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venerdì 18 settembre 2015

EVOLUZIONE IN CORSO

Ciao a tutti, come va?

Siccome non mi piace darvi notizie di un certo interesse senza preoccuparmi di aggiornarvi volevo dedicare il post di oggi agli ultimi sviluppi di alcuni casi particolarmente interessanti che avevo segnalato nei mesi scarsi, e che riguardano alcuni progetti di sostegno economico che si appoggiano alla piattaforma PATREON, che - nonostante il fatto che sia nato solo nel 2013 - si sta rivelando una delle piattaforme di crowdfunding di sempre.

Partiamo dalla webserie a tematica gay THE YOUNG PROTECTORS: è passato quasi un anno (CLICCATE QUI) da quando Alex Woolfson ha provato a chiedere un sostegno mensile ai fans dei suoi personaggi... E al momento è arrivato a raccogliere ogni mese la non proprio irrilevante somma di 8337 dollari (più o meno 7300 euro)!

Con questi soldi deve anche pagare chi disegna e colora le sue storie, ma indubbiamente quello che gli resta è una somma più che dignitosa, e ora il suo fumetto genera più introiti di tanti lavori "normali"... E sicuramente più della media delle classiche autoproduzioni a fumetti.

Un altro caso, a modo suo persino più interessante, che avevo segnalato su questo blog era stato quello del vlogger Paul Charles Staffelbach, in arte Gay Comic Geek, che era stato licenziato dal suo posto di lavoro all'inizio dell'anno (CLICCATE QUI), dopo che il suo principale aveva scoperto che aveva un blog che si occupava di fumetti e pornografia gay.

Siccome all'improvviso era rimasto senza fonti di reddito, e siccome questo non è esattamente un periodo eccezionale per perdere il lavoro, aveva tentato anche lui la carta crowdfunding, appellandosi ai fruitori del suo blog per non finire in mezzo a una strada... Ebbene: prima ha raccolto un fondo di emergenza tramite la piattaforma FUNDRZ, raggiungendo circa 2856 dollari (sui 2500 euro), dopodichè anche lui ha provato a giocare la carta di PATREON e adesso ogni mese mette assieme la somma di 1537 dollari (1376 euro)! Praticamente uno stipendio! E infatti per non deludere i suoi supporter, che ora sono diventati i suoi "datori di lavoro", adesso pubblica diversi post al giorno...

Decisamente niente male per ragazzo gay un po' più esibizionista della media, che all'inizio aveva messo in piedi un blog solo per condividere la sua passione per i fumetti, il cosplay e la pornografia gay... Soprattutto considerando che è riuscito a trasformare la causa del suo licenziamento nella sua principale fonte di sostentamento. Tra l'altro può essere interessante notare che quando ha lanciato la raccolta fondi di emergenza su FUNDRZ ci sono state persone che gli hanno inviato anche 100 o 200 dollari: segno evidente che per molte persone il suo contributo al web era decisamente importante, e che il suo licenziamento aveva assunto un valore simbolico non da poco...

Questi due esempi abbastanza eclatanti, ma non isolati, probabilmente stanno dando la misura di una piccola rivoluzione in corso, di cui è molto difficile intravedere gli sviluppi, soprattutto in contesti editorialmente "svantaggiati" come quello italiano.

Mi spiego meglio: il crowdfunding, da noi, non è ancora una pratica molto diffusa, ma ha già iniziato a dare risultati interessanti per iniziative a termine come la realizzazione di volumi autoprodotti. Tuttavia anche da noi qualche autore sta iniziando a sperimentare il crowdfunding mensile per portare avanti dei progetti a tempo indeterminato. Ad esempio lo sta facendo Bigio (l'autore di cui ho parlato QUI), che su PATREON propone di finanziare la sua attività con un contributo mensile minimo di un euro (CLICCATE QUI)... E questo, attualmente, gli fa raggranellare 902 dollari (790 euro) al mese! Cifra tutt'altro che trascurabile considerando che Bigio è su PATREON solo da maggio, e che questa piattaforma in Italia ha ancora un ampio margine di crescita.

Probabilmente è solo questione di tempo prima che qualche altro autore italiano segua l'esempio di Bigio, magari proponendo fumetti in altre lingue, e se - come è probabile - questo genere di approccio inizierà a diffondersi sul serio la situazione del fumetto in Italia potrebbe cambiare radicalmente.

Nel senso che uno dei motivi principali per cui gli autori italiani hanno accettato per decenni di indossare museruole e paraocchi, scendendo a compromessi con la loro creatività, stava nel fatto che per essere retribuiti dagli editori dovevano accettare le loro condizioni... E siccome in Italia, finora, pochissimi editori garantivano introiti tali da trasformare la passione per i fumetti in un lavoro, tantissimi professionisti non hanno potuto esprimere il loro pieno potenziale, adeguandosi ad una serie di vincoli imposti dall'alto..

E se adesso questa situazione cambiasse? E se ora ci fosse un futuro anche per quegli autori che vogliono trattare tematiche e stili che gli editori italiani schiverebbero come la peste? E se fosse possibile creare strade alternative e ricreare quella concorrenza che, in ambito fumettistico, nel nostro paese è assente da almeno trenta o quarant'anni?

Dopotutto perchè un autore italiano (o una squadra di autori) dovrebbe lavorare per un anno su una storia che non lo convince, e con una serie di limitazioni creative, per avere meno di 2000 euro al mese (dal solito editore monopolista), quando potrebbe guadagnarne 5000 al mese a tempo indeterminato, facendo esattamente il genere di storia che ha in mente...?

Una storia in cui gli omosessuali non devono rispecchiare stereotipi datati e aspettative omofobe, magari...

Secondo me da qui a un po' ne vedremo delle belle...

Alla prossima.

2 commenti:

Patrizia Mandanici ha detto...

Viva l'ottimismo!, però non è che gli autori italiani non conoscano questo tipo di autofinanziamento, è che è molto difficile farsi conoscere al di fuori dei soliti circuiti, se si pubblica in lingua italiana, e i soliti circuiti sono molto limitati in quanto a numero di utenti - non parliamo poi delle persone disposte a finanziare ogni mese qualcuno: secondo me è una modalità che gli italiani non apprezzano.
Fino ad adesso si è scelto il finanziamento una tantum su progetti limitati, e sono abbastanza pochi, che io sappia, quelli che sono riusciti a raggiungere le cifre previste.

Wally Rainbow ha detto...

Osservazione acuta. Vero è che nessuna legge impone agli autori italiani di non munirsi di un buon traduttore per inglese, magari madre lingua, con cui dividere gli eventuali guadagni :-)Magari la versione italiana potrebbe esserci comunque, ma se il pubblico principale dei sostenitori diventa quello che parla inglese che male c'è? :-)