Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Oggi volevo approfondire alcuni punti sollevati da un commento relativo al mio ultimo post sulla San Diego ComiCon... Un anonimo lettore scrive:
"Perche' tu e gli altri fumettisti che leggono questo blog non organizzate uno stand per la fiera di Lucca (oppure, se è troppo costoso non vi fate ospitare da qualche stand friendly). Lo propongo perché il discorso che è fai in questo post è sacrosanto, ma, proprio come fai notare, sono in primo luogo gli artisti a mettersi in mostra, altrimenti non c'è proprio ragione i visitatori si identifichino come gay, non credi?"
Una domanda molto intelligente, che merita una risposta articolata. Dunque: partiamo da alcuni dati tecnici, che magari non tutti conoscono. Il primo è che in Italia il grosso dei fumetti cartacei viene distribuito nelle edicole, dove ovviamente arrivano solo i grandi editori, mentre le fumetterie (che sono molte meno rispetto alle edicole, e che in molte città non sono nemmeno presenti) ospitano la galassia degli editori medio/piccoli e le autoproduzioni, che talvolta arrivano anche nelle librerie di varia (quando hanno un reparto per i fumetti). Negli USA, a parte qualcosa distribuito nei supermercati, i fumetti (dai grandi successi Marvel alle più piccole autoproduzioni) sono venduti quasi esclusivamente nel circuito delle fumetterie. Questo significa che, negli USA, il bacino di utenza dei fumetti più popolari è potenzialmente lo stesso degli altri fumetti, compresi quelli a tematica gay. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui tanti autori, o aspiranti tali, possono permettersi di giocare la carta del fumetto gay autoprodotto sperando di avere dei riscontri di un certo tipo presso il vasto pubblico gay (e non solo) che frequenta le fumetterie americane. Allo stato attuale dei fatti questo discorso in Italia non si può fare per vari motivi: da noi il circuito delle fumetterie può contare su un pubblico molto più limitato, tanti lettori hanno il problema del coming out implicito in un certo tipo di acquisti, mentre gli autori - se conoscono la realtà italiana - sanno già che andrebbero in perdita e non si avventurano su questo terreno. Infatti, in Italia, i pochi autori che si cimentano nel genere gay, lo fanno appoggiandosi a editori medio piccoli che garantiscono un minimo di rientro economico e non certo autoproducendosi. D'altra parte, in Italia, la stragrande maggioranza degli editori che producono materiale per le fumetterie sono appassionati di fumetti che nella vita fanno tutt'altro e che sono editori per passione, accontentandosi di andare in pareggio con le spese o poco più. Questo, però, implica che le loro scelte editoriali siano dettate dai loro gusti e che - di conseguenza - gli spazi dati ai fumetti gay siano molto ridotti e relativi all'omosessualità più o meno dichiarata del singolo editore o dei suoi collaboratori. E questo spiega perchè la Kappa Edizioni ha tanti fumetti a tematica gay in catalogo e perchè alle Edizioni Voilier hanno scelto di editare BLACK WADE... Questa situazione, peraltro, genera una specie di corto circuito editoriale, visto che alle fiere italiane le produzioni a tematica gay vengono sempre presentate - giustamente - presso i rispettivi editori, senza offrire occasioni per "fare gruppo" o per creare una nicchia di mercato che vada al di là del catalogo di questo o di quell'editore. Inoltre, da noi, c'è il problema che l'editoria prettamente gay si è disinteressata al fumetto fino a pochissimo tempo fa, e ora che ha cominciato a muovere i primi passi in questo senso sta dimostrando tutte le lacune accumulate nei decenni. Questa è la situazione di base: veniamo ora agli autori gay di fumetti. Sono tanti e sono sparsi in tutti i settori: dalla Bonelli alla Kappa Edizioni, dai piccoli editori alle autoproduzioni (ovviamente non gay), per non parlare di quelli che producono per l'estero... I numeri per mettere in piedi un'associazione tipo PRISM COMICS anche in Italia ci sarebbero tutti...Quello che manca - credo - è soprattutto l'esempio di un associazionismo gay di riferimento per chi NON vuole buttarsi in politica e fare casino, ma semplicemente testimoniare la propria condizione in maniera positiva, magari con la certezza di non essere strumentalizzato per secondi fini (tipo quelli politici di cui sopra). Inoltre mancano i precedenti: negli USA i fumetti a tematica gay - anche molto espliciti - hanno iniziato a farsi largo nei primi anni '60, mentre da noi se ne è iniziato a parlare solo con l'arrivo dei BOYS LOVE giapponesi (dal 2000 in poi), che peraltro NON sono fumetti gay e sono riusciti nel non facile intento di allontanare tantissimi omosessuali italiani dai fumetti a tematica gay in generale. Gli autori gay statunitensi hanno una storia e delle radici in cui identificarsi, quelli italiani devono praticamente partire da zero, e non è semplice. A questo aggiungiamo il fatto che, provenendo da una nazione che è quello che è, per molti di loro arrivare a una fiera di fumetti testimoniando la propria omosessualità potrebbe risultare un po'... Come dire... Problematico... A differenza di quanto accade negli USA, dove la PRISM COMICS può contare su testimonial d'eccezione come il regista/scrittore/sceneggiatore di fumetti Clive Barker...
Allo stesso modo dalle parti della PRISM COMICS ci sono tanti fumettisti attivisti che, pur non realizzando con continuità fumetti a tematica gay, non mancano di portare la loro testimonianza di autori gay dichiarati, magari partecipando anche a iniziative benefiche gay friendly... Per inciso: non so quanti autori omosessuali in forza alla Bonelli avrebbero la presenza di spirito per fare quello che fa Phil Jimenez (che da anni è una matita notissima della MARVEL e della DC, ma non per questo salta i turni allo stand della PRISM COMICS)...
Tantopiù che moltissimi fumettisti gay italiani non vivono in maniera così dichiarata la loro omosessualità sul lavoro, anche perchè il lavoro del fumettista si svolge prettamente a casa e i rapporti con l'editore e la casa editrice (soprattutto se è molto grande) sono molto limitati. Forse è anche per questo che in Italia scarseggiano i fumettisti che hanno scelto di testimoniare la loro esperienza omosessuale attraverso dei fumetti: una categoria che negli USA è molto ben rappresentata...
Probabilmente tanti fumettisti gay italiani non si sono mai posti più di tanto il problema di dichiararsi sul lavoro o meno, e arrivare a Lucca Comics & Games in uno stand arcobaleno potrebbe non essere così semplice, tantopiù se si considera che non hanno all'attivo delle autoproduzioni a tematica gay da promuovere presso un pubblico specifico... Magari anche un po' allupato...
Certo è che, proprio per questo, un'associazione di questo tipo in Italia avrebbe molto più senso che negli Stati Uniti. Nel senso che potrebbe contribuire a creare una nicchia di mercato nuova e a lanciare e promuovere nuovi autori e autrici che finora non hanno mai avuto modo di esprimersi e/o autoprodursi liberamente... Magari con dei concorsi sul modello di quelli indetti proprio dalla PRISM COMICS... Detto questo: c'è un margine per mettere in piedi una vera e propria associazione di questo tipo? Difficile rispondere... Con le Edizioni Voilier si parlava di fare una specie di punto di ritrovo dalle loro parti alla prossima edizione di Lucca Comics & Games... Con tanto di bandierina arcobaleno... Giusto per verificare... Personalmente penso che i tempi potrebbero essere maturi, anche se dalle nostre parti anche i gay fumettisti non sono molto abituati a fare comunità... Staremo a vedere cosa riserverà il futuro, ma io non escluderei qualche bella sorpresa... Se nel frattempo qualche fumettista gay che segue questo blog vuole esprimere la sua opinione o lanciare qualche idea... Beh... Ovviamente non aspetto altro (^__^)...
14 commenti:
Spero che tu ed altri fumettisti gay o friendly riusciate nell'impresa di unire le forze, nonostante le innumerevoli difficoltà.
In bocca al lupo.
Mi sento pessimista a riguardo a uno stand di autori gay...
Non vedo poi che volumi si potrebbe presentare...quanti fumettti italiani a tematica gay ci sono in giro?
Non c' e' un editore di riferimento....
Di sicuro tra spese di stand ed albergo sarebbe gia' di partenza una cosa in cui si perderebbero soldi e non penso possa dare piu' di tanto una grossa visibilita'.
Se un editore vuole pubblicare il mio fumetto francese e portarlo a Lucca deve rivolgersi a H&O Editions...e non sono neanche tanto sicuro che ci parteciperei,alla fiera, visto che in Italia a differenza che all'Estero, i disegni al pubblico sono gratis...
Dunque, direi che non sono molto positivo a riguardo.
mi permetto di dire la mia anche se di fumetti non ne faccio, forse prima di uno stand a Lucca i fumettisti gay dovrebbero organizzarsi e consolidare un legame a priori ed eventualmente sfruttare (poi) una presenza Lucchese per un lancio di un prodotto unitario che funga un po' da "sampler" dei vari stili e tematiche che ognuno predilige. Questo potrebbe avere alcuni lati positivi, ad esempio stampare un volumetto a più mani e dividere le spese tra i diversi autori abbatte i costi al singolo e a parità di investimento in genere garantisce o una maggiore tiratura o una qualità di confezione migliore, inoltre dal punto di vista dei media (che ci andate a fare a Lucca se poi non fate "rumore mediatico") è più facile parlare di un'antologia di comics gay e non di una manciata di albetti autoprodotti (perché diciamolo agli occhi di molti (potenziali clienti e ahimè anche autori) autoprodotto=sfigato...
Certo rimangono i problemi di visibilità (in uno stand del genere un po' di gente deve starci - anche per questioni di sicurezza) e di investimento. Quest'ultimo è un problema che affligge molti, non ho dimestichezza con la parte Comics ma la parte Games ad esempio offre tante possibilità anche per le tasche meno profonde, interpellare l'organizzazione potrà sciogliere dubbi. Inoltre se fornite un pacchetto "chiavi in mano" (gente che presenzia, "animazione", materiali) forse riuscireste a condividere uno stand con altri editori o distributori "simpatizzanti" (se - nei fatti - esistono).
In effetti, come dicevo, il problema in Italia nasce proprio dal fatto che le autoproduzioni gay partono svantaggiate, e i fumettisti non se la sentono di investire in questo senso... Di conseguenza un'associazione italiana di mutuo aiuto per promuovere artisti e fumetti gay non può che partire a rilento e con pochissima spinta... Ma pian piano... Chi può dirlo?
L'analisi che fai sarà pure corretta, e non c'è dubbio in Italia manchino un sacco di cosa, ma il vero problema è di mentalità da parte degli artisti. L'hai messo penosamente in luce anche nello scorso post affermando "io sono un fumettista e il mio lavoro dovrebbe essere SOLO quello di FARE fumetti, mentre altri dovrebbero occuparsi di farli fruttare, di pubblicizzarli nel migliore dei modi, di vendere i loro spazi pubblicitari". Ma naturalmente! Qualcuno dovrebbe rischiare i suoi soldi per te, qualcun altro smazzarsi per trovare spazi informativi, e magari farebbe comodo anche qualche manovale per mettere su lo stand. Nient'altro? Sembra di sì, perché Mauro Padovani rincara: "Se un editore vuole pubblicare il mio fumetto francese e portarlo a Lucca deve rivolgersi a H&O Editions...e non sono neanche tanto sicuro che ci parteciperei,alla fiera, visto che in Italia a differenza che all'Estero, i disegni al pubblico sono gratis..." Per la serie: anche se qualcuno mi creasse un'opportunità su un piatto d'argento ancora starei a storcere il naso. Ma allora per favore smettiamola di fingere guardare agli Stati Uniti come a un modello, perché negli Stati Uniti da un simile atteggiamento sarebbero inorriditi. Lì quando qualcuno ha un sogno sa di dover prima di tutto dimostrare di essere disposto a sputare sangue, a vendersi pure il culo per arrivare dove vuole, altrimenti sa che è meglio se ne stia zitto.
Forse è per questo che nei loro blog traspare solo l'entusiasmo per quello che fanno e non la depressione per difficoltà che sono del tutto ovvie. Forse si rendono conto che vivono in un mondo dove c'è gente che lavora in fabbriche ammorbanti dove ci sono 40 gradi d'estate e va sotto zero d'inverno, e che le loro lagne di aspiranti fumettisti, cantanti o ballerini darebbero solo giustamente fastido. Guarda il blog di Boy meets boy, o quello di Patrick fillion, o quello che vuoi Valeriano. E poi pensa al tuo penultimo post, che titoli "parliamo un pò di me" ma in cui traspare una palpabile reticenza a farlo, e dove invece ci sono le solite scuse, condite di un autoanalisi soffocante. Peccato che ci sia ben poco da analizzare: i tuoi fumetti sono un HOBBY e tali resteranno finché non avrai la volontà (non la speranza, che cone cantavano anche i Litfiba è sempre l'ultima a mrire, ma chi vive sperando morì nonsipuodire) di farli diventare qualcosa di più. Tutto qui.
L'analisi che fai sarà pure corretta, e non c'è dubbio in Italia manchino un sacco di cosa, ma il vero problema è di mentalità da parte degli artisti. L'hai messo penosamente in luce anche nello scorso post affermando "io sono un fumettista e il mio lavoro dovrebbe essere SOLO quello di FARE fumetti, mentre altri dovrebbero occuparsi di farli fruttare, di pubblicizzarli nel migliore dei modi, di vendere i loro spazi pubblicitari". Ma naturalmente! Qualcuno dovrebbe rischiare i suoi soldi per te, qualcun altro smazzarsi per trovare spazi informativi, e magari farebbe comodo anche qualche manovale per mettere su lo stand. Nient'altro? Sembra di sì, perché Mauro Padovani rincara: "Se un editore vuole pubblicare il mio fumetto francese e portarlo a Lucca deve rivolgersi a H&O Editions...e non sono neanche tanto sicuro che ci parteciperei,alla fiera, visto che in Italia a differenza che all'Estero, i disegni al pubblico sono gratis..." Per la serie: anche se qualcuno mi creasse un'opportunità su un piatto d'argento ancora starei a storcere il naso. Ma allora per favore smettiamola di fingere guardare agli Stati Uniti come a un modello, perché negli Stati Uniti da un simile atteggiamento sarebbero inorriditi. Lì quando qualcuno ha un sogno sa di dover prima di tutto dimostrare di essere disposto a sputare sangue, a vendersi pure il culo per arrivare dove vuole, altrimenti sa che è meglio se ne stia zitto.
Forse è per questo che nei loro blog traspare solo l'entusiasmo per quello che fanno e non la depressione per difficoltà che sono del tutto ovvie. Forse si rendono conto che vivono in un mondo dove c'è gente che lavora in fabbriche ammorbanti dove ci sono 40 gradi d'estate e va sotto zero d'inverno, e che le loro lagne di aspiranti fumettisti, cantanti o ballerini darebbero solo giustamente fastido. Guarda il blog di Boy meets boy, o quello di Patrick fillion, o quello che vuoi Valeriano. E poi pensa al tuo penultimo post, che titoli "parliamo un pò di me" ma in cui traspare una palpabile reticenza a farlo, e dove invece ci sono le solite scuse, condite di un autoanalisi soffocante. Peccato che ci sia ben poco da analizzare: i tuoi fumetti sono un HOBBY e tali resteranno finché non avrai la volontà (non la speranza, che cone cantavano anche i Litfiba è sempre l'ultima a mrire, ma chi vive sperando morì nonsipuodire) di farli diventare qualcosa di più. Tutto qui.
L'analisi che fai sarà pure corretta, e non c'è dubbio in Italia manchino un sacco di cosa, ma il vero problema è di mentalità da parte degli artisti. L'hai messo penosamente in luce anche nello scorso post affermando "io sono un fumettista e il mio lavoro dovrebbe essere SOLO quello di FARE fumetti, mentre altri dovrebbero occuparsi di farli fruttare, di pubblicizzarli nel migliore dei modi, di vendere i loro spazi pubblicitari". Ma naturalmente! Qualcuno dovrebbe rischiare i suoi soldi per te, qualcun altro smazzarsi per trovare spazi informativi, e magari farebbe comodo anche qualche manovale per mettere su lo stand. Nient'altro? Sembra di sì, perché Mauro Padovani rincara: "Se un editore vuole pubblicare il mio fumetto francese e portarlo a Lucca deve rivolgersi a H&O Editions...e non sono neanche tanto sicuro che ci parteciperei,alla fiera, visto che in Italia a differenza che all'Estero, i disegni al pubblico sono gratis..." Per la serie: anche se qualcuno mi creasse un'opportunità su un piatto d'argento ancora starei a storcere il naso. Ma allora per favore smettiamola di fingere guardare agli Stati Uniti come a un modello, perché negli Stati Uniti da un simile atteggiamento sarebbero inorriditi. Lì quando qualcuno ha un sogno sa di dover prima di tutto dimostrare di essere disposto a sputare sangue, a vendersi pure il culo per arrivare dove vuole, altrimenti sa che è meglio se ne stia zitto.
Forse è per questo che nei loro blog traspare solo l'entusiasmo per quello che fanno e non la depressione per difficoltà che sono del tutto ovvie. Forse si rendono conto che vivono in un mondo dove c'è gente che lavora in fabbriche ammorbanti dove ci sono 40 gradi d'estate e va sotto zero d'inverno, e che le loro lagne di aspiranti fumettisti, cantanti o ballerini darebbero solo giustamente fastido. Guarda il blog di Boy meets boy, o quello di Patrick fillion, o quello che vuoi Valeriano. E poi pensa al tuo penultimo post, che titoli "parliamo un pò di me" ma in cui traspare una palpabile reticenza a farlo, e dove invece ci sono le solite scuse, condite di un autoanalisi soffocante. Peccato che ci sia ben poco da analizzare: i tuoi fumetti sono un HOBBY e tali resteranno finché non avrai la volontà (non la speranza, che cone cantavano anche i Litfiba è sempre l'ultima a mrire, ma chi vive sperando morì nonsipuodire) di farli diventare qualcosa di più. Tutto qui.
Vorrei ribattere, ma il mio parere sarebbe di parte... Qualcuno ha qualcos'altro da aggiungere? Qualcuno si sente di condividere o meno l'ultimo commento?
Ok Vale... comincio col dire che ho deciso di non comprare più i tuoi fumetti. Da quando hai iniziato l'avventura di Lulu ho sempre preso quello che proponevi, anche se erano tuoi fumetti dichiaratamente malriusciti, o opere di autori che personalmente trovo tutt'altro che stimolanti. L'ho fatto perché speravo fosse un inizio, preludio ad un salto di qualità che però non c'è stato. Credo di non essere il solo a vedere carenze sia sul piano del servizio (possibile tu non possa offrire la spedizione diretta a chi non volesse usare Lulu, per esempio) che sotto il profilo del fumetto in sè (nell'ultima "cosa" che hai messo in vendita hai fatto una pagina per ogni striscia, giusto per far sembrare il fumetto più lungo di quello che evidentemente è). Nel frattempo a intervalli regolari ti prendi enormi pause meditative per decidere che cosa bene non si è mai capito: se a natale mostri il tuo letto ingombro di fonti di ispirazione e a ferragosto hai partorito quante pagine "reali" di fumetto?, forse, sì, c'è qualcosa che non va. Allora delle due l'una, o ti metti a lavorare come un pazzo quale che sia la situazione abitativa e emozionale in cui ti trovi, e ti decidi ad alzare il tiro sul modo di proporti che non può essere solo un blog. Oppure continui fare quello che hai fatto fin qui, le tue cosette a singhiozzo quando vuoi e puoi, ma allora dandoci un taglio sulle menate.
Ciao Vale, sicuramente le difficoltà che vai descrivendo hanno tutte un peso ben tangibile e a leggerle tagliano un pò le gambe lo ammetto.
Però io ci credo nel mio sogno, quindi anche se non sono un fumettista (per ora) ma solo un illustratore, io ci sono per Lucca, anche solo per montare lo stand se c'è bisogno :)...
il cosplay di Troy però non me lo chiedere che non ho il fisico... :P
L'importante è avere le idee chiare, nel bene e nel male...
La "facilità" dei mezzi moderni permette a un aspirante fumettista (o illustratore, o game designer ecc) di "Pubblicare" senza passare per i canali e le trafile standard. Questà libertà è una grande cosa ma deve essere gestita con criterio e con una certa chiarezza di intenti. Se mi autoproduco perché credo che quello sia il canale adatto (o l'unico) per proporre al mondo le mie opere devo cercare di sopperire al meglio delle mie possibilità a TUTTI gli aspetti della cosa e non solo a quelli artistici perché sennò, semplicemente, non funziona. Questo comporta fare delle scelte, focalizzare gli sforzi, ottimizzare le risorse. Lo dico per esperienza personale, autoprodursi non può essere un alibi per trascurare nessun aspetto che sia quello comunicativo, commerciale o promozionale.
In altre parole quello di autoproduttore diventa un lavoro (prima di essere artista).
Il problema forse è che ci sono autori che vedono nell'autoproduzione solo un modo come un altro di rinfoltire il proprio portfolio in attesa di essere "notati" dall'editore di turno (o equivalente) o della "grande occasione". Questo è un fraintendimento comune che causa solo un sacco di seccature e soprattutto frustrazioni.
Se l'ambiente italiano dei Gay Comics non esiste i casi sono tre: (1) ti metti l'anima in pace e disegni per il tuo piacere (2) ti rivolgi all'estero (e lì ti devi dare da fare perché la concorrenza è spietata, qualificata e molto agguerrita) (3) costruisci qualcosa investendoci del tuo, tempo, energie e risorse).
Totalmente d'accordo con Dispari.
X Gaylover
io mi sono autoprodotto, ho venduto o diritti di qualche mio volume all'estero, prossimamente esce il mio progetto francese....faccio l'idraulico per sopravvivere e negli ultimi anni ho partecipato a un po' di fiere del fumetto in Olanda e Belgio... e adesso provo a fare qualche nuovo progetto non a tematica gay, disegnando la domenica e la sera.
Io sinceramente non mi lamento.
Concordo che bisogna sbattersi, se si vuole lavorare nel mondo del fumetto bisogna essere tecnicamente bravi e essere veloci.
Le possibilita' all'estero ci sono, ma la possibilita' di vivere facendo solo questo sono davvero poche.
HAHAHAHA Awakening Art troppo fote quella del cospaly di troy...bhe se qualcuno lo fa io lo fermo e lo supplico di farsi una foto con me XDXD
Quest' anno verrò al Lucca per la prima volta spero di poter vedere Wally o chissà qualcuno della vecchia chat di Robin Hoog...
a proposito di questo io non vedo l' ora che riprenda Robin e per sapere come va la storia ma sopratutto per risentire tutti quella della chat ( Jacopo, Alan, Andrea, Fox, hansenstain ecc perdonatemi se non ricordo tutti i nick), era bellissimo tornare a casa la sera e chiacchierare con loro.
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