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mercoledì 22 maggio 2019

FUMETTI DI CLASSE

Ciao a tutti, come va?

Alla galleria Comic Art Factory di Bruxelles (una galleria d'arte specializzata in fumetti), dal 17 maggio al 6 luglio si terrà un'esposizione delle tavole originali di Howard Cruse, uno dei capostipiti del genere  gay comix (i fumetti gay underground americani, non necessariamente a tema erotico, che hanno iniziato a farsi timidamente avanti dagli anni Sessanta in poi). Ovviamente le tavole sono tutte in vendita, e hanno un prezzo che va dagli 800 ai 1600 euro, ma alcune possono essere acquistate in versione combinata, risparmiando qualcosa. Se volete saperne di più su questa esposizione e/o sulla location del tutto potete CLICCARE QUI. Ad ogni modo pare che sia la prima volta che in Europa viene dedicata una mostra ad Howard Cruse, che ovviamente non poteva mancare al vernissage...

D'altra parte, in Europa, non è poi così conosciuto (anche perchè dalle nostre parte i fumetti gay hanno iniziato a trovare spazio in tempi e modi molto diversi rispetto agli USA, e i suoi fumetti gay sono sempre stati strabordanti di riferimenti culturali e storici molto legati alla comunità gay americana, che probabilmente hanno sempre intimorito gli editori europei)... In Italia penso che si sia visto solo in occasione della pubblicazione del romanzo grafico "Figlio di un preservativo Bucato" e sui (pochi) numeri dell'antologia HAPPY BOYS (poi HAPPY BOYS & GIRLS), che in un'epoca editorialmente più stimolante avevo curato per la defunta Coniglio Editore... Comunque se volete maggiori informazioni su Howard Cruse CLICCATE QUI.

Quindi il fatto che una galleria d'arte di Bruxelles (sigh!) specializzata in fumetti abbia deciso di dargli spazio, soprattutto alla luce della grande considerazione di cui gode il fumetto in Belgio, ha un certo significato simbolico... Soprattutto se si considera che si è scelto di inaugurare la mostra in occasione della giornata internazionale contro l'omotransfobia.

Probabilmente prima di vedere in Italia un'iniziativa fumettistica di qualche tipo a cavallo di questa data (se mai si vedrà) dovrà passare ancora un po' di tempo, però sicuramente quello che sta succedendo a Bruxelles è un buon segno, che fa ben sperare per il futuro. Nel frattempo, presso il British Museum (che non è proprio una location qualsiasi) si sta per inaugurare una mostra dedicata al mondo dei manga (se vi interessa è dal 23 maggio al 26 agosto), e fra gli artisti presenti c'è anche Gengoroh Tagame, che proprio in questi giorni è stato invitato a Londra dagli organizzatori per le interviste coi giornalisti... 

Il fatto che la mostra di Howard Cruse e l'ennesimo riconoscimento all'arte di Gengoroh Tagame, con relative trasferte degli autori, si stiano tenendo proprio in questi giorni mi ha dato modo di riflettere su una questione abbastanza banale, di cui però si parla molto poco... Ovvero l'impressionante, gigantesca, mole di fumetti a tematica gay che in Italia non sono mai arrivati (e non stanno arrivando) in nessuna forma. E, più in generale, l'impressionante mole di fumetti che - in Italia - non hanno l'opportunità di confrontarsi col pubblico giusto e nel modo giusto... Anche solo per il fatto che il loro pubblico potenziale non si sovrappone necessariamente a quello dei collezionisti o dei fumettari propriamente detti, mentre le case editrici italiane - spesso e volentieri - anche quando ci sono di mezzo temi innovativi o poco battuti danno per scontato che sia così... E non investono davvero sul recupero di nuovo pubblico potenziale, magari tramite pubblicazioni su misura per chi non spende e spande in fumetteria o in libreria...

E la cosa risulta particolarmente interessante, comunque, nel caso dei fumetti a tematica gay... Anche perchè adesso - a differenza di quanto avveniva dieci o venti anni fa - i tempi potrebbero essere maturi per una loro maggiore diffusione... Anche nel caso degli storici fumetti di Howard Cruse, ad esempio, soprattutto considerando che le dinamiche e le situazioni dei gay americani che descriveva lui nei suoi fumetti di qualche decennio fa sono diventate davvero molto simili a quelle che stanno affrontando i gay italiani oggi... Al netto del diverso contesto storico (per cui servirebbero abbondanti note esplicative, e se qualche editore non sapesse a chi rivolgersi per non fare disastri potrebbe sempre chiedere a qualcuno che sa di cosa si sta parlando... Coff... Coff..) sono abbastanza sicuro che i lettori italiani li apprezzerebbero... Soprattutto se venissero presentati in un'edizione economica ed abbordabile... E magari NON diretta da subito al mercato dei collezionisti...

E penso che questa riflessione sia quanto mai attuale se si considera la deriva collezionistica degli ultimi anni, che probabilmente sta iniziando a sfiorare il feticismo fine a se stesso. Per capire meglio cosa intendo e cos'è un feticismo riporto la descrizione da Wikipedia:

"Il feticismo è una parafilia consistente nello spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza a un suo sostituto; ciò che la sostituisce può essere o una parte del corpo stesso, una qualità, un indumento, un'azione o qualsiasi altro oggetto inanimato. In sostanza, quindi, il feticista è colui che prova attrazione sessuale per qualcosa che fuoriesce dai canoni della sessualità tradizionale che presuppone i genitali quali oggetti libidici primari.
La quinta edizione del sistema DSM distingue il comportamento feticistico, che non causa alcun detrimento alla vita sociale e relazionale del soggetto, dal disturbo feticistico vero e proprio il quale è connotato da una compulsione e da un significativo disagio clinico.
Il feticismo è normalmente caratterizzato da una supervalutazione psicologica dell'oggetto sessuale che si estende a ogni cosa a esso associato. Un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell'ambito della sessualità normale, specialmente quando il desiderio di intrattenere un rapporto sessuale con la persona amata non è immediatamente esaudibile (così, ad esempio, chi si trova lontano dalla persona amata può assurgere a feticcio un indumento intimo di colei/colui). La condizione diventa patologica solo quando il feticcio arriva a sostituirsi completamente al coito, o a maggior ragione, quando esso si distacca da qualsiasi determinata persona e diventa per sé solo l'oggetto sessuale."

Ora: non so se qualcuno ha mai provato a riportare questo comportamento nell'ambito degli appassionati di fumetti, ma personalmente ho sempre pensato che - perlomeno in alcuni casi - il parallelismo fosse notevole.

Nel senso che, col tempo, da parte di una certa editoria a fumetti è stata messa in atto una strategia (più o meno consapevole) finalizzata a trasformare i semplici fruitori di storie a fumetti in collezionisti, per poi puntare a renderli dei feticisti... Più interessati alla confezione e all'edizione di prestigio che non alla storia a fumetti in quanto tale... Anche perchè, generalmente, le storie a fumetti non vengono concepite per avere un'edizione super lussuosa... E generalmente il prezzo di un fumetto sale in proporzione alla sua rarità, alla sua età e al suo valore simbolico...

Poi, ovviamente, se a delle storie inizialmente pubblicate in edizioni molto misere viene data una seconda possibilità su carta più pregiata e durevole, che rende al meglio i colori (magari se si tratta di fumetti dipinti o realizzati con tecniche particolari) non c'è nulla di male. Così come non c'è niente di male se qualcuno si appassiona particolarmente ad una certa serie ed è disposto a ricomprarla tutta in un'edizione da collezione più curata e resistente, e che magari è più facile da conservare in libreria. Se però si inizia a riproporre storie già viste e riviste in nuove edizioni particolarmente lussuose, o se in Italia si propongono raccolte di storie - inizialmente concepite all'estero come economiche - direttamente in versione extra lusso... Allora, forse, qualcosa a monte non funziona più tanto bene... A meno che non ci sia dietro l'intenzione di puntare sui clienti danarosi nella speranza di creare un mercato per i lettori feticisti (e possibilmente abbienti), per cui è più  importante possedere un'edizione lussuosissima (e forse anche un po' stramba) di una storia, che magari conoscono e possiedono già in varie vesioni, che non leggere storia in quanto tale.

Probabilmente, in questo senso, abbiamo raggiunto una nuova vetta qualche giorno fa, quando è stata annunciata una nuova ristampa del romanzo grafico Daredevil - Amore e Guerra, da parte di Panini. Il volume, di grande formato, è contenuto in una scatola magnetica a sua volta racchiusa in un cofanetto di cartone ed è stampato su carta serigrafata da 140 grammi, pensata per la stampa di libri d’arte. Le pagine sono a loro volta realizzate con effetti speciali: il personaggio di Daredevil è stampato con una resa che al tatto risulta ruvida, così come i vestiti di Kingpin. Inoltre è compreso un certificato di autenticità firmato dal direttore editoriale di Panini Comics Marco M. Lupoi, dal direttore di mercato di Panini Alex Bertani e da Bill Sienkiewicz. L’edizione è tirata in 300 copie, costa 500 euro ed è stata presentata al Lake Como Comic Art Festival , per poi essere venduta dal 30 maggio sul sito di Panini Comics e in fumetteria. Qui è mostrato in un video.

Due righe per parlare del Lake Como Comic Art Festival. Sul modello di alcune iniziative simili  viste all'estero, si è trattato di una convention fumettistica ricca di ospiti internazionali, ma per pochi eletti. Potevano prenotarsi solo 1000 visitatori, acquistando biglietti che andavano dai 125 ai 450 euro (+ i costi di servizio). In realtà, poi, l'evento di per sè non si presentava in maniera poi così diversa da una classica convention fumettistica (foto sotto). Ora: al di là del fatto che associare il concetto di fumetto ad eventi di questo tipo mi sembra un po' un ossimoro, e al netto del fatto che non c'è niente di male ad organizzare eventi fumettistici solo per chi se li può permettere, mi viene il dubbio che - visto l'andamento generale - qualcuno stia iniziando a pensare che i fumetti siano destinati a diventare un bene di lusso... E che si stiano iniziando a fare esperimenti in questo senso... Con tutta una serie di conseguenze a catena che, al momento, faccio molto fatica ad immaginarmi. Parere personale: l'idea di trasformare una forma narrativa assolutamente democratica in qualcosa di classista mi spaventa un po'...

In questo momento ho di fronte a me la prima edizione di Amore e Guerra (pubblicata negli USA nel 1986 e arrivata da noi nel 1989 grazie alla Star Comics), e all'epoca l'avevo pagata 8000 lire. Era una somma onesta (anche se non si trattava di un'edizione propriamente economica), ma la carta rendeva giustizia alla storia e non ho mai avuto l'esigenza di ricomprarla in una qualche edizione cartonata o extra lusso. Poi, ovviamente, ognuno è libero di fare le sue scelte e di decidere come spendere i suoi soldi, però devo ammettere che - personalmente - l'idea di inaugurare in Italia un mercato di ristampe per i feticisti del fumetto (e magari pernsate per eventi elitari), piuttosto che provare a ricreare un mercato di edizioni super economiche con fumetti più attuali e perlomeno inediti, mi lascia abbastanza perplesso. Soprattutto se si considera che, in realtà, tramite le serie TV di ultima generazione c'è un'enorme fetta di pubbico potenziale che sarebbe già predisposta mentalmente ad avvicinarsi al mondo dei fumetti seriali... Sempre che venissero proposti nel modo giusto, ad un costo competitivo e con dei contenuti paragonabili a quelli delle suddette serie... Anche perchè, a differenza delle serie prodotte per la TV, i fumetti seriali corrono molti meno rischi di deludere il pubblico nel lungo periodo, visto che non devono sottostare a tutta una serie di dinamiche - tipiche delle produzioni televisive - che possono compromettere gli sviluppi delle trame e la caratterizzazione dei personaggi...

Ovviamente anche il mondo del fumetto non è esente da rischi e incidenti di percosrso, ma a fronte di meno variabili in campo i rischi sarebbero comunque inferiori (anche se ovviamente tutto dipende dagli autori coninvolti). Eppure, negli ultimi anni, sembra proprio che le parole chiave del mondo del fumetto italiano siano "ristampa", "collezionista", "graphic novel", "classico" e poco altro... Anche se poi, nel mondo reale, le cose vanno avanti ad un ritmo sempre più serrato, i gusti del pubblico cambiano e si rinnovano, e il marcato estero accumula tonnellate di fumetti interessanti che in Italia restano inediti perchè si preferisce puntare su cose già viste e riviste, magari in edizioni a tiratura limitata da 500 euro. Poi, ovviamente, se uno vuole spendere 500 euro per un romanzo grafico (e se un'editore punta su questo mercato) non c'è niente di illegale, però sono cose che fanno riflettere.

Soprattutto se si considera che la sensibilità generale, negli ultimi anni, è cambiata tantissimo e adesso si potrebbero aprire le porte ad una nuova idea di fumetto, più fresca e inclusiva. E probabilmente in grado di avere un maggiore appeal sul nuovo pubblico di oggi. Però la sensazione è che al primo posto continui ad esserci il pubblico di ieri, possibilmente con qualche ossessione collezionistica/feticistica e con un buon conto in banca.

Alla prossima.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Valeriano, non credi che il tuo post metta assieme cose che non hanno troppo a che fare l'una con l'altra?
Se parliamo del fumetto in generale penso tu abbia ragione, penso anch'io che ormai da tempo si siano perse di vista le vere potenzialità del fumetto per concentrarsi molto di più sulla forma che sul contenuto. C'è il feticismo del colore (che deve avere miliardi di sfumature ed effetti di luce), quello del realismo (andati i tempi in cui l'intera realtà poteva essere rappresentata da pochi tratti di china) e, come dici tu, quello dell'edizione di lusso.
Se però prendiamo in esame il fumetto propriamente gay (e non quello gay inclusive o gay friendly) le cose a mio avviso sono un po' diverse. Anche in una realtà più evoluta della nostra come quella americana, il fumetto gay viene gestito da editori specializzati (per esempio la Northwest press) e con un occhio di riguardo alla qualità, usando il pdf come alternativa supereconomica.
E credo sia la soluzione più giusta, perché rende più facile organizzare il crowfunding, o fare notizia, o che i libri vengano acquistati dalla biblioteche, o anche solo permette di dare l'impressione il fumetto gay sia qualcosa di pregiato e non sia stampato in qualche stamperia clandestina come avveniva 50 anni fa.

Wally Rainbow ha detto...

Forse non mi sono espresso bene, o forse è arrivato il momento di riallineare un po' la terminologia che uso alla luce del fatto che i tempi stanno cambiando. Io nel mio post parlavo di fumetti a tematica gay in senso lato. Quindi anche fumetti con personaggi o protagonisti gay che NON mettono al centro della storia il loro essere gay. Mi viene da pensare, ad esempio, a numerose serie prodotte dalla IMGAE e da altre etichette indipendenti negli ultimi anni, che in Italia non sono mai arrivate oppure sono arrivate direttamente in un'edizione per collezionisti e solo in determinati circuiti distributivi. Sul fatto che alcuni prodotti richiedano una cura particolare per essere stampati sono d'accordo, e certi fumetti gay (nel senso che sono incentrati proprio sul fatto che i protagonisti sono gay) potrebbero anche essere considerati di nicchia e - nel caso di alcune produzioni particolarmente autoriali - potrebbero essere gestiti giusto da editori specializzati o dagli stessi autori tramite raccolta fondi o altro. Però il mio era un discorso diverso. Il senso era che - in generale - si preferisce puntare su ristampe super lussuose piuttosto che investire sul rilancio del fumetto in senso lato puntando su edizioni davvero economiche di fumetti che toccano temi più stimolanti per il pubblico di oggi, come ad esempio l'omosessualità. Anche se l'omosessualità in sè non è al centro della vicenda. Tuttavia sono anche convinto che certi fumetti "gay" nel senso che intendi tu (come ad esempio quelli di Howard Cruse, che oltretutto sono in bianco e nero e non riechiederebbero grandi investimenti tecnici), potrebbero funzionare benissimo anche su un supporto economico e più facilmente accessibile per chi non è un collezionista o un feticista, ma è semplicemente un lettore potenziale gay o gay friendly. Per quello, alla fine, facevo il paragone con le serie TV di ultima generazione, in cui la componente gay ormai è ben presente e qualche volta è una costante in tutte le puntate.