Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Anche questa settimana sul vostro BLOG preferito (^__^) inizia con una nuova infornata di notizie dal mondo del fumetto a tematica omosessuale. Per prima cosa vi segnalo che, a due anni di distanza dal primo annuncio al riguardo, è stato finalmente dato alle stampe il primo fumetto scritto da Melissa P. (l'autrice del noto caso editoriale 100 COLPI DI SPAZZOLA), e manco farlo apposta si tratta proprio di un fumetto a tematica omosessuale, e per la precisione a tema lesbico...
I disegni sono di Alice Pasquini (nella foto sotto la potete vedere alle prese con una delle sue opere), che a quanto si legge sul suo sito (CLICCATE QUI) ha diverse esperienze nel mondo dell'illustrazione, dei murales, della pittura e dell'animazione... Praticamente ovunque fuorchè nel mondo del fumetto (O__O)...
Il fumetto non l'ho ancora potuto leggere, quindi non posso esprimere giudizi sull'opera in sè, tuttavia non posso trattenermi dal fare qualche considerazione preventiva ed esternare qualche perplessità. La prima cosa che mi viene da dire è che difficilmente questo volume potrà essere definito un vero fumetto (anche se sicuramente l'intenzione è di usare il linguaggio del fumetto nel miglior modo possibile). Perchè dico questo? Per il semplice fatto che è stato realizzato da una scrittrice e da un'illustratrice, che quindi - nonostante le loro doti nei rispettivi campi - non si tratta di una sceneggiatrice e una disegnatrice di fumetti. Ovviamente non sto dicendo che chi fa fumetti deve avere un marchio di fabbrica, ma penso sia evidente che quando la creatività di una persona è sintonizzata sulla prosa di un libro o sull'impatto estetico di un murales, molto difficilmente sarà in grado di contribuire alla realizzazione di un fumetto convincente... Anche se nel progetto è coinvolta una giovane scrittrice che ha venduto milioni di copie...
E badate che ho detto "convincente" e non "buono", visto che qui si parla di linguaggio e non di contenuti. La cosa ironica è che non è la prima volta che un grande editore italiano si lascia tentare da un'operazione di questo tipo. Infatti, se oggi la Rizzoli coinvolge Melissa Panarello, nel 1989 la Mondadori coinvolse Aldo Busi... Facendogli sceneggiare uno dei fumetti (o presunti tali) più brutti della storia (con i disegni del grafico Dario Cioli), fumetto di cui - giustamente - oggi si è persa completamente la memoria... In alcuni negozi di fumetti d'antiquariato mi è capitato di sfogliarlo, e vi posso giurare che - nonostante la mia passione per i fumetti (o forse proprio per quella) - mi sono sempre rifiutato di comprarlo... Per la cronaca: il titolo del suddetto volume è Paté d'Homme, e probabilmente voleva solo sfruttare il momento di massima popolarità di Aldo Busi, tant'è vero che (nonostante fosse davvero illeggibile) venne pubblicato in un'edizione cartonata alquanto lussuosa (e costosa).
Possibile che i grandi editori italiani, invece di puntare sui fumettisti italiani veri, da sempre si limitano a puntare sui nomi di richiamo che sono in vena di esperienze fumettistiche? Non è un po' come ammettere che, per loro, il fumetto in quanto tale è una cosa da poco e che quello che conta è il nome di richiamo o il "caso editoriale" (anche per quel che riguarda i titoli stranieri)? Perchè non si scelgono dei curatori competenti e dei talent scout specializzati in fumetti? Comunque - tornando all'opera di Melissa P. - non posso fare a meno di notare che, ancora una volta, il tema dell'omosessualità verrà affrontato da una persona che - pur ammettendo di avere avuto avventure lesbiche, soprattutto nel senso più trasgressivo del termine - non è omosessuale. Ovviamente per scrivere belle storie sull'omosessualità non bisogna necessariamente essere omosessuali, ma credo che sia inevitabile che chi scrive di argomenti che conosce in maniera parziale, o magari distorta, realizzerà storie che daranno un'immagine parziale e distorta di certi argomenti. Da quel che ho letto la storia del volume scritto da Melissa P., non a caso intitolato VERTIGINE, è quella di una ragazza tossicodipendente e di sua cugina che la ama (in tutti i sensi) e che è pronta a tutto per starle vicino ed aiutarla... Un tema decisamente impegnativo anche per i fumettisti più esperti e navigati. Che dire? Spero di sbagliarmi, ma qualcosa mi dice non ci troveremo di fronte all'equivalente italiano di STRANGERS IN PARADISE di Terry Moore (che, pur essendo un maschio etero, ha saputo indagare l'amore fra donne in maniera davvero notevole)...
In ogni caso, per restare in tema di donne e fumetti, oggi non posso fare a meno di segnalarvi che negli USA ha debuttato da poco una linea di cosmetici firmata Wonder Woman (!!!) e realizzata dalla MACCOSMETICS, una ditta professionale che sicuramente NON punta al target delle ragazzine... Anche perchè - nonostante le apparenze - Wonder Woman NON è un'icona per le ragazzine americane da almeno una trentina d'anni...
In compenso (pubblico gay a parte) è un'icona per le femministe, per le appassionate di fumetti, per le donne lesbiche e - presumibilmente - per le donne un po' eccentriche... Senza contare le drag queen e le donne transessuali, e questo accade persino in un paese come l'Italia...
A questo punto penso di poter dire con un certo margine di sicurezza che, alla MACCOSMETICS, hanno fatto una bella indagine di mercato nel tentativo di conquistare tutta una fetta di pubblico specifica che - evidentemente - è ritenuta alquanto appetibile. Senza contare che, probabilmente, questa linea di cosmetici ingolosirà anche tutti gli appassionati maschi di Wonder Woman (in particolare quelli gay) che vogliono collezionare qualsiasi cosa abbia a che fare con la loro supereroina del cuore.
Ovviamente, se la linea dovesse avere successo, verrà ampliata con nuovi colori e nuovi prodotti, che probabilmente in Italia NON verranno importati. Per il semplice fatto che il tipo di pubblico per cui è concepita la linea di cosmetici Wonder Woman, dalle nostre parti, non viene ancora considerato ufficialmente. Peccato. D'altra parte è anche vero che - come ho avuto modo di ricordare recentemente - dalle nostre parti il fumetto è considerato una nicchia di mercato in quanto tale, e solo raramente interagisce col mondo esterno. Il fumetto a tema gay, poi, vive questa condizione di isolamento culturale in maniera particolarmente forte, cosa che magari in altri paesi non accade. Prendiamo ad esempio l'Australia... Proprio a febbraio la rivista trimestrale Asian Studies Review (dedicata ai saggi di approfondimento sulla cultura orientale) ha dedicato un lungo articolo a Gengoroh Tagame e alla rappresentazione della mascolinità nei suoi fumetti...
A scriverlo è stato il Dr. William Armour, docente di giapponese presso l'Università di New South Wales (è il simpatico signore baffuto che vedete nella foto sotto), che tra l'altro con questo articolo ha fatto il suo esordio nel mondo delle pubblicazioni internazionali di un certo prestigio (nell'ambito degli studi orientali, ovviamente).
Siccome questo è un BLOG serio, e siccome penso di avervi incuriosito, se conoscete l'inglese vi offro la possibilità di leggere l'articolo del professor Armour in formato .pdf semplicemente CLICCANDO QUI. Non voglio infierire, ma penso che in Italia sia molto improbabile che un docente universitario decida di scrivere un saggio d'esordio proprio sui fumetti, e in particolare su quelli di Gengoroh Tagame... Anche perchè, nel nostro ambiente accademico, i fumetti in generale risentono della stessa bassa considerazione che si riscontra negli altri ambiti culturali (e non) del nostro paese.
D'altra parte, se l'Australia sta quasi agli antipodi dell'Italia, forse un motivo ci sarà.
Ciao e alla prossima.
1 commento:
Anch'io voglio il lucidalabbra di Wonder Woman!!!
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