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mercoledì 18 febbraio 2015

FUMETTI VIRTUALI E SODDISFAZIONI REALI...

Ciao a tutti, come va?
Forse avrete notato anche voi che ultimamente il mondo degli appassionati di fumetti si sta dividendo in maniera molto netta fra quelli che sostengono che le nuove tecnologie rappresentano il futuro e quelli che sostengono che segneranno la condanna a morte dell'industria fumettistica... Con una netta prevalenza della seconda fazione, perlomeno in Italia, dove editori ed esperti (o presunti tali) sono abbastanza pessimisti... E dove i principali siti che si occupano dell'argomento sono straordinariamente refrattari alla segnalazione, promozione e recensione di web comics, fumetti digitali, piattaforme digitali per l'acquisto di fumetti e via discorrendo.

Il che, in effetti, farebbe sospettare che chi gestisce i siti di informazione fumettistica in Italia non ha le competenze necessarie, oppure che ha qualche interesse collaterale a promuovere apertamente solo gli editori tradizionali che pubblicano in maniera tradizionale... A meno che, più semplicemente, chi gestisce i suddetti siti non voglia fare pubblicità gratuita a delle attività commerciali che trovano posto sul web... Il che, suppongo, avrebbe una certa logica...

E questo diventa particolarmente rilevante se, con tutte queste omissioni, il quadro generale viene falsato per supportare la teoria secondo cui i fumetti tradizionali sono prodotti di qualità, mentre i web comics sono, nella migliore delle ipotesi, fumo negli occhi o roba da niente... Senza contare la teoria secondo cui, ovviamente, i web comics e il mercato digitale in realtà non sono in grado di risollevare il settore del fumetto, non sono in grado di favorire il ricambio dei lettori, ecc...

Ognuno è libero si pensarla come crede, ovviamente, ma sarà proprio così?

A guardare alcuni dati oggettivi, in effetti, i dubbi non mancano. Senza andare a guardare necessariamente a quello che succede negli USA, dove i fumetti digitali animano un vero e proprio mercato parallelo e dove un crescente numero di autori vive grazie ai suoi web comics e alle raccolte (stampate) degli stessi, in Italia abbiamo la casa editrice SHOCKDOM (il suo shop lo trovate CLICCANDO QUI), che dal 2000 rappresenta l'anello di congiunzione fra chi realizza web comics (in Italia) e il mondo della carta stampata. Dopo tanti piccoli successi in fumetteria ha tentato la strada dell'edicola, e lo ha fatto con un trimestrale dedicato alle storielle comico-demenziali-assurde-nonsense di Sio (all'anagrafe Simone Albrigi), che si è rivelato un successo clamoroso: 20.000 copie bruciate in meno di una settimana, 30.000 in ristampa e posizione numero uno nella classifica di amazon.it... Senza contare il videogioco ufficiale realizzato tramite crowdfunding (e che ha raccolto 18.000 euro in più rispetto ai 20.000 euro necessari)...

E il caso di Sio non è proprio isolato, visto che iniziano ad esserci anche altri autori che, tramite il web, non solo sono riusciti a farsi conoscere e ad avviare una carriera, ma che hanno anche contribuito a raggiungere un vasto pubblico di lettori potenziali che abitualmente non leggono fumetti.

Qual è la chiave del loro successo? Sicuramente la familiarità con i nuovi mezzi di comunicazione (Sio è anche un vlogger molto seguito su youtube, dove ha un canale di nome SCOTTECS che è prossimo a cento milioni di visualizzazioni), ma soprattutto la totale mancanza di una qualsiasi forma di sottomissione agli standard che dettano legge presso gli editori tradizionali... Nonchè la capacità di allinearsi alla sensibilità REALE di una vasta platea. Alla fine gli autori come Sio producono quello che gli viene da produrre, e guardacaso riescono a produrre quello che un vasto pubblico vuole che sia prodotto... Senza mediazioni, vincoli crativi o altro.

E ci riescono perchè loro fanno parte del grande pubblico REALE, esattamente come i loro lettori, cosa che buona parte di chi produce fumetti in Italia non può più dire.

E probabilmente è questo che mette a disagio gli editori tradizionali, e il mondo che gli gira attorno (spingendolo a parlare il meno possibile di web comics e di autori come Sio)... Questo e il fatto che i suddetti fumetti hanno successo senza bisogno di grandi investimenti, incentrando tutto sulla creatività degli autori e sui gusti dei lettori... E ignorando del tutto cose come la sudditanza psicologica alle lobby di potere e allo zoccolo duro rappresentato dai lettori "storici" e/o più tradizionalisti...

Purtroppo, o per fortuna, i web comics sono la prova che, negli anni di internet, il successo arriva se fai qualcosa che piace davvero al target che prendi di mira, perchè oggi - con tutta l'offerta che c'è a disposizione - i lettori non sono più disposti a scendere a compromessi e a perdere tempo leggendo qualcosa che non li convince del tutto...

Vuoi fare un fumetto che piaccia ai giovani e attiri nuovi lettori? Allora smettila di pensarlo anche in funzione dei tuoi lettori over 60! E magari affidati a degli autori che sappiano produrre storie in linea coi giovani di oggi, e non con i giovani di venti, trenta o quaranta anni fa... Semplice, no?

E gli autori come Sio, o come l'americano Rick Burlew (che col suo web comic Order of the Stick guadagna somme nell'ordine del milione di dollari), guardacaso si rivolgono ai giovani e dimostrano che il successo non è più (solo) una questione di virtuosismi estetici, ma soprattutto di contenuti...

Nel senso che un bravo disegnatore dà un valore aggiunto ad un fumetto che RICHIEDE di essere disegnato bene, ma un fumetto disegnato benissimo difficilmente potrà compensare la mancanza dei contenuti necessari per renderlo davvero gradito al pubblico che vuole conquistare...

Perchè oggi, evidentemente, la forma non riesce più a prevalere sulla sostanza, e forse è meglio così.

E questo discorso è ancora più valido nell'ambito dei web comics a tema gay, che a quanto pare stanno entrando in una nuova fase. Infatti finora avevano sempre mantenuto un ruolo marginale rispetto ai fumetti gay stampati tradizionalmente, tant'è vero che la loro massima aspirazione è stata per lungo tempo quella di essere pubblicati successivamente sotto forma di raccolta cartacea, anche solo per il fatto che la suddetta raccolta rappresentava l'unica forma di guadagno effettivo che gli autori avrebbero ottenuto da questo tipo di opere.

Poi, però, la situazione si è evoluta, perchè anche gli autori di fumetti gay hanno iniziato a credere sul serio nel potenziale dei web comics in quanto tali e nel potenziale delle piattaforme per la vendita di fumetti digitali... E questo radicale cambio di mentalità ha iniziato a produrre risultati decisamente interessanti. Ad esempio facendo emergere quei fumetti che riescono a coinvolgere davvero il pubblico, al punto di fargli investire i propri soldi nel finanziamento diretto di questi progetti... Anche quando sarebbe possibile leggerli comodamente (e gratuitamente) tramite la condivisione illegale e la pirateria...

Escludendo il Giappone, dove da anni c'è un vero e proprio mercato parallelo dedicato ai fumetti gay prodotti espressamente per il mercato digitale (e venduti tramite apposite piattaforme, come DLSite, che trovate CLICCANDO QUI), il primo a invertire la tendenza nel mondo occidentale è stato Patrick Fillion, che da qualche anno permette anche di acquistare in formato pdf, e direttamente dal suo sito, i fumetti omoerotici prodotti dalla sua etichetta CLASS COMICS, che era nata come una casa editrice tradizionale.

Tuttavia, ultimamente, i casi che meritano di essere segnalati si sono moltiplicati.

Ad esempio: Alex Woolfson, l'ideatore e sceneggiatore dei webcomics Artifice e The Young Protectors (CLICCATE QUI), vuole portare avanti progetti di qualità e per i suoi webcomics si affida a un disegnatore e ad una colorista professionisti regolarmente retribuiti. Fino a poco tempo fa garantiva una pagina a settimana, e una pagina extra in base alle donazioni che riceveva: così ogni volta che raggiungeva 400 $ metteva online una tavola bonus. Poi ha iniziato ad utilizzare una nuova piattaforma per la raccolta fondi, che si chiama PATREON (CLICCATE QUI) e che - a differenza di altri siti simili - consente ai sostenitori di un progetto di "abbonarsi" per garantire la sua prosecuzione con una quota fissa mensile... Ebbene: oggi gli abbonati che sostengono la prosecuzione della serie The Young Protectors di Alex Woolfson (che COMUNQUE è visibile GRATIS sul suo sito) gli garantiscono un'entrata mensile di 3450 $ (circa 3000 euro)... E Alex Woolfson si è iscritto a PATREON solo da un paio di mesi!

Tuttavia il suo obbiettivo sarebbe quello di raggiungere almeno la cifra di 7000 $ al mese, il che gli permetterebbe di abbandonare il suo lavoro ufficiale e di vivere agiatamente solo seguendo i suoi progetti a fumetti, potendosi anche permettere di pagare tutte le tasse del caso e di stipendiare regolarmente gli artisti che lavorano per lui. Se dovesse riuscirci si tratterebbe probabilmente di uno spartiacque per il mondo del fumetto gay (online e non), che aprirebbe le porte a tutta un serie di possibilità impensabili fino a poco tempo fa.

Comunque c'è da dire che ad Alex Woolfson servirebbero 7000 $ al mese perchè deve anche pagare qualcuno per realizzare graficamente le sue storie... Se però degli artisti che fossero in grado di sceneggiare e disegnare autonomamente delle belle storie a tema gay iniziassero a sfruttare pienamente le possibilità offerte da internet saremmo prossimi ad una piccola rivoluzione, che finirebbe per riconfigurare completamente il ruolo e le scelte delle case editrici tradizionali...

Notoriamente prudenti riguardo a certi temi...

Eppure, giusto per fare un altro esempio, la miniserie THE PRIDE scritta dall'inglese Joe Glass, e incentrata su di un gruppo di supereroi LGBT, era partita come progetto di crowdfunding e poi è approdata sulla piattaforma per la vendita di fumetti digitali Comixology (CLICCATE QUI)... E il numero uno è finito nella lista dei 25 fumetti autoprodotti più apprezzati del 2014!
E probabilmente anche questa piccola conquista è rappresentativa di un cambiamento in atto, che sta iniziando a dimostrare come anche i fumetti LGBT che partono da zero, ma hanno un target di riferimento ben delineato, riescono a risultare competitivi in un ambito più generalista... Mentre una volta, prima che internet prendesse piede, potevano farsi largo solo all'interno del circuito gay.

Quindi siamo davvero così sicuri che internet stia facendo più danni che altro? Oppure sono gli editori italiani che non riescono ad adattarsi ai nuovi meccanismi e al fatto che - in un contesto infinitamente più competitivo e meritocratico - non possono più pretendere che le loro strategie storiche risultino ancora vincenti? Forse pensano davvero che i tradizionali vincoli che si autoimpongono (uno fra tutti la rappresentazione datata dell'omosessualità) siano un'ancora di salvezza, mentre in realtà si stanno dimostrando una zavorra che li trascina sempre più giù?

Chissà...

Certo è che ormai è da diversi anni che nei paesi di lingua inglese su AMAZON i libri digitali si vendono meglio di quelli cartacei, ma questo non significa che la gente abbia smesso di leggere, dopotutto...

E comunque, giusto per la cronaca, in Giappone - dove solo il Cielo sa quante alternative ci sono ai fumetti tradizionali - il mercato del fumetto, nel 2014, ha registrato un incremento dell'4%, raggiungendo un fatturato di ben  281.51 miliardi di yen (e cioè più di 2 miliardi di euro)... Alla faccia della crisi. Non sarà forse che in Giappone, a differenza che in Italia, gli editori si tengono sempre molto aggiornati e mettono al primo posto i gusti dei lettori, differenziandoli in fasce di pubblico molto precise?





Chissà... Chissà... Chissà...

Alla prossima.

P.S. Vi ricordo che in cima a questo blog (nella versione web che potete visualizzare dal browser e non in quella per cellulare) potete votare per il PREMIO GLAD (Gay e Lesbiche Ancora Denigrati: trovate tutti i dettagli cliccando sull'apposito banner) 2015. Partecipate e spargete la voce!

10 commenti:

Fa.Gian. ha detto...

Articolo interessantissimo, as usual, ma ogni volta che leggo questi discorsi sui fumetti (e libri) virtuali, non posso fare a meno di chiedermi due cose:

- Siamo sicuri che rimarrà qualcosa di tutti questi file che stiamo creando?
Cosa lasceremo ai nostri discendenti tra 100, 200 o 1000 anni?
Saranno in grado di leggere un .pdf, come noi siamo in grado di leggere un libro scritto da Da Vinci, Petrarca, o simili ?

Già oggi non siamo più capaci di leggere un floppy-disck di 15 anni fa, io non voglio perdere le cose che mi piacciono e che colleziono, siano essi film, fumetti, libri, ricette di cucina o che altro.

Conviene puntare tanto sul digitale, con questi presupposti (a parte il tornaconto economico che america e Giappone ci stanno mostrando, NEL BREVE TERMINE) ?

Non sottovaluterei il discorso "collezionismo" ha alla base il desiderio di conservazione (io sono passato dalle VHS ai DVD illuso che i DVD fossero eterni, invece durano 15/20 anni, mentre le VHS ancora potrei leggerle).

- Da analfabeta digitale non riesco a capire come mettere un disegno, o un fumetto in rete, a disposizione di tutti, possa farmi guadagnare.

Io carico i miei disegnini su DeviantArt, spesso mi capita di vederli riprodotti su magliette o oggetti vari, senza permesso; credo sia impossibile guadagnare, a meno di "mendicare" attenzione e finanziamenti sulla fiducia dai fans con strategie di mercato o peggio, che io (da disegnatore introverso e asociale) non conosco e non so gestire.

Non è solo questione di mentalità, è proprio che non conosco le piattaforme on-line (e come me gli editori italiani storici, e il 50% degli internauti non giovanissimi), quindi come si può convincere la società a cambiare, se prima non gli si da (a ripetizione e continuamente) informazioni in merito?

Più che dire "all'estero sono bravi invece noi...", non sarebbe il caso di dire "noi dobbiamo fare COSÍ, perchè all'estero facedo così hanno successo" ?

Wally Rainbow ha detto...

Per quel che vale ciò che penso io credo che la soluzione migliore sia nel mezzo: cioè creare files che possano ANCHE essere stampati e collezionati a discrezione di chi vuole essere sicuro di avere un supporto che dura nel tempo. Secondo me è solo questione di tempo prima che la gente si renda conto che la carta rimane un supporto insuperabile, perchè più duraturo e MOLTO più pratico. Ha il difetto di essere più ingombrante, quello sì, ma a parità dei suoi vantaggi mi sembra poca cosa. Riguardo alle forme di guadagno direi che siamo proprio all'alba di una rivoluzione, che in effetti richiede un ripensamento generale dei rapporti fra chi produce e chi fruisce. E sicuramente le competenze vanno aggiornate in continuazione, valutando nel modo più preciso possibile il pubblico che si vuole raggiungere. Ad esempio: quando io ho lanciato alcune proposte agli inizi del 2000 ero "sintonizzato" sulle strategie americane, che però in Italia non avevano senso (anche solo perchè all'epoca da noi gli acquisti online erano visti con totale diffidenza, e comunque mi appoggiavo a persone abbastanza ottuse e incompetenti). Il punto è che oggi non bisogna più pensare in termine di scambio (se tu mi paghi io ti do una cosa che altrimenti non potresti avere), e in effetti adesso ho una mezza idea di rimettermi in gioco per verificare se tutto quello su cui ho meditato in questi anni ha avuto senso. Se le cose funzionano ci scrivo un manuale, prometto :-P

Fa.Gian. ha detto...

Come fai a pretendere che un lettore si stampi un libro intero da un file, quando può leggerlo sull'e-book?

Dai, un file costa 50 centesimi, e tra carta, inchiostro e rilegatura, stamparti un libro da un file ti costa almeno 20 euro, tanto vale comprarlo già fatto in libreria.

Qui più che all'alba di una nuova era, siamo al bivio tra "preservazione" e "perdita" della memoria", e non sottovaluterei il pericolo

Perchè non serve molto per riportare la terra al medio evo, basta che UNA sola generazione perda ricordo del suo passato.

E sta succedendo adesso, con la generazione di bambini che sta nascendo ora, negli anni '10.

basta cancellare wikipedia con un attacco hacker, perchè la gente non sappia più nemmeno scrivere "coscIenza" con o senza la "I", figurati tutto il resto.

PS:
Auguri per la "mezza idea", faccio il tifo per te

Wally Rainbow ha detto...

In effetti i costi della stampa sono un ostacolo, che però si potrebbe superare se un numero sufficiente di persone prenotassero lo stesso libro... E probabilmente è anche per questo che il crowfounding si sta diffondendo nel mondo dei fumetti autoprodotti. Staremo a vedere. Vero è che la dipendenza dalla tecnologia non è che sia proprio una cosa positiva. Io nel dubbio continuo a comprare anche libri di carta e le mie due enciclopedie le tengo al sicuro nello sgabuzzino anche se non le consulto più da anni :-P

Auramazda ha detto...

articolo molto interessante e assolutamente vero, io leggo diversi fumetti online gratuiti e i migliori vengono o venivano (se conclusi) finanziati interamente dalle donazioni avendo comunque una qualità grafica estremamente alta come: Girl genius, PS238, Seaph Inn (è migliorato molto con l'andare della storia), Gunnerkrigg court (che ha anche una storia di amore lesbo di una delle protagoniste), Flipside (concluso, con una protagonista bisex che flirtava spudoratamente) e più recentemente il bellissimo Stand Still Stay Silent di un autore finlandese che riesce a produrre 5 tavole al giorno grazie al successo del suo precedente fumetto online gratuito Red Tail le cui stampe (circa 20.000 alla volta al prezzo di 16€ se non mi ricordo male) sono andate praticamente subito esaurite, io Red Tail non lo ho trovato così eccelso da comprarmi il libro ma SSSS sì e quando uscirà nonostante lo abbia già letto mi comprerò una copia cartacea.
Da quello che producesti ai tempi di Rainbow e da quello che leggo in questo blog sono sicuro che tu sia maturato parecchio e potrai avere successo in un simile mercato, ricordati solo di mettere la versione inglese del sito se lo vuoi fa, avrai comunque il mio like.

Wally Rainbow ha detto...

Per un attimo sono stato male! Poi ho controllato e l'autore di Stand Still Stay Silent faceva 5 tavole alla settimana e non al mese! In effetti anche quando io facevo 4 striscie di Robin Hoog alla settimana le cose promettevano bene... Poi però ho avuto divergenze con chi gestiva il sito e da lì è iniziata la frana :-/

Auramazda ha detto...

ops, scusa volevo dire settimana non so perché è uscito giorno, comunque il creatore di SSSS ha un grande talento artistico e informatico per creare tavole così artistiche, piene di particolari e colorate magnificamente in un giorno, a volte il venerdì prepara anche una tavola doppia, tra parentesi visto che questo web comic è stato pensato per essere poi pubblicato quando fa le pagine doppie sta bene attento che la numerazione sia corretta così che siano una di fianco all'altra e non fronte retro.

Anonimo ha detto...

Ciao Valeriano, io penso che la diffidenza del digitale nasca in gran parte da un problema psicologico: molte persone non riescono a farsi una ragione del fatto che non rileggeranno MAI una seconda volta la stragrande maggioranza di ciò che acquistano. In passato c'era quantomeno la scusa che molte cose, dopo una breve permanenza sugli scaffali, sparivano per sempre, ma oggi proprio il digitale ha risolto questo problema, rendendo disponibili decine di migliaia di titoli prima introvabili (e ciò che non si trova legalmente lo puoi trovare grazie ai fan). Una volta che le nuove generazioni avranno maggiore voce probabilmente la norma diventerà quella di leggere in digitale e si stamperanno solo quelle cose con cui vale davvero la pena di riempirsi la casa per rileggerle più volte nel tempo, in edizioni di qualità.
Passando ad altro, trovo poco sensati i commenti relativi alla perdita di informazioni o peggio della memoria. Del passato -di qualunque passato- si conservano solo pochi frammenti (delle decine di migliaia di film prodotti in ogni decennio quanti ne ricordiamo? 50? 100?) la rivoluzione di internet è pari solo a quella avuta con l'invenzione della stampa.
Una volta ci si prestava libri e fumetti, oggi milioni di persone hanno archivi elettronici con tetabyte di dati che possono scambiarsi al ritmo di “tutti i 700 numeri di Spider-man”, credo non ci sia paragone. E anche riguardo alla qualità non mi pare ci siano problemi, è vero che nello scorso decennio mancava la mentalità di conservare quanto prodotto in formati adeguati (mi sembra di ricordare che anche i tuoi fumetti hanno risentito di questa situazione) ma oggi le cose sono del tutto diverse. Tutti gli artisti sanno di dover salvare in formati tipo tiff multilivello, di avere backup su dischi esterni e server, di dover mettere a disposizione le loro opere in pdf godibili sia sugli schermi più piccoli che su quelli ormai giganti dei pc di casa. Ci saranno sempre cambiamenti, ma il rodaggio è terminato, ora possiamo iniziare a fare sul serio...

☆♥ Laura Spianelli ♥☆ ha detto...

Io fino allo scorso anno mi ponevo le menate tipiche da "vecchia" sull'argomento, tipo: "ma il web può soppiantare la carta? e se subentrasse una crisi energetica?? Cosa faremo con una crisi energetica? E la qualità dei prodotti?? Come mantenere la qualità senza una casa editrice a monitorare il lavoro?"...

Ricordo che una sera esposi la domandona "meglio web o cartaceo?" ad un caro amico (sotto gli "enta" per intenderci) e nel parlare di percentuali, lui tirò fuori il suo tablet e cercò in rete i dati che io non potevo cercare perché non avevo la tecnologia per farlo al fuori di casa.
In quel momento compresi perfettamente che era la mia mente poco allenata ai cambiamenti e non lo slittamento della produzione fumetti su web, il vero problema della questione.

Questo è il primo tassello del mio puzzle mentale.

Secondo tassello: io sono una disegnatrice e, negli anni, ho visto chiudermi in faccia tutte le porte dei miei lavori. Sia a fumetti che illustrazioni.
Una voce maliziosa potrebbe suggerire che il motivo di tali calci in culo altro non riguarda che la mia incapacità a tenere in mano una matita, ma se fosse davvero così, perché cominciare felicemente la collaborazione da entrambe le parti?
La verità è che le case editrici (sia di fumetto che non) hanno atteso la disfatta senza nemmeno provare a mettere delle protezioni, senza cercare di capire che cos'è la rete e chi ne siano i veri fruitori.
Mi è sempre parso che gli editor e le editor lavorassero pensando che il pubblico di riferimento fossero loro stess* e non una massa di persone di età diverse, magari più giovani.

Terzo tassello del puzzle: le volte che mi è capitato di parlare con autori Bonelli (sono per la maggior parte uomini quindi non mi pongo il problema di aggiungere "autrici") questi mi raccontavano sempre la solita favola secondo cui provavano a scrivere materiale nuovo, provavano a rivolgersi a un pubblico giovane, ma la "crisi" rende tutto difficile e le vendite non vanno su... E poi si pensava al "povero pubblico giovane" che al fumetto preferisce il cinema , i videogiochi, che senza delle storie adatte fin dalla sua più tenera età non potrà più approcciarsi al mondo del fumetto e... blablabla.
La verità è che il pubblico giovane, alla faccia di tutti, ha un botto di roba da leggere, che le piattaforme di fumetti digitali aumentano, che l'inglese lo si conosce (o alla peggio, la tecnologia viene sempre incontro) e che gli autori e le autrici arrivano ad essere pure pagati del loro lavoro!
Altro che aspettare le grazie di autori muffi incapaci di relazionarsi con le ultime novità -molto probabilmente- in stile giapponese!! :D
Inoltre il pubblico sta avvicinandosi all'idea di supportare le realtà in cui crede, anche in Italia!

Altri tasselli arriveranno nel mio puzzle mentale, l'unica cosa di cui ho la certezza, è che il fumetto, malgrado i videogame, malgrado le animazioni, malgrado i film ultramegaeffettonispeciali, bè il fumetto resiste e gode della sua nutrita fetta di pubblico specialmente nei paesi asiatici :)

Quindi sì, di esempi virtuosi in tal senso cominciano ad essercene parecchi e la così detta critica di settore dovrà decidersi a rompere il silenzio e parlarne, perché la qualità di certe serie web è molto alta e le artiste/gli artisti sono tant*, sono agguerrit* e soprattutto sono delle professioniste/professionisti!! E non pensano di lasciare il loro materiale “solo” su web!! :D

p.s.riguardo la questione delle eredità, l'unico elemento certo che lascerò ai miei nipoti (io non ho figli/figlie) è l'immondizia, la plastica, l'inquinamento e le scorie radioattive.

Anonimo ha detto...

Questo articolo sarebbe da incorniciare e appendere in camera o in studio per tutti i fumettisti e artisti sfiduciati. Col rischio di sembrare populista, pare davvero che il web dia le risorse per esprimersi a chi lo merita e che scrolli i vecchi baroni dai loro scranni.

Ah sono "contento" di aver capito dai commenti che Robin Hoog sia stato sospeso per divergenze col gestore, non perché il lavoro non pagasse. E davvero mi chiedo come tu abbia fatto a tenere il sangue freddo mentre lo disegnavi :-)