martedì 15 marzo 2011
COSE DELL'ALTRO MONDO
Ciao a tutti e ciao a tutte, come va?
Lo scorso week end ero a CARTOOMICS, la fiera del fumetto di Milano che si tiene ogni anno dalle parti del vecchio ente fiera. Essendo abbastanza vicino ci vado fin dalla prima edizione, e negli ultimi anni ho notato che offre regolarmente una mostra dedicata al fumetto erotico (e vietata ai minori), che ogni volta cerca di venire incontro al tema principale delle altre mostre della fiera. Siccome quest'anno il tema principale era l'abbigliamento nel fumetto, la mostra erotica era dedicata all'abbigliamento intimo, attraverso i lavori di autori storici del fumetto erotico italiano: Guido Crepax, Giovanna Casotto, Leone Frollo, Roberto Baldazzini e Nick Guerra (di cui, qui sotto, vedete una tavola che omaggia i cataloghi di biancheria intima di inizio '900).
I disegni erano belli e la mostra interessante, ma come potete facilmente intuire l'intimo in questione era unicamente femminile. D'altra parte, se in certe occasioni è scontato che l'erotismo a fumetti sia etero per definizione, non ha nemmeno senso prendersela con chi organizza le suddette mostre. Infatti il compito di valorizzare la cultura gay non spetta certo ai poveri etero che - peraltro coraggiosamente - lasciano spazi espositivi per l'erotismo nelle fiere del fumetto italiano. Semmai la responsabilità è delle associazioni gay che - onestamente parlando - non sono per niente interessate a ritagliarsi uno spazio in manifestazioni di questo tipo. Cartoomics si fa a Milano da qualcosa come diciotto anni, e il fatto che nessuna associazione gay (a partire dall'arcigay locale) si sia mai proposta per organizzare qualcosa al suo interno è abbastanza indicativo. Soprattutto se si considera che parliamo di una città "gay" come Milano.
Devo essere sincero: al confronto mi sembrano un po' surreali le polemiche che, in questi giorni, si sono create intorno all'annuale Erotic Fair organizzata a West Hollywood dalla Tom of Finland Foundation. Se siete fedeli lettori di questo blog saprete che parlo di una fiera dedicata all'illustrazione erotica in generale, ma che - per ovvi motivi - si occupa prevalentemente di erotismo gay. Questa è la sedicesima edizione della manifestazione, che porterà a West Hollywood una cinquantina di artisti da tutto il mondo, con lo scopo di valorizzarne la produzione e di raccogliere fondi per il mantenimento dell'associazione stessa. Il manifesto di quest'anno è una rielaborazione del David di Michelangelo che Tom of Finland realizzò su commissione per il regista Franco Zeffirelli (e che a quanto pare lui rifiutò perchè era troppo dotato).
Ovviamente questa immagine non ha niente a che fare con la polemica di cui vi parlavo, e che nasce dalla commissione arte e cultura di West Hollwood, che non ha approvato la collocazione della Erotic Fair nel centro espositivo che si trova presso il West Hollywood Park, come era già avvenuto l'anno scorso. La decisione è stata ufficialmente motivata dal fatto che una manifestazione di questo tipo, all'interno di un parco cittadino frequentato da famiglie con bambini, poteva risultare inappropriata (anche se si svolgeva rigorosamente al chiuso). La fiera si farà ugualmente, all'Auditorium San Vincente, ma come potete immaginare si è scatenato un mezzo putiferio... Anche perchè il comune di West Hollywood aveva già approvato, patrocinato e finanziato la manifestazione (assieme alla camera di commercio e al consolato finlandese). Nel consiglio comunale ci sono stati anche dei politici che hanno dichiarato illegale il mancato patrocinio, che secondo loro andrebbe contro il Fair Education Act, una legge californiana approvata lo scorso dicembre (ed elaborata dal senatore gay dichiarato Mark Leno, che vedete qui sotto) che vieta gli atteggiamenti omofobici negli eventi culturali (manifestazioni, fiere, mostre, ecc)...
Penso che sia abbastanza evidente come il livello di questo dibattito sia assolutamente fantascientifico per gli standard italiani, quindi cercherò di non infierire. In questa sede mi limito a farvi notare che l'Erotic Fair della Tom of Finland Foundation può contare su un nutrito gruppo di sponsor anche quest'anno. Per farvene un'idea più precisa potete cliccare sull'immagine che vedete qui sotto.
Come potete notare si tratta per la maggior parte di attività che si rivolgono al mondo gay (locali, club, altre associazioni, riviste, ecc), e che hanno deciso di contribuire conomicamente ad un'iniziativa culturale gay pur non avendo nulla a che fare con la cultura nel senso più stretto del termine. Credo che questo dia esattamente la misura di come può essere diverso il concetto di comunità gay fra la California e l'Italia, e anche questo può spiegare perchè dalle nostre parti le inziative culturali gay sono così rare e sporadiche, soprattutto quando c'è di mezzo l'arte. La cosa interessante, però, è che - Italia a parte - l'approccio americano si sta diffondendo anche in buona parte d'Europa. Da qualche giorno, ad esempio, è stato diffuso il poster della quinta edizione di IDEM, il festival gay dell'arte audiovisiva dell'Andalucìa. Forse sbaglio, ma credo che se in Italia si utilizzasse un disegno del genere per promuovere una manifestazione artistica a tematica omosessuale si potrebbe scatenare qualcosa di molto simile all'apocalisse... Oltretutto a questa manifestazione possono partecipare anche le opere di eventuali artisti minorenni (con l'autorizzazione del loro tutore legale, ovviamente). Quest'anno IDEM si terrà a Malaga (per tutte le informazioni potete CLICCARE QUI). Ora: io sono notoriamente esterofilo, ma penso che sia obbiettivamente notevole il fatto che in un paese come la Spagna, che più di altri risente della crisi economica degli ultimi anni e in cui il tasso di disoccupazione giovanile inizia a competere col nostro, ci sia ancora tutta questa voglia di puntare su arte e cultura... Anche nel senso gay del termine e cercando di offrire un'immagine fresca e vitale della cosa.
Sicuramente non pretendo di avere la verità in mano, ma penso che la realtà culturale del nostro paese sia bloccata da tantissimi anni, e che la crisi economica non abbia fatto altro che accentuare una situazione già abbastanza problematica. Che poi il discorso omosessuale venga penalizzato in maniera particolare - anche per non andare contro all'opera di delegittimazione generale portata avanti dai poteri forti del nostro pease - penso sia davvero sotto gli occhi di tutti, soprattutto quando si confronta la nostra situazione con quella di altre nazioni, neanche tanto lontane. Le uniche iniziative culturali gay che nel nostro paese godono di (una relativa) buona salute sono i festival del cinema gay, che però - guardacaso - sono nati una ventina di anni fa. Come dire che là eravamo e là siamo rimasti... E a proposito di cinema, e del fatto che in tutto il mondo le tematiche LGBT iniziano ad essere sdoganate in una maniera impensabile per gli standard italiani, a questo punto non posso fare a meno di segnalarvi un film che è uscito alla fine dello scorso anno in Indonesia... E incentrato su Madame X, la prima super transgender che combatte per i diritti delle minoranze!
Vorrei farvi notare come, al di là dell'intento evidentemente parodistico e nei limiti della cultura indonesiana (che non è esattamente gay friendly), la tematica transgender viene affrontata in maniera molto più fresca, moderna e scanzonata rispetto al cinema di casa nostra, che su certi argomenti risente ancora di un'arretrata mentalità molto anni '70. Forse, con rispetto parlando, siamo arrivati al punto di dover prendere esempio persino dall'Indonesia?
Chissà...
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2 commenti:
Interessante il concorso, ma le iscrizioni son chiuse dal 25 febbraio uff...
Sono d'accordo con te, prima di tutto sull'esterofilia: non credo di esser nato per stare in Italia, e le mie motivazioni NON sono esclusivamente legate alla condizione dei gay nel nostro paese..ho diecimila altri buoni motivi...
seconda cosa: è vero che in Italia non si investe molto sull'arte e nello specifico su quella a tematica LGBT, ma è anche vero che sono le prime associazioni LGBT che non sembrano muoversi in nessuna direzione!! almeno parlo per quello che vedo qui al sud: non vi è nessuna proposta costruttiva, nessuno stimolo a incontrarsi e a unirsi verso uno scopo qualunque..su facebook mi arrivano ogni tanto degli inviti anche dall'arcigay che pubblicizza fantomatiche "occasioni di incontro" per poi scoprire che queste occasioni non sono altro che serate in discoteca..che passi avanti deve fare il resto dell'Italia se siamo noi per primi a fregarcene altamente di tutto tranne che andare a ballare??? in risposta a una tua domanda: si, abbiamo da imparare perfino dall'Indonesia!
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