Ciao a tutti, come va?
Oggi comincio riallacciandomi al mio ultimo post, quello in cui annunciavo la partenza della campagna di crowdfunding della Archie Comics (CLICCATE QUI). Ebbene: la campagna è stata prematuramente sospesa, e non perchè i soldi non arrivassero (1/10 della somma richiesta era stato raggiunto nei primi 4 giorni, sui 30 previsti), ma perchè stavano iniziando a piovere critiche e voci tendenziose sulla casa editrice, che quindi ha pensato che fosse il caso di tornare sui suoi passi, anche se questo significa che per le tre testate per cui stava raccogliendo fondi bisognerà aspettare qualche mese in più... Visto che ora sta utilizzando il budget che ha a disposizione per il rilancio e il rinnovo delle sue testate principali.
Chiudendo la raccolta fondi, però, la casa editrice ha ammesso molto candidamente che voleva utilizzare kickstarter giusto per velocizzare i tempi e provare nuove strade, relazionandosi in maniera più diretta col suo pubblico, ma che siccome non vuole essere fraintesa sicuramente proporrà IN OGNI CASO le serie Jughead, Betty & Veronica e Life with Kevin come da progetto...
Anche perchè, presumo, dopo aver verificato il buon risultato che stava ottenendo la campagna su kickstarter, ora ha sicuramente molti meno dubbi riguardo al grande rinnovamento delle sue testate e del suo parco autori.
Quindi si può ben dire che kickstarter, oltre ad essere un mezzo di finanziamento, si può dimostrare anche un interessante indicatore dei gusti del pubblico, un po' per tutti i prodotti legati all'entertainment, e non solo per i fumetti...
Lo dimostra, ad esempio, il grande successo della raccolta fondi per il mediometraggio svedese Kung Fury, che ha superato di gran lunga le aspettative (raccogliendo oltre 600.000 dollari sui 200.000 richiesti) e che ha finito per essere presentato in anteprima anche a Cannes...
O, ancora, la recente campagna fatta partire dal game designer Koji Igarashi, a cui nessuna casa di produzione voleva più dare carta bianca per realizzare uno dei suoi videogiochi in stile gotico (lui è il creatore del famosissimo Castelvania)... E che presentandotramite kickstarter il suo progetto per un gioco chimato Bloodstained: Ritual of the Night ha raccolto oltre due milioni di dollari... In meno di una settimana (sui 500.000 richiesti, e alla conclusione della raccolta fondi mancano oltre tre settimane)!
Quindi, forse, ci troviamo davvero all'alba di una piccola rivoluzione del mercato dell'intrattenimento, che si sta sempre più orientando su varie nicchie più o meno ampie, piuttosto che su scelte di compromesso che - cercando di accontentare tutti - finiscono per non accontentare più nessuno... Non ora che che la gente si sta abituando sempre più spesso a pagare solo quando sa di ottenere ESATTAMENTE quello che vuole.
E, nel caso dei fumetti, sembra che anche in Italia questa tendenza stia iniziando a prendere piede sul serio...
Qualche esempio?
LUMINA,
tramite il sito indiegogo, ha raccolto quasi 60.000 euro in un mese
(sui 44.000 richiesti per andare in stampa) grazie a 1631 finanziatori.
RIM
CITY (ancora su indiegogo), ha raccolto 44.000 euro in due mesi (sui
40.000 richiesti per andare in stampa) grazie a 1293 finanziatori.
Non male...
E, oltre ai progetti singoli, ci sono anche progetti editoriali più complessi che stanno nascendo per puntare su
questa particolare forma di "vendita su prenotazione", esclusivamente
tramite internet. É il caso di PROGETTO ATOMICO (quello di RIM CITY),
che praticamente è partito affidandosi solo al supporto dei lettori del
seguitissimo blog L'ANTRO ATOMICO DEL DR. MANHATTAN, ma anche di PRIMAOMAI, un progetto editoriale che addirittura non si appoggia a
piattaforme esterne, ma manda in stampa i suoi progetti solo dopo aver
raggiunto il numero di prenotazioni (pagate) necessarie... E anche PRIMAOMAI rende pubbliche le sue cifre (il suo ultimo libro
IL SUICIDIO SPIEGATO A MIO FIGLIO ha venduto 1040 prenotazioni).
Forse
possono sembrare vendite molto basse, ma bisogna calcolare che sono
vendite INIZIALI concentrate in un mese o poco più partendo dal nulla, senza
l'appoggio di una casa editrice, di un distributore o altro... E calcolando che almeno metà degli incassi rientrano direttamente nel guadagno degli autori (cosa che nel mondo dell'editoria ufficiale non
succede praticamente MAI) si può ben dire che segnino un primo passo
verso una piccola rivoluzione, se non altro dal punto di vista di chi i
fumetti li realizza...
E comunque il fatto che una
prima tiratura sia andata bene, ricompensando degnamente gli artisti per
il tempo e l'energia che hanno dedicato a un progetto, non implica che
in futuro quel fumetto non possa essere ristampato da qualche altro
editore, che magari prima non avrebbe mai scommesso un euro sulla
riuscita di cose come LUMINA o RIM CITY, impedendone di fatto la
realizzazione...
Inoltre è bene ricordare che con il crowdfounding un autore di fumetti può
riuscire a guadagnare in breve tempo cifre che gli permettono di
concentrarsi sulla realizzazione del suo progetto come se fosse una qualsiasi altra attività lavorativa
degna di questo nome... Cosa che in Italia con i fumetti NON capita spesso.
Infatti, a parte casi rarissimi, è bene ricordare che un volume a fumetti in Italia "va bene" quando vende sulle 5000 copie in due
anni. E in questo caso all'autore arriveranno, grazie ai diritti (la tavola pagata è un discorso a parte, e NON è sempre garantita, soprattutto se non si tratta di un autore di richiamo), in
due anni più o meno 5000 euro per una storia a fumetti di 90 pagine, che gli è
costata, in media, sei mesi di lavoro... E questo vuol dire che, se il suo libro "va bene", avrà lavorato sei mesi per 800
€ al mese (che però gli arriveranno dopo anni). La gran
parte dei romanzi grafici italiani, però, non supera le 1000 copie di venduto, e questo vuol
dire che qualcuno c'è anche chi ha guadagnato 180 € per ciascuno dei sei mesi che ha dedicato al suo progetto...
Certo il denaro non è tutto, però certe cifre possono stroncare molte carriere promettenti e tante buone idee...
E
questo spiega perchè in Italia la gente fa la fila e si spintona per
andare a lavorare in Bonelli, in Disney o - al limite - in Astorina... Dato che - grazie alle loro
grandi tirature e alla loro produzione costante - questi editori garantiscono introiti tali da trasformare la voglia di fare fumetti in un'occupazione lavorativa vera e propria per i "fortunati" che entrano nel loro giro... Anche se poi lavorare
per questi editori implica tutta una serie di vincoli e
limitazioni che per molti autori risultano castranti (e che di certo
non contribuiscono al benessere del fumetto italiano, ma questa è
un'altra storia).
Il crowfounding potrebbe cambiare le
carte in tavola? Sicuramente sarà molto interessante verificare come si
svilupperà il tutto, anche perchè gli editori italiani (salvo rari casi) vendono sempre meno e riducono sempre di più gli spazi per i nuovi autori e le nuove idee.
Quel che è certo è che, per come vanno le cose nel nostro paese, il crowdfunding potrebbe rappresentare una delle poche alternative alla ristagnazione di idee che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Mi spiego meglio: alla Archie Comics non hanno provato a fare crowdfunding con kickstarter perchè altrimenti NON avrebbero rivoluzionato e modernizzato il proprio parco testate, ma solo perchè volevano velocizzare il tutto...
Loro si sarebbero rinnovati COMUNQUE e avrebbero proposto comunque fumetti innovativi come la serie Life with Kevin...
Mentre in Italia i progetti che sono stati resi possibili dal crowdfunding - probabilmente - non avevano altre possibilità... Anche perchè gli editori italiani che potrebbero finanziare progetti realmente innovativi - nonostante tante belle parole - in realtà preferiscono NON rinnovarsi più di tanto. E credo che i vari approfondimenti che ho dedicato al "nuovo" Dylan Dog negli ultimi mesi (giusto per fare un esempio) siano abbastanza esemplificativi in questo senso.
Certo qualcuno può obbiettare che in italia gli editori che hanno più soldi si occupano di fumetto popolare, mentre le idee innovative provengono dal fumetto "d'autore", quindi dei compromessi (al ribasso) sono inevitabili... Ma sarà davvero così?
Il punto è che con "fumetto popolare", in teoria, si definisce un tipo di fumetto pensato per le grandi masse, molto economico e in grado di intercettare il più ampio consenso possibile, mentre il "fumetto d'autore" dovrebbe essere un fumetto che prima di tutto serve per esternare le idee dei suoi creatori, raccogliendo pubblico in funzione della sua affinità con le suddette idee...
Ma al giorno d'oggi questa distinzione ha ancora senso?
In Italia esiste ancora un'unica "grande massa maggioritaria" verso cui indirizzare un "fumetto popolare"? Una massa da corteggiare scendendo a compromessi? Una massa che è possibile accontentare con un unico punto di vista e un'unica prospettiva sul mondo? Forse fra gli over '40 e gli over '50 esiste ancora qualcosa di simile... Però ragionare in questi termini per le generazioni successive è inverosimile, e lo sarà sempre di più. Oltretutto i fumetti, come tutte le forme di intrattenimento che richiedono una forma di partecipazione attiva, stanno diventando sempre più spesso un passatempo per gente con una certa formazione e con esigenze molto precise, piuttosto che per una massa indefinita di persone che non sanno come ammazzare il tempo... Anche perchè le alternative per ammazzare il tempo (anche gratuitamente) sono sempre di più.
Per fare un esempio molto pratico e pertinente con le tematiche di questo blog: se tu, editore, pensi che un "fumetto popolare" in Italia NON debba avere personaggi omosessuali davvero positivi ed emancipati, perchè pensi che in Italia ci sia una "grande massa" che non è ancora pronta per queste cose, in realtà stai già facendo una selezione del tuo pubblico, perchè automaticamente tieni lontano chi si è abituato ai personaggi omosessuali davvero positivi ed emancipati... O anche solo a una rappresentazione dell'omosessualità meno stereotipata e deprimente.
E non è detto che questa sia un'idea vincente... Anzi: al giorno d'oggi queste persone possono essere davvero considerate una minoranza irrilevante? Oppure numericamente possono competere con quella che tu consideri ancora la "maggioranza assoluta"?
Pensaci bene: se per caso tu, editore, applichi questa filosofia a TUTTI i tuoi fumetti, e quindi - diciamo - anche ad un ipotetico fumetto horror... Beh... Ti potresti giocare - ad esempio - il (vasto) pubblico dei giovani che apprezzano serial tv come TEEN WOLF... Dove l'omosessualità maschile rappresenta una componente secondaria ben integrata nello sviluppo delle trame...
Tant'è che anche nella quinta stagione (che negli USA partirà a breve) ci sarà spazio per nuovi intrecci a base di adolescenti omosessuali, che peraltro - come da tradizione in questa serie - non verranno dipinti come casi umani in situazioni di disagio, ma come normali ragazzi che giocano nella locale squadra di lacrosse (uno sport di contatto abbastanza cruento, inventato dai nativi americani)... Ragazzi che sono dichiarati e sono ben integrati con i loro amici etero (anche negli spogliatoi, ad esempio), che frequentano liberamente locali gay e che alle feste organizzate dai loro amici pomiciano liberamente come qualsiasi coppia etero...
Cosa che peraltro accade fin dai primi episodi della prima serie... Senza contare le varie strizzatine d'occhio ad una vaga estetica omoerotica... Che peraltro non hanno mai tenuto lontano il pubblico maschile, ma semmai hanno avvicinato quello gay e quello femminile...
Però fra TEEN WOLF, che è studiato per essere una forma di intrattenimento "popolare", e il fumetto "popolare" italiano c'è un abisso... E non è che TEEN WOLF in Italia sia meno "popolare" dei fumetti horror italiani come Dylan Dog e Lukas... Anzi... La pagina ufficiale di Lukas su facebook ora conta circa 4600 "mi piace", quella ufficiale di Dylan Dog ne ha 44.000... E indovinate un po'? Quella di TEEN WOLF ITALIA ne conta oltre 160.000... E guardacaso dà ampio spazio anche agli aspetti più "gay" del serial, ricordando anche cose come la Giornata Internazionale contro l'Omofobia...
Quindi, forse, in Italia bisognerebbe rivedere un pochino il classico concetto di "popolare", soprattutto se vuole coinvolgere un pubblico giovane...
Anche perchè in caso contrario sarà solo questione di tempo prima che l'Italia e gli italiani scoprano davvero cose come il crowdfunding, e allora sarà troppo tardi per correre ai ripari... Anche se forse il crollo di qualche editore storico che non ha saputo rinnovarsi potrebbe smuovere finalmente le acque e coincidere con un reale rinnovamento del fumetto italiano...
Chissà...
Alla prossima.
2 commenti:
Articolo interessante ma con qualche piccola inesattezza, diciamo che il fenomeno dei siti di crowfunding, kickstarter in testa, ha avuto il suo apice verso giugno dell'anno scorso e dopo ha incominciato un declino principalmente dovuto allo scoppio della bolla speculativa degli startup tramite crowfounding visto il comportamento spesso fraudolento di varie società/persone soprattutto nel campo videoludico in cui rilasciavano un obbrobrio di alfa e magari una patch e poi scomparivano con i soldi (in genere dai 50.000$ in su).
In altri settori, come quello dei libri o dei fumetti, rimane comunque uno strumento più affidabile anche se l'attuale abbassamento dei parametri per poter creare un progetto su kickstarter ha creato un'altra vagonata di sanguisughe pronte a spillare soldi all'utonto di turno. Diciamo che se uno dovesse incominciare oggi un progetto di crowfounding avrebbe il triplo se delle difficioltà rispetto a un anno fa, nel comparto videoludico anche di più.
Staremo a vedere... Comunque condiserando la proverbiale diffidenza italiana sono portato a pensare che il crowdfunding nel nostro paese ppossa scremare a monte le sanguisughe e le persone che non offrono abbastanza garanzie...
Posta un commento