La generazione che ha vissuto la sua infanzia grossomodo fra la metà degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta (eventualmente con qualche scampolo nei primissimi anni Novanta) aveva tutta una serie di punti di riferimento condivisi che - probabilmente - sono abbastanza difficili da comprendere per chi è cresciuto dopo la rivoluzione digitale... E forse è anche per questo che il termine "girellaro", coniato qualche anno fa per indicare i rappresentanti un po' nostalgici della generazione che si è formata in quel periodo, non ha molto senso per chi non ha presente cosa sono state le girelle... Ovvero le capostipiti (sono nate nel 1973) di una sterminata varietà di merendine industriali (quasi tutte a base di pan di spagna e cioccolato) che hanno segnato l'alimentazione dell'epoca, nonchè la brillante carriera di molti dentisti...
Che c'entrano i girellari e le girelle con un blog che si occupa di tematiche LGBT e immaginario POP? Praticamente niente, appunto, ed è questo il problema. Ovviamente, siccome non voglio passare per pazzo, ora vado a spiegarvi un po' meglio il concetto alla base di questa affermazione.
I girellari, oltre ad essere ancora molto legati ai valori e all'immaginario con cui sono entrati in contatto da piccoli (in particolare quello proposto dalla programmazione per ragazzi di quel periodo), oggi sono quei trenta/quarantenni (e neo cinquantenni) che sono appassionati di animazione e immaginario pop nella misura in cui lo associano ai ricordi della loro infanzia. Tant'è che molti di loro non sono assolutamente in grado di comprendere e/o apprezzare l'animazione prodotta dagli anni Novanta in poi, e allo stesso tempo mettono sullo stesso piano serie animate giapponesi, telefilm, varietà e tutto quanto animava la loro esperienza di vita davanti al tubo catodico.
Quindi diciamo che, a differenza degli otaku, dei fumettari e dei nerd propriamente detti, sono una categoria figlia di un particolare periodo storico, che non necessariamente richiedeva (o permetteva) un'eccessiva consapevolezza di ciò che si stava facendo, di cosa c'era dietro al prodotto di cui si stava usufruendo o delle dinamiche che - di lì a poco - avrebbero portato all'estinzione di quel modo di organizzare i palinsesti televisivi...
Diciamo che i girellari duri e puri sono quelli che, pur canticchiando ancora le sigle dei cartoni animati che seguivano da piccoli, non hanno la minima idea di quali sigle abbia cantato Cristina D'Avena dopo il 1993, e probabilmente non sanno nemmeno che ha smesso da un bel po' di cantarne di nuove (anche perchè non ci sono più nuovi cartoni per cui creare delle sigle).
In realtà è normale che, una volta finita la loro infanzia molti (futuri) girellari non abbiano più avuto tempo e/o voglia di tenersi aggiornati o di ampliare i loro gusti... Non diventando mai veri appassionati di animazione o di fumetti e non sapendo mai, ad esempio, che le loro serie preferite non vengono più trasmesse in TV anche e soprattutto per via della crescente stretta censoria sulla televisione italiana (ne ho parlato QUI). In questo approccio nostalgico, un po' superficiale e tutto sommato ottimista (della serie "i bei tempi di una volta non torneranno più, facciamocene una ragione e godiamoci i nostri ricordi, condividendoli con quanta più gente possibile") non c'è niente di male, soprattutto ora che internet garantisce infiniti sbocchi in questo senso... Anche se l'apparenza spesso inganna, e il tipico girellaro si ferma all'apparenza..
Diciamo che i girellari rappresentano un po' il lato più spensierato e disimpegnato di chi ha apprezzato la prima grande invasione di animazione giapponese sulle reti private.
Il problema, però, è che la sostanziale indifferenza/rassegnazione/scarsa consapevolezza della girella generation nei confronti di quello che è successo negli ultimi anni, assieme alla crescente predilezione delle nuove generazioni verso internet (a discapito dei palinsesti televisivi), ha innescato un meccanismo che di anno in anno ha reso la situazione sempre più grottesca... E a tratti inquietante.
Nel senso che se da una parte i canali tematici per ragazzi sono stati colonizzati da serie occidentali dal taglio (solo apparentemente) umoristico e innocuo, per sfuggire alle maglie della censura, dall'altra i canali generalisti stanno riducendo i loro spazi in fatto di animazione ad una riserva per girellari e a prova di censura... Con buona pace del potenziale che potrebbe ancora avere la televisione italiana nel proporre e diffondere serie animate stimolanti, con dei contenuti sensati e al passo coi tempi... E magari in grado di coinvolgere emotivamente un pubblico variegato e trasversale, che invece si sta inevitabilmente disperdendo... E appiattendo...
Al punto che c'è della gente - tendenzialmente girellara - talmente abituata al vuoto pneumatico della televisione di oggi, che non ha esitato a gridare al miracolo una volta appreso che dalla scorsa settimana su RAI DUE, alle 7.00 del mattino, è ripartita la serie Tom Story - Le Avventure di Tom Sawyer (al ritmo di tre episodi per volta), realizzata in Giappone nel 1980 e arrivata su RAI UNO l'anno dopo... E cioè trentasei anni fa...
E i soliti girellari ottimisti hanno visto in questa scelta (dopo che RAI DUE aveva eliminato l'animazione dai suoi palinsesti per tre anni) un segnale di speranza, e magari la prima avvisaglia di un piano per il reinserimento graduale dell'animazione giapponese nei palinsesti RAI, magari a partire dalle serie ispirate ai romanzi occidentali per ragazzi realizzate dalle Nippon Animation...
Purtroppo, però, ad un occhio più attento non può sfuggire il fatto che questa operazione sembra nata - più che altro - per rubare un po' di audience a Italia Uno, che da diversi anni - nella stessa fascia oraria - ha organizzato la sua personale riserva per girellari a prova di censura... Una riserva che attualmente ospita l'ennesime repliche di Lady Oscar e Remì (attenzione però: nel caso di Remì non si tratta del primo adattamento visto sulla RAI, ma di quello "addolcito" ridoppiato da Mediaset)... Che evidentemente continuano ad avere uno share interessante, anche se risalgono al 1977 e al 1979 (e sono arrivate in Italia nel 1979 e nel 1982), al punto da motivare RAI DUE a prendere esempio...
E a breve su Italia Uno dovrebbero ripartire anche le repliche della serie Flo la piccola Robinson/L'Isola della piccola Flo (realizzata nel 1981 e arrivata in Italia nel 1982)...
Ora: non che ci sia nulla di male a riproporre dei classici cult, ma anno dopo anno è sempre più evidente che questa strategia è un ripiego... Motivato dal fatto che ormai in Italia non è più possibile proporre qualcosa di nuovo a livello di animazione giapponese in un palinsesto idoneo, perchè sarebbe impossibile adattarlo pesantamente come si faceva in passato (pena il massacro da parte dei fans) e perchè se non lo si adattasse si correrebbe regolarmente il rischio di finire vittima dell'AGCOM, delle associazioni di genitori cattolici e di tutta una serie di sedicenti esperti dell'infanzia... Con conseguenti multe e reprimende... Tant'è che, per andare sul sicuro, attualmente l'ennesima replica di Dragon Ball Z su ITALIA 2 è collocata dopo le 20.00... Giusto per assicurarsi che l'AGCOM non vada a scovare in fascia protetta qualche nuova sequenza da multare come è avvenuto in passato (CLICCATE QUI)...
E infatti è bene ricordare che Dragon Ball Super, i cui primi 27 episodi sono stati trasmessi su Italia Uno dallo scorso dicembre, è stata trasmessa nella fascia pomeridiana grazie ad una certosina opera di adattamento, che tra l'altro ha epurato tutti i riferimenti sessuali e l'utilizzo della parola "dio"... Anche se inizia ad essere sospetto il fatto che mentre in Giappone la serie è arrivata quasi alla centesima puntata in Italia non si sappia ancora se, dove e quando si vedranno delle nuove puntate doppiate...
Forse dietro le quinte è successo qualcosa? Dopotutto Mediaset ha voluto trasmettere le ultime 11 puntate acquistate in un'unica maratona, che si è vista domenica 8 gennaio a partire dalle 19.00... Scelta quanto mai sospetta, considerando i picchi di share ottenuti dalle puntete trasmesse nella fascia pomeridiana... E questa maratona, a dire la verità, sembrava tanto una scorciatoia per togliersi in fretta da qualche guaio che si stava profilando all'orizzonte nella fascia protetta, adempiendo comunque agli obblighi contrattuali coi giapponesi (qualcosa di vagamente simile a quello che era successo con l'ultima serie di Lupin III? Se non sapete di cosa parlo CLICCATE QUI) e all'impegno preso coi fans... C'erano già state, forse, delle ammonizioni dell'AGCOM? Non so perchè, ma ho questo presentimento...
Ad ogni modo su ITALIA 2, a parte la prima serie di Dragon Ball Z, che ormai risale al 1989 (anche se da noi è arrivata solo nel 2000), su ITALIA 2 viene riproposta anche la prima serie di Holly e Benji/Capitan Tsubasa (quella del 1983, arrivata in Italia nel 1986), nonchè - nella tarda mattinata - le ultime serie di Batman (1997) e Superman (1996) realizzate da Paul Dini... Quindi anche nel caso delle produzioni americane parliamo di cose risalenti a venti anni fa, con buona pace di chi, magari, spera ancora di poter vedere in italiano e senza censure i bellissimi film direct to video realizzati dalla DC COMICS negli ultimi anni... Che ovviamente non passerebbero mai al vaglio dell'AGCOM...
Morale della favola: nell'indifferenza generale, e probabilmente con una punta di soddisfazione da parte dei girellari (e dei post girellari) più nostalgici, i palinsesti televisivi italiani ormai giacciono completamente ripiegati su loro stessi... E se si escludono i canali tematici per ragazzi, che ormai svolgono una funzione di babysitteraggio 24h/24h e non hanno ottenuto grandi benefici - pare - quando hanno proposto prodotti di altro tipo (anche perchè, presumo, nessuno si sognerebbe di andare a cercare il sequel di Jeeg Robot d'acciaio il sabato sera su K2), sembra proprio che internet sia rimasta l'unica piattaforma che può mettere in contatto il pubblico con le serie animate di oggi...
E qui si torna alla domanda iniziale: cosa c'entrano girelle e girellari con un blog che tratta di tematiche LGBT e immaginario POP? Il punto è che nella girella generation, e nella generazione immediatamente successiva, sono stati piantati i semi di una maggiore apertura verso determinati aspetti (e valori) della vita anche grazie al ruolo "pedagogico" esercitato da un certo tipo di prodotti animati, in particolare giapponesi... Per non parlare di tutti i giovani rappresentanti della comunità LGBT che hanno preso coscienza di se stessi/e, e del loro diritto ad esistere, anche grazie alla larga diffusione di un certo tipo di animazione (persino quando era pesantemente censurata).
E, ora come ora, questa possibilità non c'è più.
Intendiamoci: attualmente ci sono delle serie statunitensi trasmesse dai canali tematici che - in un certo senso - offrono degli stimoli altrettanto validi (e che magari parlano di certi argomenti anche in maniera molto esplicita), ma che oggettivamente hanno molti limiti e comunque non possono accompagnare più di tanto il percorso formativo del pubblico durante la preadolescenza e l'adolescenza...
E d'altra parte replicare all'infinito poche serie animate giapponesi a prova di AGCOM (e sempre le stesse) che sono frutto di un'epoca che non c'è più, a discapito delle tonnellate di produzioni più al passo coi tempi che vengono realizzate di anno in anno, inizia a diventare un'operazione fine a se stessa... Che serve giusto a tenersi buono il pubblico dei girellari (o, al massimo, dei figli con cui possono rivedere certe produzioni), appunto...
Neanche tanto tempo fa Italia Uno aveva riproposto la serie di Anna dai capelli rossi (1979), tale e quale a come arrivò in Italia nel 1980, e cioè fedelissima al romanzo scritto nel 1908... Penso che sia abbastanza indicativo il fatto che nella serie dal vivo presentata quest'anno in Canada e ora trasmessa in tutto il mondo da Netflix, si sia pensato bene di aggiornare qualche elemento e di aggiungere qualche situazione per renderla più intrigante e al passo coi tempi, senza però snaturare la protagonista e lo spirito della sua epoca...
E così in questa serie, ad esempio, si vede come Anna reagisce alla comparsa delle sue prime mestruazioni e come ne parla con le amiche... E si scopre che la prozia della sua migliore amica Diana è in lutto perchè è appena morta la donna cha amava e con cui aveva convissuto per tantissimo tempo (ebbene sì: in questa serie l'anziana prozia Giuseppina è dichiaratamente lesbica e non esita a parlare apertamente di quanto sia stato importante il suo grande amore)...
Certo si può essere d'accordo o meno con l'introduzione di queste variazioni sul tema, ma è innegabile che sono figlie di un'epoca in cui certe cose non sono più un tabù e in cui il pubblico - anche quello giovane - vuole delle storie in cui può proiettare la sua esperienza e la sua percezione del mondo... Che non è necessariamente quella di trenta o quaranta anni fa (e men che meno quella di un romanzo scritto nel 1908).
Ripeto: sono ben consapevole del fatto che internet, per fortuna, è il passaporto per la libertà che la televisione non garantisce più, tuttavia non posso fare a meno di pensare che è ancora sulla televisione che si formano - almeno all'inizio - le nuove generazioni e che questo mezzo abbia ancora un ruolo formativo non indifferente per il pubblico italiano...
E che formazione possono garantire palinsesti così pesantemente vincolati? In cui si ripresentano all'infinito una manciata di titoli che hanno fatto la storia della TV di trenta o quaranta anni fa?
Alla fine qualche girellaro ne sarà anche felice (come si può intuire dai commenti su diversi siti con connotazioni alquanto girellare), ma questa situazione può anche essere letta come il sintomo di qualcosa che a monte sta iniziando ad incepparsi del tutto... Nell'indifferenza (o, peggio ancora, nell'ottimismo) generale.
E a cosa potrà portare tutto questo nel lungo periodo non saprei proprio dirlo.
In effetti è da almeno vent'anni che io non mangio più una girella... Vorra dire qualcosa?
Alla prossima.
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