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martedì 28 maggio 2019

FUMETTI ELETTIVI

Ciao a tutti, come va?

Questo non è un blog che si occupa di politica, anche se - in maniera più o meno indiretta - occupandosi di tematiche LGBT in un certo senso finisce comunque per avere dei risvolti che potrebbero definirsi "politici".

Personalmente sono del parere che la politica, perlomeno in Italia, sia vissuta un po' troppo come uno sport, e che - soprattutto sotto le elezioni - scateni delle dinamiche da stadio che in realtà ne snaturano la funzione, anche se poi offre a tantissime persone l'opportunità di condividere analisi più o meno complesse, di sentirsi importanti e di scaricare (o accumulare) una buona dose di frustrazioni.

Quindi, siccome qui non parlo di calcio, generalmente non parlo neanche di politica (a meno che non sia direttamente coinvolta in qualche notizia di carattere fumettistico, o perlomeno legata all'immaginario pop).

Tuttavia, in occasione di queste ultime elezioni europee, ho deciso di fare un'eccezione. Anche se, per principio, proverò a non citare direttamente nessuno dei contendenti... Visto che in questo caso il risultato delle elezioni mi serve giusto per fini statistici.

Nel senso che, in una certa misura, i valori e le strategie di chi ha vinto (e di chi ha perso), potrebbero aiutarci - perlomeno in parte - ad analizzare ed inquadrare meglio certe strategie dell'editoria a fumetti italiana... Anche e soprattutto in fatto di tematiche LGBT, in particolare se si considera quanto queste tematiche - in un modo o nell'altro - possono rientrare nell'agenda politica (e nella campagna elettorale) di questo o quel partito. In particolare, casomai vi fosse sfuggito, da queste elezioni emerge il ritratto di una nazione in cui il partito con i maggiori consensi NON è a favore di una maggiore apertura nei confronti della comunità LGBT, e il cui leader - di recente - ha utilizzato delle strategie che ammiccano direttamente ad un tipo di devozione religiosa che non è propriamente progressista, diciamo... Così come non è progressista il suo approccio nei confronti delle minoranze in generale e verso una grande quantità di altri temi.

Presumibilmente un editore italiano di fumetti che si ritrova in Italia oggi, e che spera di riguadagnare terreno - o perlomeno di non perderlo - in un momento non particolarmente favorevole per la carta stampata in generale, dovrebbe considerare anche questo fattore, soprattutto se il suo obbiettivo non è quello di mirare ad una nicchia di mercato, ma ad una platea che sia la più estesa possibile. Magari puntando ancora sul circuito delle edicole.
Quindi, se il suddetto editore volesse essere obbiettivo e volesse puntare su dei dati prettamente statistici per capire che aria tira in Italia e qual è il compromesso migliore per tuttti, non potrebbe fare a meno di considerare una delle tante mappette che stanno circolando in questi giorni, e che danno un'idea della situazione...

E se già negli anni scorsi il suddetto ipotetico editore non aveva voglia di correre troppi rischi, con una situazione del genere probabilmente si sentirebbe in dovere di essere ancora più prudente, soprattutto a proposito di una serie di temi eticamente sensibili come il mondo LGBT, la rappresentatività delle minoranze etniche e religiose e tutto il resto... Anche se poi, considerando che comunque in Italia circa il 50% degli aventi diritto tende a non votare, non si sentirebbe nemmeno così sicuro di centrare il bersaglio. Così, probabilmente, sceglierebbe di provare ad andare per tentativi, facendo piccoli (e pressochè insignificanti) passi avanti da una parte, ma mantenendo comunque un approccio perlopiù "tradizionalista", per dirla con un eufemismo... Pendendo più da una parte, o dall'altra, a seconda dei casi

Il punto è che, riflettendo meglio e andando a scavare più in profondità, non è detto che questo approccio sia quello più assennato.

Forse non bisognerebbe dare per scontato che il clima politico del nostro Paese suggerisca sempre la migliore strategia da adottare per conquistare il pubblico, anche perchè se il discorso fosse così semplice le vendite di molti fumetti italiani che si rivolgono al grande pubblico - e che in effetti hanno un approccio di un certo tipo - andrebbero molto meglio... E probabilmente anche il ricambio generazionale non sarebbe un problema...

Cosa c'è, quindi, che non va in questo ragionamento? In effetti alcuni dati sembrerebbero riportare che in Italia i giovani che hanno votato alle recenti elezioni siano stati di più rispetto alla media europea. Si parla addirittura del 75% degli aventi diritto fra i 18 e i 34 anni, secondo l'Osservatorio Giovani e Futuro (CLICCATE QUI)... Però c'è anche da considerare che secondo l'Istat, in Italia, ci sono 168 anziani ogni 100 giovani (CLICCATE QUI)... Quasi il doppio. Quindi non è detto che il risultato elettorale di queste elezioni rappresenti al 100% le inclinazioni del potenziale pubblico dei lettori di fumetti under 34... Anzi... Oltretutto sembra che l'orientamento del voto sia molto diverso a seconda del tipo di contesto urbano. Nei centri urbani più popolosi l'andamento di alcuni partiti è stato l'opposto di quello riscontrato nei Comuni con meno abitanti.

Il che porta a una seconda considerazione. Al netto del fatto che ci possono essere persone che leggono fumetti in qualsiasi contesto urbano (e non), quali sono i contesti in cui i suddetti lettori hanno più possibilità di coltivare la loro passione? E non solo tramite le edicole, ma anche tramite le fumetterie e le librerie (al netto di eventuali acquisti online)? Anche questi sono fattori da considerare... Perchè se pure potrebbe avere senso pensare che in Italia sono statisticamente più numerose le persone anziane che abitano i piccoli centri, e che i risultati elettorali possono dare un'idea delle loro preferenze in fatto di contenuti fumettistici, è anche vero che non è detto che la percentuale di lettori di fumetti (effettivi o potenziali) sia sempre la stessa in ogni contesto urbano e in ogni fascia d'età.

Per non parlare poi, di un curioso fenomeno che sta prendendo piede negli ultimi anni, e che probabilmente ha più a che fare con la psicologia che con la politica. Nel senso che il partito italiano che ha stravinto le ultime elezioni europee, pur manifestando fin dalle origini una certa insofferenza verso tutte le minoranze, ha finito per raccogliere anche un discreto numero di elettori omosessuali... Nonostante il fatto che, ad esempio nelle ultime elezioni nazionali, abbia agitato lo spauracchio dei film Disney che incitano all'omosessualità (CLICCATE QUI) e sia dichiaratamente vicino alle posizioni omofobe del Congresso delle Famiglie che si è visto qualche mese fa a Verona.

Probabilmente c'è tutto un elettorato omosessuale che, prima ancora di identificarsi come parte di una minoranza, si ritrova nei valori e nelle proposte del suddetto partito. In gergo credo si possa chiamare dissonanza cognitiva. Ovviamente non sta a me indagare su questo meccanismo di rimozione, anche perchè non ne ho le competenze, però credo che anche in questo caso un editore italiano dovrebbe ponderare molto attentamente il suo approccio. Perchè se nell'elettorato di questo tipo c'è una certa quota gay che bene o male tollera un approccio poco progressista e poco gay friendly di chi andrà a votare (dando la precedenza ad altri elementi), non è affatto detto che sia composta da lettori di fumetti disposti ad accettare fumetti in cui i personaggi omosessuali vengono rappresentati poco e male. O magari in maniera degradante, o ancora con la spada di Damocle di qualche risvolto narrativo tragico, che in qualche modo "punisca" la loro scelta di vita.

Anche se poi, indubbiamente, deve esserci anche una minima quota di lettori omosessuali a cui le cose vanno bene così, forse perchè in ultima analisi è composta da persone che non si accettano per quello che sono ed esorcizzano il loro disagio trovando giustificazioni e conferme negative in certi prodotti di intrattenimento. Però, come dicevo, si tratta probabilmente di una quota molto risicata, che si riduce anno dopo anno. Tant'è che nel 2000 gli italiani favorevoli alle Unioni Civili erano il 42%, mentre al momento della loro discussione nel 2016 erano diventati il 60% (CLICCATE QUI), con punte del 78% fra gli under 35 (sempre loro!). Tuttavia, a distanza di tre anni dal varo di quella legge, nessun fumetto italiano che arriva in edicola (e a pensarci bene forse neanche in libreria) ha mai osato raffigurare il compimento di un'Unione Civile o di un matrimonio gay. In compenso nei fumetti italiani continuano ad abbondare gli omosessuali sentimentalmente falliti e/o che si scontrano con qualche tragedia legata alla loro condizione. E anche questo, penso, sia abbastanza indicativo.

Ad ogni modo il succo di tutto questo discorso è che, molto probabilmente, un editore di fumetti italiano che si facesse influenzare dai risultati elettorali nudi e crudi - e dal "clima" che se ne potrebbe dedurre - rischierebbe di prendere una grossa cantonata, soprattutto nel lungo periodo. Per il semplice fatto che il pubblico dei lettori di fumetti non si sovrappone perfettamente all'elettorato italiano in quanto tale, per mille motivi diversi.

E forse darlo per scontato, in un senso o nell'altro, ha contribuito a determinare la perdita di appeal di questo tipo di prodotto nel circuito delle edicole... Mentre l'ha fatto crescere in libreria, dove gli editori non si pongono vincoli di un certo tipo. Ed è un dato curioso, soprattutto se si considera che le librerie sono molto meno diffuse delle edicole. Un'indagine del 2016 ha rivelato che ci sono 29 milioni di italiani che abitano in Comuni che non hanno nemmeno una libreria (CLICCATE QUI). Certo possono spostarsi per andarne a cercare una o possono rivolgersi ad Amazon, però non è la stessa cosa, e comunque è evidente che il 56% degli italiani aventi diritto (quindi 28 milioni di italiani circa su 51 milioni) che ha votato alle europee (CLICCATE QUI) non si sovrappone perfettamente ai 29 milioni di italiani che risiedono in Comuni senza librerie... Così come è evidente che l'andamento elettorale non dovrebbe influire più di tanto sull'approccio delle case editrici che fanno fumetti oggi, e che magari sperano ancora di ampliare il loro pubblico...

Per il semplice fatto che anche se tira una certa aria, piuttosto che un'altra, chi legge fumetti lo fa sostanzialmente per una questione di gusti personali e di propensione alla lettura dei fumetti. Due variabili che poco e niente hanno a che fare con i flussi dei voti. Per i motivi che ho elencato e per molti altri ancora... Anche se poi la sensazione è che certe scelte editoriali, che sarebbero commercialmente molto azzeccate, non vengono fatte (o magari non vengono fatte fino in fondo) proprio per non scontentare un certo tipo di elettorato, che magari si reputa tradizionalmente maggioritario nel nostro Paese...

E forse anche per paura che certe scelte possano essere strumentalizzate proprio a livello politico, portando a tutta una serie di conseguenze negative, come peraltro è già successo in passato. Ad esempio, qualche anno fa, con la copertina di Topolino che avrebbe dovuto essere dedicata ala strage di Charlie Hebdo (CLICCATE QUI).

Il che, però, fa sorgere un inquietante interrogativo. Forse, più che da una  paura di scontentare un certo tipo di elettorato, le scelte del fumetto italiano nascono per essere delle strategie di sopravvivenza finalizzate a non indisporre chi è stato eletto e i suoi più accaniti sostenitori, anche se di solito non leggono fumetti?

Difficile rispondere... Probabilmente si tratta di un mix di cose. Sia come sia la sensazione è che un certo tipo di fumetto italiano non riesca proprio ad emanciparsi da questo tipo di valutazione (o di timore), con tutta una serie di conseguenze che lo allontanano dal suo pubblico potenziale, soprattutto giovanile, e che non fanno bene al settore in generale... E oltretutto, a ben guardare, i risultati elettorali - per un editore di fumetti - risultano falsati a prescindere. In Italia risiedono regolarmente oltre 5 milioni di stranieri: tutte persone che NON hanno diritto di voto e che nelle elezioni risultano invisibili anche se rappresentano l'8,5 della popolazione residente (CLICCATE QUI). Poniamo anche che non tutti leggano in italiano o siano interessati ai fumetti per una questione culturale: quanti editori italiani hanno mai pensato - ad esempio - ai potenziali lettori "stranieri" fra i bambini nati in Italia? E alla rappresentatività degli stranieri nei fumetti realizzati in Italia, al di là di qualche tocco esotico e/o politicamente corretto?

Sono tutte cose che, forse, meriterebbero un'analisi che va al di là dei risultati elettorali...
Anche se poi nessuno osa farla davvero, forse anche perchè sa che la risposta potrebbe non piacergli.

Voi cosa ne pensate?

2 commenti:

H P L ha detto...

Ciao

Condivido in toto quello che dici, soprattutto riguardo la parte della strumentalizzazione, ormai quasi standardizzata, dei contenuti "non allineati" di un fumetto.
È abbastanza particolare (e significativo) che nel 2019 si debbano ancora scrivere articoli del genere solo per tentare di far capire quanto siano prive di fondamento certe scelte editoriali da parte di certi editori... cose che dovrebbero essere ovvie. Comunque, se devo dire i miei due cent, credo che gli editori italiani che perseverano in certe politiche editoriali "tradizionali" lo facciano per convinzione, a prescindere dai risultati elettorali (per dire, metti che il primo partito in italia fosse stato di sinistra - con tutto che oggi "di sinistra" può voler dire tutto e niente... -, magari anche con una percentuale altissima - per assurdo, 60%, toh - , non credo che ciò avrebbe proiettato le intenzioni dei suddetti editori italiani in una direzione più progressista.

(Tanto per la cronaca, lo dico per chi eventualmente ragionasse solo in politichese; sono un under 35 e non ho votato).

Buonagiornata a tutte.

Wally Rainbow ha detto...

Probabilmente, considerando che le case editrici italiane sono in buona parte imprese a conduzione famigliare, non è da escludere che l'orientamento politico dell'editore/capofamiglia abbia sempre avuto un certo peso (che indirettamente avrà influito anche sulla scelta dei collaboratori e dei fumetti da pubblicare). Però col passare del tempo penso che, anche solo per una questione di sopravvivenza, in queste aziende si sia tentato un approccio più obbiettivo e improntato sull'analisi della situzione... Anche se poi bisogna vedere come questa analisi è stata portata avanti e da chi.