non è esattamente la stessa cosa. La cosa ironica è che Ross Watson si ispira all'arte italiana del passato, ma nell'arte italiana di oggi per quelli come lui non c'è posto... Dulcis in fundo c'è da dire che Ross Watson si rivolge a tutta la comunità gay, e non solo ai suoi danarosi clienti... Tant'è che in occasione della mostra che ha organizzato per l'ultimo Gay Mardi Gras di Sidney (il Gay Pride australiano), ha sguinzagliato in lungo e in largo i suoi modelli per fare volantinaggio e promozione...


Forse sbaglio, ma penso che questa sia una bella dimostrazione di come l'arte gay (nel senso moderno del termine) possa integrarsi perfettamente con la cultura gay in senso lato, innescando un circolo virtuoso che può portare ulteriori benefici per tutti. Sarebbe molto bello se anche dalle nostre parti si iniziasse a ragionare in questo modo, anche se è inutile negare che il nostro modo di intendere l'omosessualità e la comunità gay risente dell'arretratezza generale di cui sopra, mentre la poca arte gay che viene prodotta in Italia si rivolge a una ristrettissima cerchia di persone. Inoltre, confrontandosi con artisti come Ross Watson, si ha la netta sensazione che il nostro paese rimanga escluso dai grandi circuiti culturali gay internazionali... E probabilmente anche questo riflette un clima di più generale svalutazione della cultura nel nostro paese, accompagnato da una crescente tensione omofobo-sessuofobica. Peccato.
Tuttavia sono fermamente convinto che dal confronto e dall'informazione può ancora nascere il seme di qualcosa si buono, e se in tanti (e tante) seguite questo blog c'è ancora speranza...
(^__^)
Alla prossima.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

dopo molto tempo sono tornato a leggere il fumetto "Troy".. MA E' CENSURATO.... che tristezza! viene meno tutta la portata sensuale tipica dei personaggi (che vanno in giro ignudi, svestondosi senza troppi problemi, o venendo comicamente privati dei loro succinti costumini) VI MERITATE L'APPELLATIVO DI BRAGHETTONI!! :-D SUVVIA, RIPRISTINATE LA VISIONE DEI MEMBRI!

Ulisse ha detto...

Sicuramente il clima culturale italiano non è ai massimi livelli, non solo riguardo l'arte gay ma l'arte in generale. Da paese produttore di cultura siamo finiti a non esserne nemmeno fruitori. Siamo caduti veramente in basso.
Riguardo a noi non posso ignorare che gente del calibro di Armani, Valentino ecc. all'estero non si facciano problemi a sponsorizzare eventi culturali omosessuali mentre in Italia non facciano assolutamente nulla. Certamente il clima italiano non è molto favorevole a tutto ciò che riguarda i gay, però non posso fare a meno di pensare che se questi signori, la cui fama e carriera ormai è indiscussa, cominciassero a sponsorizzare la nostra cultura forse qualcosa si smuoverebbe.
Certamente la colpa è anche nostra che acquistiamo i loro prodotti senza pretendere in cambio nulla, ci accontentiamo della magliettina e della mutanda firmata e siamo contenti come una pasqua, riempiamo gli armadi ma svuotiamo la mente.