Ciao a tutti, come va?
Pochi giorni fa La Repubblica ha dedicato un breve articolo alla situazione economica del fumetto in Italia (CLICCATE QUI), e i dati che mette sul tavolo meritano una piccola analisi...
Molto in sintesi, La Repubblica riporta che:
1) L'Italia è il quarto paese al mondo per il giro di affari legato ai fumetti (anche se al riguardo ho qualche dubbio, ma tant'è). Infatti con i suoi 200.000.000 di euro annui arriva dopo Francia (495 milioni), USA (840 milioni) e Giappone (4 miliardi). E arriva appena prima della Spagna (90 milioni di euro). In Italia i fumetti rappresentano il 10% del mercato editoriale nel suo insieme.
2) In Italia ci sono 3600 librerie di varia, che con la loro sezione dedicata ai fumetti hanno contribuito per 9.600.000 euro al fatturato complessivo, che nel 2015 è aumentato del 37% rispetto al 2014.
3) In Italia, comunque, il grosso delle vendite di fumetti avviene ancora nelle nostre 30.000 edicole (caso ormai unico nel mondo occidentale) e, in maniera più relativa, nelle 200/300 fumetterie sparse nel territorio nazionale.
Alla luce di questi dati, in effetti, gli spunti di riflessione non mancano.
La prima cosa che mi viene da pensare è che, anche se l'Italia è al quarto posto nella classifica mondiale (sempre che sia vero), fattura comunque meno della metà della Francia che è al terzo posto, e meno di 1/4 di chi sta al secondo posto (gli USA). C'è da dire che in Francia buona parte dei fumetti vengono venduti in edizioni cartonate da libreria, e quindi i prezzi dei singoli fumetti sono mediamente più alti rispetto ai nostri. Tuttavia è un dato di fatto che i francesi, in fatto di fumetti, siano disposti a spendere più soldi degli italiani. Il che, intuitivamente, porterebbe a pensare che i fumetti prodotti in Francia sono più vicini ai gusti dei francesi di quanto i fumetti italiani non siano vicini ai gusti del loro pubblico di riferimento...
Ad ogni modo è un dato di fatto anche che il mercato USA, che pure negli ultimi anni ha avuto vari alti e bassi, continua a fare numeri interessanti... Soprattutto considerando che - a differenza di quanto avviene in altre parti del mondo - ormai è concentrato nelle fumetterie, e le fumetterie - negli USA - determinano le sorti del mercato attraverso prenotazioni e prevendite... Peraltro fatte su serie che, in buona parte dei casi, vengono poi pubblicate sotto forma di raccolte per il circuito delle librerie, costituendo di fatto un mercato parallelo rispetto a quello delle fumetterie: un mercato che spesso ha anche un pubblico diverso (e più ampio, considerando il crescente successo delle librerie online come AMAZON). Per capire un po' meglio questo meccanismo vi rimando all'articolo che trovate CLICCANDO QUI.
Curiosamente il Giappone, che in fatto di fumetti ha un fatturato superiore di venti volte a quello italiano, ha comunque la situazione più simile a quella del nostro paese dal punto di vista della distribuzione. Nel senso che la maggior parte dei fumetti viene ancora prepubblicata su carta economica e in bianco e nero, su riviste che vengono distribuite anche nelle edicole e nei convenience store (mini empori in stile autogrill dove si trove di tutto e che sono aperti giorno e notte). Solo successivamente le singole serie sono raccolte in volumetti distribuiti nel circuito delle fumetterie (ne ho parlato nel dettaglio QUI). Quindi è particolarmente interessante notare come la differenza fra il mercato giapponese e quello italiano, nonostante un punto di partenza relativamente simile, sia così abissale... Anche se non è un segreto per nessuno il fatto che in Giappone - fin dagli anni Cinquanta - il primo obbiettivo dei manga è sempre stato quello di incontrare i gusti del pubblico... E non certo quello di tenersi buone le lobby di potere - e in particolare quelle conservatrici - per evitare ritorsioni di vario tipo, come invece accade da noi...
Il dato più interessante, comunque, è sicuramente quello relativo alle vendite dei fumetti nelle librerie italiane. Nel senso che, mentre si piangono lacrime di sangue per il calo delle vendite dei fumetti nelle edicole, nelle librerie di varia (che pure in Italia sono circa 1/10 delle edicole) questo settore ha avuto un incremento del 37% in un anno.
Cosa vorrà dire?
Tecnicamente i fumetti in libreria sono sempre stati venduti, a fasi alterne, ma fino a qualche anno fa i fumetti che si vendevano nelle librerie italiane di varia erano ristampe o raccolte di cose già viste (in versione economica e/o in versione superlusso). Però, da qualche anno, le librerie sono diventate anche un circuito distributivo in cui gli editori - soprattutto quelli medio piccoli - hanno iniziato a puntare anche e soprattutto per proporre materiale inedito. Tutte cose reperibili anche in fumetteria, ma che - a differenza delle fumetterie - nelle librerie ppossono essere intercettate da un pubblico occasionale che non necessariamente frequenta le fumetterie...
E questo sicuramente ha aiutato.
Tuttavia è probabile che ci sia anche dell'altro. Nel senso che, obbiettivamente, una buona parte dei fumetti che arrivano nel circuito delle librerie di varia non arriva nelle edicole... O meglio: tratta temi, generi e autori che gli editori che arrivano nelle edicole italiane, generalmente, si rifiutano di trattare. Che poi questi editori, ultimamente, si siano resi conto che vale la pena di investire sul circuito delle librerie, ripresentando i loro titoli in una nuova edizione, non cambia il fatto che le librerie sono state colonizzate (e valorizzate) da fumetti e case editrici che in edicola, generalmente, non si trovano.... E che, guarda caso, hanno portato ad un incremento delle vendite del 37% in un anno.
E non bisogna essere dei geni per intuire che, probabilmente, fra le due cose c'è un collegamento. Nel senso che, se i fumetti che si trovano in libreria (che tra l'altro sono mediamente più cari di quelli che arrivano in edicola), si vendono sempre di più forse è anche una questione di contenuti.
Tant'è che lo scorso aprile, alla Feltrinelli di Roma, per l'anteprima serale del nuovo libro di Zerocalcare c'erano in fila 700 persone...
Cosa succederebbe se certi contenuti, che per ora sono variamente distribuiti in 3600 librerie, trovassero uno spazio fisso anche nelle 30.000 edicole del nostro paese? Ci sarebbe un incremento di fatturato del 37% annuo anche in questo circuito distributivo?
Giusto per fare un esempio: i fumetti italiani a tematica LGBT sono praticamente assenti dal circuito delle edicole (mentre la tematica LGBT viene ancora trattata in maniera anacronistica), ma da qualche anno iniziano a ritagliarsi una nicchia negli scaffali delle librerie (e, ovviamente, delle fumetterie). Se tematiche di questo tipo, intese nel senso moderno e non stereotipato del termine, avessero libero accesso anche nelle edicole siamo davvero sicuri che non contribuirebbero a movimentare la situazione...?
Ovviamente non sto dicendo che quel 37% in più del fatturato nelle librerie è stato determinato solo dai fumetti con tematiche LGBT... Tuttavia direi che la varietà dei temi e degli stimoli non è un fattore da sottovalutare, soprattutto se si torna a fare dei paragoni con la situazione giapponese di cui sopra... Dove, ad esempio, i fumetti a tematica gay di Gengoroh Tagame (o perlomeno quelli soft che parlano di famiglie omogenitoriali) hanno trovato posto su una rivista di manga per tutti, che arriva nelle edicole e nei convenience store... E dove, per inciso, i lettori sono tenuti a votare le storie di mese in mese per garantirne la prosecuzione (o determinarne la sostituzione).
Se poi si volesse dare un'occhiata al mercato statunitense, dove i lettori determinano il successo di un nuovo titolo tramite preordini fatti sulla fiducia, direi che è molto interessante notare che quest'anno - oltre al grande successo della DC comics rappresentato dalle oltre 400.000 copie del primo numero di Harley Quinn (ne ho parlato nel dettaglio QUI) - ci sono stati gli oltre 400.000 ordini relativi al primo numero della nuova serie MARVEL intitolata THE CHAMPIONS... E cioè il nuovo supergruppo della casa editrice: tutti supereroi adolescenti e/o appartenenti a minoranze etniche e/o religiose... Il nuovo Hulk koreano, la nuova Miss Marvel musulmana, il nuovo Spider-Man afroamericano e via dicendo... E considerando che nessuno di questi eroi ha alle spalle gli anni di carriera di Harley Quinn, e men che meno può contare sul traino di un film per il grande schermo come SUICIDE SQUAD, direi che il successo di THE CHAMPIONS andrebbe sicuramente preso seriamente in esame da tutti quelli che si occupano di editoria a fumetti... Anche e soprattutto in Italia... Visto che ormai i lettori - soprattutto quelli più giovani - vivono in un contesto in cui i gusti e le sensibilità si stanno globalizzando sempre di più...
Il che mi porta a una domanda (ovviamente retorica): quanti fumetti prodotti in Italia hanno protagonisti under 20 e/o che affrontano in maniera continuativa - e moderna - il tema delle minoranze?
Tra l'altro è molto curioso il fatto che, nel nostro paese, i grandi editori di fumetti che si stanno interessando al mercato delle librerie non abbiano ancora capito che il grande potenziale di questo circuito si esprime proprio attraverso la proposta di materiale inedito e/o di un genere che abitualmente non riesce a trovare spazio in edicola... E infatti continuano a riproporre cose che si sono già viste e straviste... Magari per dare una seconda possibilità a dei titoli che in edicola non sono andati troppo bene. Anche se poi, più che nuovo pubblico, finiscono per intercettare i collezionisti all'ultimo stadio...
Cosa che, peraltro, inizia ad accadere anche nel settore degli allegati ai quotidiani.
A fine mese La Gazzetta dello Sport inizierà a proporre le raccolte della serie ORFANI della Bonelli, mentre la serie mensile non si è ancora del tutto conclusa... Su ORFANI erano stati investiti molti soldi (si parla di un budget iniziale di due milioni di euro), ma il risultato in termini di vendite è stato decisamente inferiore alle aspettative. Cercare di tamponare le perdite attraverso i diritti di pubblicazione delle ristampe ceduti alla Gazzetta dello Sport, che magari non è molto addentro a certe dinamiche e si fida dei suggerimenti della Bonelli, può anche avere senso in termini di rientro economico (per la Bonelli, non certo per la Gazzetta dello Sport), ma di certo non contribuirà a rianimare il mercato delle edicole... Senza contare che una proposta del genere, a così breve distanza dalla pubblicazione della prima edizione, è un mezzo suicidio... Soprattutto considerando che i lettori di ORFANI sono in caduta libera da mesi... E quindi tutta questa operazione di preannuncia come un clamoroso insuccesso, di quelli che potrebbero anche finire per compromettere il rapporto di fiducia fra La Gazzetta dello Sport e la Sergio Bonelli Editore...
Staremo a vedere.
Di certo le alternative non sarebbero mancate.
Sicuramente, dati alla mano, la situazione italiana si dimostra un po' anomala... Anche perchè il quadro generale è abbastanza chiaro, ma chi di dovere sembra non essere proprio in grado di accorgersene... O magari sceglie più o meno inconsciamente di non accorgersene, perchè teme di doversi assumere il carico di responsabilità che questa nuova consapevolezza porterebbe con sè...
Chissà...
Alla prossima.
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