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lunedì 28 settembre 2015

UN DISASTRO ANNUNCIATO...

Ciao a tutti, come va?

Quando ero piccolo e seguivo Topolino, all'epoca pubblicato da Mondadori, le pagine dei redazionali erano curate dalla giornalista e sceneggiatrice Elisa Penna (1930-2009, che vedete nella foto sotto).

Elisa Penna, tradizionalmente, curava anche tutte le "pagine della posta" fittizie, dove i giovani lettori inviavano le loro letterine ai personaggi famosi o ai personaggi Disney, ma dove chi rispondeva - nei fatti - era sempre lei. Fra le varie rubriche della posta che curava me ne ricordo una in particolare, che si chiamava "QUI... PAPERINO QUACK!": in teoria rispondeva Paperino, ma le risposte in stile "Elisa Penna" erano riconoscibilissime...

Nel senso che Elisa Penna aveva uno stile sdolcinato da mamma chioccia (si rivolgeva ai lettori chiamandoli "piume delle mie piume", tanto per dirne una), e anche se parlava al maschile e si sforzava di impersonare Paperino non era assolutamente credibile... Anche perchè, in quel periodo, il Paperino dei fumetti era collerico, cinico e indisponente, e non avrebbe mai tenuto una rubrica della posta utilizzando quei toni da Suor Letizia. Poi, per carità, la rubrica dei consigli di Suor Letizia poteva anche starci, su Topolino, ma il fatto che continuasse ad essere firmata da Paperino mi metteva a disagio... E mi pareva addirittura una specie di raggiro. Sicuramente l'intenzione non era quella, ma ricordo che quella rubrica era la parte di Topolino che leggevo meno volentieri, perchè mi sembrava un insulto alla mia intelligenza di bambino...

Ecco: REAL LIFE della Disney Panini ha finito per farmi lo stesso effetto, e suppongo che per il target a cui mirava (e cioè il pubblico adolescente e preadolescente, soprattutto femminile) sia stato anche peggio... Nel senso che pretendeva di parlare di adolescenti, ma i suoi protagonisti NON erano adolescenti "veri".

E infatti, dopo il passaggio alla bimestralità che ne ha solo prolungato l'agonia, la testata sembra essersi conclusa col numero dodici: nell'ultima pagina non ci sono preview del numero successivo, e su ANTEPRIMA (il catalogo delle novità a fumetti pubblicato da Panini) non c'è traccia del numero tredici.

Eppure mi tocca dire "sembra essersi conclusa" perchè NESSUNO, finora, ha rilasciato annunci ufficiali al riguardo, cosa che invece hanno avuto il buongusto di fare in Spagna (dove la pubblicazione e il sito sono stati cancellati ad aprile, col numero 5), in Svezia (dove si sono fermati al numero 7) e in Norvegia... L'unica nazione in cui la serie sta proseguendo è la Francia (attualmente sono arrivati al numero 9), ma è bene precisare che qui la serie esce in volumi da libreria a bassa tiratura e a prezzo alto (9,95 euro a fronte dei 3 euro di ogni numero italiano arrivato in edicola), quindi per andare in pareggio non occorrono grandissimi numeri...

La prima volta che ho parlato di REAL LIFE è stato in occasione dell'uscita del primo numero (CLICCATE QUI), e già allora avevo intuito che le premesse erano preoccupanti, dopodichè ne ho riparlato per fare il bilancio dei primi sei numeri (CLICCATE QUI), e a quel punto mi pareva che fosse stata imboccata una strada senza uscita... Così, alla fine, torno a parlarne oggi per confermare che la sua era una fine annunciata... E che questo esperimento è stato un fulgido esempio di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto che parla di tematiche adolescenziali, ma anche di come NON dovrebbe essere portato avanti un fumetto in generale.

E se ho parlato tanto di REAL LIFE su questo blog, che tecnicamente si occupa di tematiche LGBT, è proprio perchè in Italia NON abbiamo più fumetti che mirano al target adolescenziale e preadolescenziale, men che meno affrontando tematiche LGBT... Mentre il target adolescenziale e preadolescenziale, paradossalmente, avrebbe un GRANDE bisogno di fumetti che rappresentino la sua realtà , comprensiva dei risvolti LGBT che ormai FANNO PARTE  della nostra cultura giovanile...

REAL LIFE avrebbe potuto cogliere l'occasione per fare la differenza... E invece non è stato niente di tutto questo.

In realtà l'analisi dei motivi di questo insuccesso (che in parte ho già esposto nei miei post precedenti) potrebbe riempire un saggio, ma credo che - in estrema sintesi - le ragioni si possano riassumere nell'incapacità di coinvolgere il pubblico, nella paura di rappresentare il contesto adolescenziale in maniera verosimile e nell'inadeguata pianificazione di una serie a fumetti di questo tipo.

E considerando che per elaborare REAL LIFE ci sono voluti tre anni, avendo peraltro alle spalle una delle case editrici più importanti del nostro paese (la Disney Panini), è una cosa abbastanza preoccupante...

Non che la Disney italiana sia nuova a questo genere di flop... Qualcuno si ricorda dei mondi magici di Mad Sonja? O della fantascienza di Kylion, magari?


Eppure REAL LIFE era stato studiato proprio per diventare un successo al pari di W.I.T.C.H., ammiccando ai preadolescenti ed adolescenti post 2010 e post Harry Potter, che non a caso sono anche quelli più devoti al mondo dei social network... Eppure ha mancato completamente l'obbiettivo, e il successo non è arrivato.

Entrando più nello specifico era evidente fin da subito che i personaggi di REAL LIFE erano troppo "perfetti" (anche con i loro difetti) per creare un rapporto di reale identificazione col pubblico. Perfetti (anche in senso estetico) e con vite perfette: niente problemi reali in famiglia (e giammai ribellioni adolescenziali), niente situazioni realmente drammatiche, niente conflitti interiori degni di questo nome, dubbi sul futuro o altro... Nemmeno banali problemi economici, per intenderci. E soprattutto NIENTE PULSIONI SESSUALI CONCRETE... In dodici numeri ci sono stati solo tre baci sulle labbra (tutti rigorosamente etero e tutti negli ultimi numeri), e non si è mai parlato di tematiche legate in qualche modo al sesso... Cosa assurda se si pensa che questo fumetto doveva avere un impianto "realistico", e parlare agli adolescenti di oggi...

In effetti, più che un fumetto pensato per gli adolescenti e i preadolescenti (di tutto il mondo), questo potrebbe essere definito un fumetto pensato per tranquillizzare i genitori (italiani) sulla moralità dei loro figli e sul modo con cui utilizzano i social network durante l'adolescenza... Il che, in effetti, è ancora più imbarazzante se si considera che REAL LIFE è un fumetto ambientato a Londra e che il Regno Unito ha un altissimo tasso di gravidanze adolescenziali (e se non ci credete CLICCATE QUI)... Certo sarà pur vero che i soldi per pagare REAL LIFE venivano forniti dai genitori di chi lo comprava (che magari poi controllavano l'acquisto e ne valutavano i contenuti), ma è evidente che un adolescente (o preadolescente) di oggi che legge REAL LIFE prima o poi si rende conto (anche solo a livello inconscio) che si trova davanti ad un fumetto che non lo rispecchia, e presto o tardi preferisce spendere quegli stessi soldi per altre cose...

Eppure un fumetto del genere, impostato diversamente, sarebbe stato un modo FANTASTICO per affrontare le problematiche, i desideri e le incertezze degli adolescenti di oggi... Cosa che, attualmente, non viene fatta da NESSUN FUMETTO ITALIANO. Inoltre sarebbe stato un modo eccezionale per farli confrontare con i lati più positivi e più negativi di internet e dei social network...
Se poi l'omosessualità non fosse stata un tabù assoluto (e i tanti adolescenti che fanno coming out sui social dimostrano che, nei fatti, non lo è più) il discorso avrebbe potuto assumere dei risvolti ancora più interessanti...

Eppure si è scelto di fare qualcosa di completamente diverso, e cioè un fumetto "a prova di bambino e di adulto", interpretato da adolescenti a dir poco sciapetti e con una caratterizzazione posticcia, che peraltro si relazionano fra loro in maniera inverosimile...

Tutti molto teatrali e drammatici (per compensare il senso di vuoto pneumatico che trasmettevano, immagino), ma alla fine dei conti solo dei bei manichini con la personalità di un bambino di dieci anni al massimo...

E il fatto che siano stati realizzati in uno stile volutamente cool e sexy non ha fatto altro che enfatizzare l'effetto "QUI... PAPERINO QUACK!" di cui parlavo all'inizio...

Il punto è che quando la gente comprava Topolino e non gradiva "QUI... PAPERINO QUACK!" poteva passare alle altre pagine, mentre chi ha comprato REAL LIFE non aveva scappatoie... A parte non comprarlo più, ovviamente.

Senza considerare, poi, le rubriche totalmente banali e superflue all'interno di ciascun numero, incentrate sulle protagoniste che, con aria vagamente trasognata, parlano in prima persona di quello che avviene nelle storie ("QUI... PAPERINO QUACK!" ha fatto proprio scuola, a quanto pare)...

O il fatto che la pagina facebook di REAL LIFE (CLICCATE QUI) non viene aggiornata dal giugno del 2014 (ma non era un fumetto incentrato sui social?)... Tutti errori di marketing abbastanza grossolani, che di certo non hanno giovato alla buona salute del progetto...

E la cosa tragicomica è che questa operazione si annunciava fallimentare fin dalla sua ideazione. Nel senso che, per lo sviluppo della storia, sono state coinvolte due scrittrici di romanzi (Barbara Baraldi e Micol Beltramini) che - pur avendo un certo seguito fra il pubblico adolescenziale - evidentemente NON conoscevano le tecniche narrative più appropriate per lo sviluppo di una serie mensile a fumetti...

E inoltre è stata convocata anche Paola Barbato (anche lei molto "cool"), che qualche anno fa si era occupata dell'ideazione di un'altra serie "giovane" (DAVVERO!, pubblicata da Star Comics, di cui ho parlato QUI e anche QUI) , che non andò al di là del quarto numero... Segno evidente che concepire serie lunghe con tematiche giovanili non è il suo punto di forza.

Infatti - al di là dei contenuti - sviluppare una trama lentamente e in maniera introspettiva, in attesa del climax finale, può avere senso in un romanzo completo, in cui è il lettore a decidere quando andare avanti e quando fermarsi, ma non in una serie che si sviluppa in capitoli MENSILI di 54 pagine... Che oltretutto devono affrontare le vicende di TRE protagoniste principali, dilatando ulteriormente la trama.

Anche perchè, piccolo e non irrilevante dettaglio, un conto sono delle storie mensili "autosufficienti" collegate da delle sottotrame, e un conto è un'unica lunga storia divisa in più capitoli... Tantopiù che, leggendo questo primo - interminabile - arco narrativo di REAL LIFE, si ha la netta sensazione che fosse studiato per essere solo LA PRIMA PARTE di un progetto più lungo e articolato, che probabilmente non vedrà mai la luce.

Infatti alla fine gli interrogativi principali restano tutti senza risposta, e non si riesce a capire nemmeno quale sia la vera natura del misterioso Thomas, che è il motore di tutta la vicenda... É un fantasma con delle situazioni irrisolte? Un'anomalia spazio temporale? Proviene da un'altra dimensione? É una sorta di proiezione dei desideri delle ragazze che frequentano la sua scuola? Un angelo caduto? Un alieno clonato?

Mistero!

Alla fine si sa solo che un ragazzo identico a lui era comparso in quella scuola anni prima facendo disastri, che lui ha una qualche "missione" e che inizia a rendersi conto che è coinvolto in misteri al di là della sua stessa comprensione...

Tutto molto intrigante, certo, ma ci sono voluti dodici numeri e oltre un anno solo per accumulare interrogativi su interrogativi, e per dare modo a Thomas di scegliere quale ragazza baciare fra le tre protagoniste (anche se prima di lei - colpo di scena - finisce per baciare una ragazza comparsa all'ultimo momento, e a quanto pare lo fa per motivi che hanno a che fare con il mistero che lo circonda e che, a questo punto, probabilmente non verrà mai svelato)...

Evidentemente tutto ciò NON ha aiutato questa serie a spiccare il volo...

O a renderla competitiva nel senso moderno del termine... Non se si considerano i prodotti multimediali a cui hanno accesso gli adolescenti di oggi, e in particolare gli adolescenti stranieri... Cosa da non sottovalutare, considerando che REAL LIFE ha avuto un lancio internazionale.

Voglio dire: tu, Panini Disney, proponi REAL LIFE in Spagna? La stessa Spagna in cui, già dal 2008, veniva trasmessa la serie televisiva FISICA O CHIMICA? Una serie per adolescenti in cui i liceali gay pomiciavano allegramente in pubblico? E poi ti stupisci se in Spagna il tuo fumetto, che per mostrare un semplice bacio etero ha richiesto mesi e mesi di tedio, non va oltre il quinto numero?
Suvvia...

In Norvegia proponi un fumetto per adolescenti in cui l'omosessualità è un tabù? In una nazione che considera le coppie omosessuali italiane - che in Italia non hanno diritti - alla stregua dei rifugiati politici, e per questo le fa sposare anche senza bisogno di avere la cittadinanza? Una nazione in cui la religione principale, la Chiesa Luterana Norvegese, concede di celebrare matrimoni gay religiosi negli edifici di culto?

E lo porti anche in Svezia? Dove gay e lesbiche (single come in coppia) possono adottare figli dal 2003? In cui il 71% dei cittadini, già nel 2006, era a favore dei matrimoni gay? Dove si tengono corsi di educazione sessuale nelle scuole dal 1956, e fin dalle elementari, e dove gli adolescenti hanno aule apposite per approfondire l'argomento... Ad esempio facendo test di resistenza sui profilattici (foto sotto, e se non ci credete CLICCATE QUI)?

E magari ti stai ancora chiedendo come sia mai possibile che in questi paesi REAL LIFE, che oltretutto hai progettato per tre anni, si sia rivelato un flop?

Forse non dovrei dirtelo, ma mi sento un po' in imbarazzo per te...

Inoltre pensavi davvero di realizzare un fumetto dalla parte degli adolescenti presentandoli come un branco di rintronati che utilizzano i loro smartphone, le nuove tecnologie e i social SOLO per scambiarsi messaggi frivoli, rilasciare dichiarazioni immature e/o litigare? O non sarà, piuttosto, che hai voluto realizzare un fumetto tranquillizzante per gli adulti, utilizzando gli stereotipi che hanno costruito attorno agli adolescenti degli ultimi anni? Non ti è venuto il dubbio che forse, in questo modo, non facevi altro che allontanare REAL LIFE dal pubblico che volevi conquistare?
E poi, cara Disney Panini, non hai pensato che, anche se in Italia gli adolescenti vengono visti (e presentati) in un certo modo e anche se vivono in un contesto repressivo, non sono poi così diversi dai loro colleghi di altre nazioni? E che in fatto di intrattenimento sono diventati esigenti e disinibiti quanto loro, se non di più?
I tempi di "QUI... PAPERINO QUACK!" sono finiti, per fortuna, e grazie alle nuove forme di intrattenimento le possibilità di scelta di un adolescente medio sono sempre più numerose. Ragionare in termini di "devo fare qualcosa di ammiccante per gli adolescenti, ma che non deve turbare i loro genitori e che non deve intaccare la mia reputazione di editore per bambini in età prescolare" vuol dire infilarsi in un vicolo cieco... Anche perchè, se si vogliono intercettare nuove fette di pubblico, non si può vivere nell'ansia di non contrariare quelle abituali... Altrimenti non si arriva da nessuna parte.

E coinvolgere scrittrici di successo - e magari con un look molto "cool" - non cambia le cose, a quanto pare...

Tuttavia la cosa più inquietante è il silenzio che sta circondando la chiusura di REAL LIFE... Nessun commento, nessuna recensione, nessun intervento... Quasi come se fosse una cosa troppo imbarazzante anche solo per parlarne...

Verrebbe da chiedersi perchè...


Certo è che, se tutta questa storia ha qualcosa da insegnare, è che EVIDENTEMENTE in Italia c'è uno scollamento fra le esigenze dei lettori e le proposte degli editori, che forse non hanno ancora realizzato di non avere più il coltello dalla parte del manico...

Nel senso che una volta, per ammazzare il tempo, si poteva fare un salto in edicola e ci si poteva accontentare di quello che passava il convento, ma adesso le cose sono cambiate...

Oggi ci sono mille modi per ammazzare il tempo (peraltro gratis) senza sentire la necessità di andare a comprare un fumetto in edicola... Quindi perchè una serie a fumetti abbia successo deve intercettare ESATTAMENTE i gusti e le esigenze del proprio pubblico, senza compromessi e senza cercare di dare un colpo al cerchio e uno alla botte... Perchè oggi, per essere comprato da un adolescente che ha accesso a internet, un fumetto non deve più porsi come un ripiego, ma deve diventare un'esigenza... E per diventare un'esigenza deve coinvolgere, e coinvolgere tanto: almeno quanto i serial TV di ultima generazione... Che - guardacaso - hanno superato da tempo i limiti e i vincoli di REAL LIFE, ad esempio parlando con naturalezza di adolescenti gay e lesbiche...

Non penso ci voglia un genio, o tre anni di progettazione, per capirlo.

Morale della favola: chi è causa del suo mal pianga se stesso (e magari la smetta di proporre fumetti con tematiche adolescenziali, se poi non sa come svilupparle).

Vorrei concludere questo post con una piccola riflessione dell'ultim'ora: qualche giorno fa, nei pressi di Siracusa, si è suicidato un sedicenne di nome Aleandro Rudilosso (foto sotto)... Come spesso accade in questi casi era partita subito una campagna di insabbiamento attorno al suo orientamento sessuale, che però si è infranta miseramente contro la sua bacheca di facebook, in cui raccontava le sue sensazioni e in cui i suoi amici hanno potuto ricordarlo per quello che era: un ragazzo gay che non si sentiva accettato e che era talmente povero da non potersi permettere il materiale da usare al liceo artistico che frequentava... Un ragazzo che, pare, avesse dei forti contrasti con la sua famiglia, e in particolare col padre...

Gli adolescenti di oggi sono ANCHE questo: persone complesse che vivono situazioni complesse... Se non addirittura difficili e disperate... E spesso i social diventano l'unico modo che hanno per raccontare la loro realtà e quelle verità che parte del mondo adulto NON vuole vedere...

E a questo punto presentare gli adolescenti, le loro vite e le dinamiche dei social attraverso una serie a fumetti edulcorata e palesemente artefatta come REAL LIFE non è solo inopportuno, ma diventa quasi offensivo...

Forse qualcuno dovrebbe iniziare a rifletterci seriamente sopra... Soprattutto se un giorno vorrà ancora provare a raccontare storie di adolescenti e adolescenza (con o senza social) in maniera sensata, rispettosa e soprattutto utile...

Alla prossima.

4 commenti:

Lorenzo Ridolfi ha detto...

Un po' come capita per la politica non ci si rende conto che le persone vivono una vita diversa, e ha voler andare o meglio cercare di andare sul sicuro, a non fare scelte "coraggiose" si finisce per perdere tutto. Questa paura degli editori a non affrontare certi temi specie in italia si poteva spiegare con il fatto di affrontare polemiche e censure e alla fine dal perdere i propri investimenti ma il proporre cose nei contenuti e nelle tematiche come si faceva 30 anni fa si è visto che porta allo stesso risultato, speriamo che imparino dai propri errori.

pigi ha detto...

Complimenti e grazie per l'acuta e informata analisi di queste problematiche.
Un fan di Fisica e Chimica

Rickleone ha detto...

Direi che la foto di Elisa Penna, lei che tiene in braccio un gatto per sembrare più dolce e materna ma il gatto che, poverino, vorrebbe scendere, è davvero esplicativa.
La rappresentazione realistica degli adolescenti l'ho vista un problema da sempre, basti guardare tutti i teen drama anni '90, interpretati da attori venticinquenni con la parlata di quarantenni e dove nessuno faceva sesso prima dei diciotto anni. Però, così come di teen drama non se ne vedono più, se non corroborati da una trama avventurosa o sovrannaturale come Teen Wolf, oppure davvero realistici come Skins, allora altrettanto dovrebbe verificarsi per il fumetto.
Ma le logiche di palazzo instauratesi quando i soldi crescevano sugli alberi sono molto dure a morire di fronte a quelle di mercato. A quanto pare.

Al che mi viene un dubbio di natura molto pratica. Per la legge italiana sarebbe illegale rappresentare adolescenti minorenni (quindi 14-17 anni) in situazioni di sesso anche se non con inquadrature esplicite? Forse sono stati frenati proprio da una cautela legale?

Wally Rainbow ha detto...

Se viene precisato che i personaggi sono raffigurazioni grafiche, e che sono maggiorenni a prescindere dall'età che dichiarano, non ci dovrebbero esser eproblemi. Infatti chi si occupa di tradurre manga generalmente usa una dicitura di questo tipo da qualche anno, e non ci sono più stati problemi. E d'altra parte un fumetto per adolescenti potrebbe trattare tematiche sessuali senza raffigurare esplicitamente gli atti annessi.