Il fatto che in Italia, nei fatti, i fumetti non siano considerati esattamente un bene culturale e un patrimonio della società è abbastanza risaputo. Certo: qualcuno ne può parlare bene, possono essere messi al centro di mostre e dibattiti, che magari ne enfatizzano pregi e virtù, ma penso sia abbastanza evidente che continuano ad essere considerati perlopiù una forma di intrattenimento povera (in tutti i sensi) e poco seria. Un genere di produzione su cui chi si occupa di amministrare fondi per la cultura probabilmente non farà mai investimenti importanti, men che meno a fondo perduto e men che meno senza avere un minimo di rientro garantito. Anche perchè, realisticamente parlando, è probabile che chi si occupa di filantropia e beneficenza in Italia non avrà mai dei grandi slanci nei confronti di fumetti, anche solo per paura di compromettere la sua credibilità...
E se questi slanci, da noi, non si verificano verso i fumetti in quanto tali, figuriamoci se possono coinvolgere chi - per lavoro - si occupa proprio di vendere e valorizzare fumetti e affini... Se poi il suddetto rivenditore dichiarasse che il suo obbiettivo è quello di valorizzare fumetti e autori non propriamente commerciali, magari con un occhio di riguardo alle minoranze e alla comunità LGBT, si entrerebbe nel campo della fantascienza dura e pura...
Ovviamente sto sempre parlando di Italia, perchè per fortuna altrove le cose non vanno sempre così...
Un annetto e mezzo fa avevo segnalato l'apertura di una nuova fumettria a Filadelfia, la Amalgam Comics & Coffeehouse (CLICCATE QUI), e ne avevo parlato perchè era un po' il prototipo di quelle che potrebbero essere le fumetterie di domani: dei luoghi accoglienti, magari con una zona bar, che possano diffondere la cultura del fumetto mettendo al centro il fatto che i fumetti sono una forma di espressione inclusiva e universale... Soprattutto quando possono essere usati per promuovere l'integrazione, la tolleranza e l'emancipazione personale. Tant'è che l'Amalgam Comics & Coffeehouse fece molto discutere anche perchè era stata ideata e messa in piedi da una donna afro americana: la sempre sorridente Ariell R. Johnson.
Per sua fortuna era negli USA e non in Italia, così è venuta a sapere che la Knight Foundation metteva in palio un premio di 50.000 dollari per finanziare un progetto di attività culturale legato alla carta stampata, e così ha provato a partecipare... E anche se le proposte sottoposte alla fondazione sono state ben 4500 la sua è stata quella che ha vinto!
Il suo progetto si chiamava “Up, Up and Away: Building a Programming Space at Amalgam Comics & Coffeehouse”, e in parole povere mirava a trasformare il suo spazio in un vero e proprio centro in cui organizzare classi e seminari per aiutare gli aspiranti autori a sviluppare il proprio talento, per favorire le autoproduzioni e magari per avviare concretamente nuovi progetti a fumetti... E in particolare quelli con un taglio inclusivo (verso le donne, le minoranze e la comunità LGBT), che magari fanno fatica a trovare spazi altrove. Il tutto sviluppando il potenziale degli spazi inutilizzati della sua fumetteria, magari rendendoli caldi e accoglienti come quelli che aveva già risistemato lei con tanto amore...
Per la cronaca: la Knight Foundation e un'associazione no profit operativa dal 1950, che ha lo scopo di incentivare la diffusione dell'informazione e dell'arte, intese come strumento di democrazia e valorizzazione della libertà di espressione. In particolare si pone l'obbiettivo di sostenere le iniziative che possono contribuire a migliorare le condizioni delle minoranze e delle piccole comunità. Come potete intuire, si tratta di una fondazione decisamente al passo coi tempi: basta dare un'occhiata al suo sito (CLICCATE QUI), dove si legge che ha da poco inaugurato una partnership con Niantic (quelli di Pokemòn Go) per la realizzazione di un progetto finalizzato a far conoscere meglio i monumenti e i luoghi di interesse culturale delle piccole cittadine americane...
Esattamente il genere di fondazione che opera anche in Italia, vero?
D'altra parte è anche vero che, a differenza di quanto avviene negli USA, da noi il mondo degli appassionati di fumetti LGBT non è esattamente visibile... E molto difficilmente vedremo in tempi brevi unioni civili celebrate in fumetteria così come negli USA è successo praticamente in contemporanea con l'arrivo dei matrimoni gay a New York... Con tutto quel che ne consegue in fatto di esplicità apertura delle fumetterie nei confronti del mondo LGBT...
Una pratica, questa, che è sempre più diffusa negli USA, soprattutto in questo periodo dell'anno. La Anyone Comics di Brooklyn, ad esempio, il 24 giugno propone un seminario sulla storia del fumetto a tema LGBT e il 27 giugno propone una sessione speciale di disegno dal vivo con un modello alquanto piacente, che poserà pressochè senza veli...
Da notare che la suddetta fumetteria aveva anche organizzato una sessione di disegno dal vivo speciale in occasione del passaggio di Gengoroh Tagame durante il piccolo tour che ha fatto negli USA recentemente... Che ha avuto anche una parte vietata ai minori... Con buona pace di tante fumetterie italiane che non si sono mai fatte arrivare i fumetti di Gengoroh Tagame (o anche solo dei semplici BOYS LOVE) per una questione di principio.
Morale della favola: sarà anche vero che dalle nostri parti non ci sono fondazioni in grado di sostenere concretamente fumetti e fumetterie, ma forse è anche vero che dalle nostre parti è proprio il concetto stesso di fumetteria che andrebbe un tantinello aggiornato... Magari ispirandosi a quello che sta succedendo negli USA in quest'ultimo periodo.
Staremo un po' a vedere.
Alla prossima.
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