Ciao a tutti, come va?
Come ipotizzavo qualche post fa, è bastato che "La vie d’Adèle" vincesse il Festival di Cannes per fare in modo che il fumetto da cui è stato tratto (e che finora era stato bellamente snobbato da tutta l'editoria italiana) diventasse una prelibatezza irresistibile da mettere in catalogo... E infatti non solo la RCS Rizzoli Lizard ne ha acquistato i diritti di pubblicazione, ma ha anche annunciato la data di pubblicazione con ampio anticipo, visto che lo distribuirà il prossimo ottobre...
D'altra parte questa è stata una scelta abbastanza improvvisa, dovuta a Cannes, e la Rizzoli aveva già pianificato le sue uscite per i prossimi mesi, così il primo posto libero in scaletta era verso ottobre. Due piccole considerazioni: la prima è che adesso questo volume verrà presentato in pompa magna, come un best seller acclamato e tutto il resto... Quando prima dell'uscita del film non aveva goduto della minima considerazione, pur essendo presente da quasi tre anni sul mercato francofono. La seconda è che, tanto per cambiare, quando si tratta di fumetti LGBT i grandi editori italiani puntano solo su titoli che - presumono - possono avere un buon margine di successo grazie al richiamo dei premi che hanno vinto e delle segnalazioni che hanno avuto su testate prestigiose. La sensazione, però, è che questo approccio pecchi un po' di superficialità. Nel senso che i premi e le segnalazioni ottenute all'estero qui da noi lasciano un po' quello che trovano, nella misura in cui il pubblico degli altri paesi NON è quello italiano.
Mi spiego meglio: in Francia, come in in altre nazioni, il rapporto del grande pubblico con il fumetto è ben diverso dal nostro. I titoli e i generi che hanno una grande distribuzione sono tantissimi, e il pubblico negli anni ha imparato a rapportarsi con tutti questi stili e queste suggestioni. In Italia, da circa cinquant'anni a questa parte, il grande pubblico si rapporta con il fumetto grazie a Topolino, agli avventurosi Bonelli, a Diabolik e poco altro. Certo ci sono i manga e i supereroi, ma nei grandi numeri si tratta ancora di fenomeni relativamente circoscritti, e che coinvolgono prevalentemente il pubblico under 30. Oltretutto all'estero, e in particolare in Francia, il fumetto è considerato una cosa "seria" da molti anni e i grandi editori stanno ben attenti a questo settore, e soprattutto agli autori che propongono. Probabilmente in Francia non potrebbe mai succedere che, per il successo di un fumetto, si vada a puntare su un autore di richiamo che NON è un fumettista... Come invece in Italia accade con drammatica frequenza...
Tutto questo per dire che, se sa un lato è positivo investire su titoli che hanno ricevuto premi e riconoscimenti, dall'altro ha poco senso proporli senza coltivare il pubblico con costanza... Visto che poi i risultati in fatto di vendite saranno comunque inferiori alle aspettative. Questo vale soprattutto per dei generi che parlano di temi impegnativi come il mondo LGBT, e che dalle nostre parti sono ancora una novità. Ha senso, ad esempio, che l'unico autore LGBT finora pubblicato con una certa regolarità da un grande editore italiano sia stata Alison Betchdel? E solo per via delle segnalazioni entusiaste dei suoi volumi da parte dei media americani, che peraltro hanno un rapporto col mondo LGBT ben diverso da quello italiano? E perchè, comunque, i fumetti lesbici sembrano ancora avere una corsia preferenziale? Forse perchè il lesbo-chic, nel nostro paese, è tradizionalmente ritenuto più tollerabile? Non sarebbe ora di guardare al futuro e lasciarsi alle spalle certe convenzioni che ci trasciniamo dietro dagli anni '70?
Ci sarebbero molte cose su cui riflettere.
Alla prossima.
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