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venerdì 18 aprile 2008

LA RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA

Spesso mi/ci lamentiamo di come i fumetti a tematica gay, e in particolare quelli sessualmente espliciti, vengano prudentemente evitati dai nostri editori. Spesso confrontandomi con i suddetti editori ho riscontrato una buona dose di timore. Timore di non avere sufficente pubblico disposto a "compromettersi" comprando i suddetti fumetti, ma soprattutto timore di avere ripercussioni di vario genere e magari qualche problema legale (che in teoria non dovrebbe esserci in un paese democratico, ma tant'è...). Il discorso è complesso, e coinvolge anche i fumetti espliciti "etero", che in Italia non possono nè devono raffigurare le forze dell'ordine o le gerarchie religiose. Teoricamente nessuna legge lo impedirebbe, ma gli editori hanno messo le mani avanti. D'altra parte questa tendenza a non mettere in cattiva luce certe categorie è ben visibile anche nelle nostre fiction, dove non si vedono mai poliziotti corrotti o preti che hanno perso la retta via. C'è da dire che questa tradizione di sottomissione intellettuale da parte degli editori italiani ha una lunga storia. Il 24 aprile di quest'anno si festeggiano i 60 anni dalla prima pubblicazione di un personaggio a fumetti poco conosciuto dalle nuove generazioni: PANTERA BIONDA. Quando il 24 aprile del 1948 apparve in edicola il primo albo di Pantera Bionda le accuse si moltiplicarono da subito, perché l’eroina inventata da Gian Piero Dalmasso e disegnata da Enzo Magni (che si firmava esoticamente Ingam) era una bella ragazza sempre in succinto bikini di pelle di leopardo che viveva nella giungla del Borneo e sembrava una copia al femminile del celebre Tarzan. Più che per l’esilità delle storie, spesso ripetitive e prevedibili, gli albi di Pantera Bionda furono subito criticati per l’esiguo abbigliamento della protagonista. Le proteste perbeniste che si alzano soprattutto dagli ambienti cattolici creano subito seri problemi all'editore, trascinato in tribunale come traviatore di giovani e per avere oltraggiato il comune senso del pudore. Le nuove storie già pronte vengono ritoccate prima della stampa: l'elegante perizoma diventa un gonnellino (vedi immagine), sempre più lungo, fino ad arrivare al ginocchio; alla Pantera viene fatto ritrovare un baule pieno di vestiti e lei deve mostrarsi felice di indossare una camicetta sopra al reggiseno originario; perfino i piedi nudi devono essere celati perché considerati troppo sexy. Tra minacce di sequestri e forse per il boicottaggio degli edicolanti, per Pantera Bionda i guai si moltiplicano. Con l'eroina costretta a coprirsi sempre di più (ora va in giro con un tailleur maculato) e di conseguenza con le vendite in edicola in calo costante, gli attacchi non cessano e la magistratura infierisce. Con il n. 108 l'editore deve chiudere la serie di albetti settimanali. L'ultima tragica concessione ai benpensanti è nella conclusione: l'eroina regolarizza con il matrimonio la sua convivenza con il suo compagno Fred (che peraltro l'aveva sempre trattata come una sorella, per non offendere la sensibilità di nessuno), vestita di tutto punto, come in una resa totale ai suoi persecutori. Pantera Bionda venne così rimossa dalla memoria collettiva e oggi se la ricordano solo gli esperti di storia del fumetto. Di esempi come questo che coinvolgono la nostra editoria a fumetti se ne potrebbero fare molti, prima e - soprattutto - dopo Pantera Bionda, e in parte ci aiutano a capire la situazione lacunare in cui ci troviamo oggi, per certi versi molto simile a quella di 60 anni fa. In realtà pare evidente che nel caso di Pantera Bionda disturbava soprattutto il senso di indipendenza, la parità assoluta con il partner maschio, la capacità di esprimere un ruolo sempre appartenuto all'altro sesso. Infatti tutta la buona volontà dell'editore per ridurre l'effetto "glamour" si rivelò inutile. Allo stesso modo quello che spaventa nei fumetti gay (quelli veri!) potrebbe essere proprio il fatto che raffigurano personaggi sessualmente emancipati, spesso molto virili, sicuri di sè e felici della loro condizione...In contrasto con la morale, gli stereotipi e i pregiudizi correnti. D'altra parte nel nostro paese non vengono pubblicati nemmeno fumetti gay soft e senza scene di sesso, quindi traete un po' voi le conclusioni.

1 commento:

Awakening Art ha detto...

Vale complimenti per la riflessione! davvero certe cose non le avremo mai sapute senza di te! Grazie!