Ciao a tutti, come va?
Magari sarà solo una coincidenza, ma la mia teoria sull'aumento della quota lesbica nel fumetto popolare italiano - e in particolare bonelliano - durante l'estate sembra trovare ulteriore conferma anche nell'ultimo numero di Dylan Dog (il 383)... Quello con la copertina metallizzata e il tanto atteso soggetto scritto da Dario Argento... Tant'è che in questa storia di lesbiche non ne abbiamo una, non ne abbiamo due, ma bensì tre!
Curiosamente, in questo thriller in salsa paranormale (che prova a richiamare il primo grande successo di Dario Argento, e cioè il film Profondo Rosso del 1974), il fatto che i personaggi chiave siano tre lesbiche amanti del sadomaso non determina una loro rappresentazione necessariamente pietistica, drammatica, tormentata o funzionale a confermare determinati stereotipi... E il fatto che provino piacere sadomasochistico anche con partner di sesso maschile, in questo contesto, non ha implicazioni necessariamente eterosessiste.
Mi spiego meglio. Neanche tanto tempo fa ho passato un po' di tempo a parlare amabilmente di sadomaso con un autore di fumetti italiano molto ferrato sull'argomento (anche perchè lo vive dall'interno), e mi diceva che nell'ambiente sadomaso di un certo livello - quando si tratta di sadomaso duro e puro, e non di una questione estetica - il genere e l'orientamento sessuale sono dei concetti molto relativi.
Se poi al tipico lettore disinformato passa il messaggio che in questa storia ci sono lesbiche lussuriose che provano piacere ad essere frustate da Dylan Dog in quanto maschio, e non in quanto master, non è una responsabilità di Dario Argento... Che tra l'altro NON presenta il sadomaso come un disagio o una perversione, ma come un feticismo che è stato sdoganato dalla società e che può anche ispirare delle mostre d'arte fotografica.
Tantopiù che in questa storia gli unici amori dichiarati, e le uniche gelosie (che portano ad atti estremi), arrivano dalle tre lesbiche di cui sopra. C'è anche un bacio fra Dylan Dog e il fantasma della prima vittima, alla fine della storia, ma sembra più che altro un bacio di gratitudine... E probabilmente lo stile grafico di Corrado Roi, che delinea ragazze bellissime per cui essere lesbiche è assolutamente normale (e che una volta tanto non sembrano uscite da una clinica psichiatrica o da un tascabile porno) fa la sua parte...
Più o meno il contrario di quanto era avvenuto nel numero 348 (potete approfondire CLICCANDO QUI), che in effetti era la festa dello stereotipo. In realtà, essendoci di mezzo Dario Argento, il fatto che in questo albo non si stato utilizzato il tipico registro bonelliano in fatto omosessualità non dovrebbe stupire più di tanto. Dario Argento, nei suoi film, ha spesso cercato di inserire la rappresentazione dell'omosessualità come un elemento narrativo al pari degli altri e come una sfaccettatura della realtà... Ispirandosi anche a registi cult come Alfred Hitchcock.
Seppur con tutti i limiti del suo stile, di una persona della sua generazione, del contesto in cui si muoveva e della sua esperienza personale (che lo aveva messo in contatto con un ambiente omosessuale un po' circoscritto)...
Tant'è che in un'intervista del 1996 disse proprio:
«Raccontare le storie dei diversi per me significa raccontare le vicende dei miei veri amici, dei parenti, delle persone che mi sono vicine»
E nel 2011 ebbe modo di dire che:
«L’omosessualità era inesistente, non se ne parlava in famiglia. Però io ero fortunato perché la mia era una famiglia di cinema e come tale casa mia era continuamente frequentata da registi, scenografi, critici omosessuali. Però erano nascosti. Però mio padre e mia madre mi dicevano: “Quello è omosessuale, quello lì pure, quello è il suo fidanzato…”. Così per me era una cosa normalissima, tanto che poi quando ho cominciato a fare il cinema per me è stato normalissimo introdurre personaggi omosessuali nei miei film. Il film deve raccontare la vita, e se nella vita ci sono gli omosessuali perché non bisognerebbe raccontarli? E io li ho raccontati così come sono!»
O perlomeno come li aveva conosciuti lui. E infatti nel film Profondo Rosso, nonostante una certa tendenza ad associare l'omosessualità con vari tipi di patologie psichiatriche e luoghi comuni (cosa che peraltro era, ed è, abbastanza tipico di un certo tipo di thriller), il modo con cui veniva dato spazio all'argomento era tutto sommato progressista per l'Italia di quel periodo. Se volete approfondire meglio l'argomento dell'omosessualità in Profondo Rosso vi consiglio di leggere il mini saggio che trovate CLICCANDO QUI.
E a quanto pare l'approccio di Dario Argento, per quanto ormai datato sotto diversi punti di vista, resta ancora abbastanza progressista anche per gli standard di un albo popolare italiano, e in particolare per un albo Bonelli. E oltretutto, trattandosi di una storia di Dylan Dog, il fatto che tutte e tre le lesbiche in questione facciano una brutta fine non è nemmeno fuori luogo, tantopiù che solo una su tre dimostrerà di essere davvero disturbata e perversa... Provando, una volta tanto, che non c'è sempre un legame diretto fra l'omosessualità e la tendenza ad essere assassini psicopatici.
E questo mi offre lo spunto per affrontare un tema che mi sta abbastanza a cuore, e che è emerso durante una chattata con un collezionista/dipendente Bonelli qualche giorno fa. Secondo lui parto prevenuto, perchè quello che la casa editrice riserva ai personaggi omosessuali non è un trattamento diverso rispetto a quello che riserva ai personaggi eterosessuali, visto che in entrambi i casi c'è una certa tendenza a ripiegare sugli amori tormentati che finiscono in tragedia...
E mi ha fatto tutta una serie di esempi, che potete leggere anche voi qui sotto...
Niente da eccepire, direi. E devo ammettere che non avevo mai analizzato la questione da questo punto di vista. Quindi, se questa teoria fosse vera, il problema della rappresentazione dell'omosessualità in un certo tipo di fumetto sarebbe solo relativo agli stereotipi e alle connotazioni negative che caratterizzano i personaggi LGBT, ma non al fatto che le loro relazioni sentimentali finiscono in tragedia... Perchè, a quanto pare, nel fumetto popolare italiano ci sarebbe questa lunga tradizione di amori che finiscono male a prescindere. Nessun accanimento o approccio omofobo-friendly, quindi.
Interessante punto di vista.
Devo ammettere che la prima cosa che ho pensato è stata che, forse, questo modo di gestire TUTTI i rapporti amorosi potrebbe essere fra le cause del progressivo allontanamento del pubblico... Soprattutto quello che è cresciuto in un contesto in cui i drammoni possono anche esserci, ma rientrano in una rete narrativa più ampia e sfaccettata, e sicuramente non sono fini a se stessi come (troppo spesso) accade nel fumetto popolare italiano.
D'altra parte gestire narrativamente delle strade alternative sarebbe oggettivamente più complicato, ma questo è un altro discorso (su cui magari tornerò in futuro).
In ogni caso c'era qualcosa che non mi tornava in questo ragionamento, anche se non capivo cosa fosse... Poi, stranamente, leggendo il Dylan Dog scritto da Dario Argento credo di avere capito. In questa storia ci sono due lesbiche che si amano e hanno una relazione complice, che le completa a vicenda. Il dramma della gelosia viene scatenato dal fatto che una delle due molla l'altra, dopo avere scoperto che erano sorellastre, per andare con una terza.
Sarebbe potuto succedere anche ad una coppia eterosessuale, e il fatto che si parla di tre lesbiche - sostanzialmente - non ha alcuna rilevanza, perchè le loro relazioni non erano influenzate dal fatto che erano omosessuali. Nessuna si reprimeva, nessuna viveva in maniera tormentata il proprio orientamento, nessuna portava avanti con disagio (e magari di nascosto) la sua situazione sentimentale... E soprattuto nessuna ha avuto "cedimenti" verso maschi eterosessuali (come avviene quasi sempre in questo tipo di fumetti): l'unico momento in cui una di loro cerca di coinvolgere Dylan Dog in una sessione sadomaso è perchè, essendo un fantasma, sta cercando di lanciargli un messaggio per arrivare alla sua assassina...
E questa, rispetto alla media dei fumetti popolari italiani (e in particolare quelli Bonelli) è un'anomalia. Nel senso che, generalmente, quando si parla di relazioni omosessuali i drammi e i tormenti sono praticamente l'unico elemento che le caratterizza. Anche prima di eventuali tragedie definitive (che comunque in questi fumetti sono statisticamente più numerose nelle relazioni omosessuali), nessuno si prende la briga (o la responsabilità) di raccontare che erano relazioni consapevoli, stabili, complici e - in varia misura - serene ed equilibrate. E, soprattutto, portate avanti con disinvoltura e senza il fardello di un qualche tormento e/o disagio interiore legato intrinsecamente al fatto che si trattava di relazioni omosessuali.
Generalmente, quindi, queste relazioni sono definite unicamente dal loro essere tormentate e/o destinate a finire in modo tragico, se non addirittura trucido... Senza che prima siano state davvero approfondite in qualche altro modo. Salvo rarissime eccezioni (che tra l'altro, mi pare, siano state proposte perlopiù da Luca Enoch su Gea e Lilith) tutta la casistica che ho analizzato su questo blog in oltre dieci anni risponde a questo schema: pochi accenni al fatto che ci si trova di fronte a una coppia omosessuale, la raffigurazione di qualche momento intimo (ma solo nel caso delle lesbiche) e poi pagine e pagine di tormenti, tragedie, abbandoni, conversioni all'eterosessualità e morti più o meno truculente (e spesso abbastanza gratuite).
Senza contare quelle relazioni omosessuali che nascono da atti di prevaricazione e manipolazione, o quelle portate avanti sottotraccia, ma qui si entra in un discorso leggermente diverso (che peraltro ho già affrontato più volte).
Per intenderci: Romeo e Giulietta sono finiti come sono finiti, ma intanto si sono conosciuti ad un ballo, si sono baciati e si sono dichiarati eterno amore... Quindi diciamo che la tragedia ha caratterizzato il loro amore nella misura in cui c'era stato qualcosa prima che lo aveva definito come tale. Nel caso degli amori omosessuali nel fumetto popolare italiano, invece, sembra che sia buona regola definirli esclusivamente col tormento e la tragedia, saltando (o escludendo) tutto il resto...
Quasi come se NON si volesse rischiare di risultare troppo progressisti o troppo di parte, finendo per promuovere indirettamente un certo tipo relazione...
E direi che una delle poche eccezioni, paradossalmente, è stata proprio questa storia di Dylan Dog scritta da Dario Argento: una storia in cui, una volta tanto, si riesce a spiegare come è nata una relazione omosessuale, come ha raggiunto il suo punto di equilibrio e perchè è finita in tragedia...
E infatti Dario Argento, nonostante sia prossimo all'ottantina, NON è un tipico sceneggiatore Bonelli.
Vorrrà dire qualcosa?
Alla prossima.
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4 commenti:
Bel post Valeriano, non ho letto la storia ma anch'io mi aspettavo che essendoci di mezzo Dario Argento un minimo di attenzione in più verso i gay ci fosse. Carto fossero stati tre maschi sarebbe stata tutta un'altra cosa, però che ci vuoi fare...
Intanto leggo che la Bonelli sta pensando a un a serie tv per Dylan Dog dopo aver riacquistato i diritti internazionali ( https://bloody-disgusting.com/comics/3513345/italian-comics-publisher-bonelli-taking-stab-dylan-dog/ ) Chissà che possiamo aspettarci?
Io una mia idea ce l'ho, e OVVIAMENTE tratterò l'argomento in un post, soprattutto considerando il rapporto che i serial TV di ultima generazione hanno con le tematiche LGBT :-) Diciamo che, in questo caso, se si mettono assieme i vari elementi a disposizione l'andamento di tutta l'operazione è abbastanza prevededibile :-)
Giusto per completezza ti inforno riguardo a Dragonero, Ian Aranill vive una vita sentimentale tormentata, ha perlopiù rapporti occasionali e un solo grande (ma neanche tanto) amore con cui si incontra ogni tanto e di cui soffre il fatto di non poter garantirle stabilità e una famiglia a causa della vita da scout imperiale che conduce (praticamente una via di mezzo tra avventuriero/ambasciatore/ufficiale imperiale).
Sua sorella Myrva, in particolare nelle storie scritte da Luca Enoch, è lesbica dichiarata e spesso si è vista in dolce compagnia, la sua vita sentimentale non è mai stata descritta, ma a quanto ne sappiamo non è tormentata.
Gmor in quanto orco non ha relazioni amorose vere e proprie, senza stare a descriverti tutto l'ambaradan ti dico solo che le femmine vanno in calore.
Sera ha una relazione con un elfo, non la direi tormentata ma molto tiraemolla si.
Nota a margine: in un albo uno dei cattivi è una specie di re dei ladri gay ed è circondato da "schiavetti" nudi e prestanti, il personaggio eun po' viscido ma nel complesso la scena è divertente.
In un albo di Dragonero Adventures, la serie per bambini con i protagonisti tredicenni, c'é una vignetta in cui viene suggerito tra le righe che Myrva ha pulsioni lesbiche (la vignetta rimarca in modo evidente il fatto che lei apprezzi insieme a suo fratello un'affascinante ragazza).
Im breve, anche in Dragonero non ci sono relazioni"tranquille" ma in generale non se ne sente il bisogno visto che il fumetto ha un focus narrativo spostato molto su altri temi.
In effetti se (come si dice) Dragonero, negli ultimi anni, ha avuto un andamento più stabile rispetto alla media delle pubblicazioni di questo editore potrebbe anche essere perchè i suoi contenuti sono un po'meno scontati e più variegati dal punto di vista delle relazioni sentimentali. D'altra parte se c'è lo zampino di Luca Enoch un totale sfacelo dal punto di vista LGBT non dovrebbe esserci :-) Certo è che non sapremo come stanno le cose fino a quando Myrva non vivrà in maniera un po'più esplicita il suo orientamento (sempre che questo accada, avviamente), per chè di solito i disastri e i tormenti cominciano non appena le relazioni omosessuali si palesano in maniera esplicita. Vedremo un po'.
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