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martedì 20 febbraio 2018

ATTENTI AL LUPO

Ciao a tutti, come va?

Nei miei tanti post sulla situazione del fumetto prodotto in Italia, purtroppo, ho finito molto spesso per trascurare Lupo Alberto. Un po' perchè, non avendo le sue pubblicazioni una distribuzione proprio capillare, di recente non mi ci sono imbattuto molto spesso... E un po' perchè, anche se continua ad essere ciclicamente ristampato e a fornire materiale per storie e vignette inedite (comprese quelle che compaiono su TV Sorrisi e Canzoni dal 1994, il settimanale che qualche anno fa presentò anche la ristampa cronologica come allegato), se ne parla davvero pochissimo. Forse perchè anche Lupo Alberto non è riuscito a stare al passo coi tempi e il suo umorismo non è a prova di ricambio generazionale? Forse perchè, per grafica e contenuti, è più vicino alla sensibilità dei nostalgici degli anni Settanta e Ottanta? Forse perchè da quasi dieci anni la testata Lupo Alberto pubblica soprattutto ristampe (anche se in questi anni gli spunti per fare satira sociale sarebbero infiniti)? Non saprei. Di sicuro c'è da dire che Lupo Alberto non si smentisce mai e sul numero 392 del suo bimestrale (che purtroppo è appena passato a 4,50 euro), ha piazzato in copertina - e con un tempismo invidiabile - una bella campagna sociale contro odio e intolleranze...

E oltretutto piazza in copertina i nuovi comprimari Gus e Valdo, la coppia di pinguini gay creata da Massimo Fenati una decina di anni fa, e che continuano ad essere molto popolari anche all'estero (maggiori informazioni su di loro le trovate QUI). In realtà il supporto di Lupo Alberto alla causa gay risale a molto tempo fa, e più precisamente ad un blocco di strisce pubblicate a partire dal 1977, quando Enrico la Talpa divenne - temporaneamente - un attivista per i diritti omosessuali... E quindi è particolarmente confortante vedere che, a distanza di quarant'anni, lo spirito di quelle storie non è stato tradito.
L'autore Guido Silvestri, in arte Silver, ha spiegato che l'idea di parlare di gay che reclamano i loro diritti gli è venuta dopo essere entrato in contatto con l'associazione FuOri di Torino, che a quanto pare gli aveva fatto capire molte cose su cosa voleva dire essere omosessuale al di là di pregiudizi e stereotipi (CLICCATE QUI). E a quanto pare questo approccio fu totalmente innovativo...

«Ero entrato in contatto con il FuOri (Fronte Unitario Omosessuale) di Angelo Pezzana», ricorda Silver, «e mi invitarono a realizzare delle strip sulla tematica gay. La sfida che feci con Enrico fu quella di rappresentare un omosessuale assolutamente privo delle caratteristiche macchiettistiche che si attribuiscono ai gay. E proprio per questo Alberto è spiazzato, perché si stupisce del fatto che Enrico non abbia quei tic, quei modi di fare che appartengono al cliché de Il vizietto».

Un approccio che, purtroppo, rimane innovativo anche oggi e di quelle strisce ancora se ne parla. E, per la cronaca, Lupo Alberto continua ad essere in prima linea per la prevenzione del contagio da virus HIV. Infatti anche di recente è tornato ad essere il testimonial per una campagna di prevenzione in alcune scuole, con un nuovo opuscolo a fumetti (CLICCATE QUI)...

Agli smemorati ricordo che questo personaggio finì nella bufera nei primissimi anni Novanta, quando il Ministero della Sanità lo volle come testimonial di una campagna informativa nelle scuole, che scatenò le ire funeste del Ministero dell'Istruzione. Così quel fumetto venne ritirato dalle scuole e finì per essere distribuito in edicola, divenendo un caso nazionale (CLICCATE QUI per l'opuscolo incrinminato)... E trasformando Lupo Alberto in un personaggio cult per i giovani di quegli anni. Quindi, anche in questo caso, fa piacere vedere che Lupo Alberto non è tornato sui suoi passi.

Ad ogni modo ora il personaggio è in una fase di rilancio: oltre al bimestrale regolare, pubblicato dalla MCK di Silver (che, come dicevo prima, pubblica soprattutto ristampe), la Panini sta proponendo una nuova versione dello storico Lupo Alberto Magazine (bimestrale con storie inedite, e che dovrebbe andare avanti per almeno sei numeri "a tema") e in libreria è arrivata una voluminosa edizione omnibus che raccoglie oltre 1000 strisce. Comunque se volete rimanere aggiornati su tutto quello che riguarda Lupo Alberto (gadget e prodotti di cartoleria compresi) potete andare sul suo sito ufficiale (CLICCATE QUI). Morale della favola: fa piacere vedere che Lupo Alberto è sempre Lupo Alberto, anche non va più di moda come una volta. Quello che fa un po' meno piacere è il fatto che resti un caso sempre più isolato sotto tanti punti di vista. Soprattutto per quel che riguarda la sua vicinanza e il suo approccio disinvolto nei confronti di una serie di temi e spunti che, ancora oggi, vengono considerati mediamente troppo delicati e/o compromettenti - e quindi tabù - dal fumetto italiano in generale...

Così come spiace un po' constatare che, a conti fatti, se pure la prima apparizione di Lupo Alberto risale al 1973 ed è rimasto fondamentelmente fedele a se stesso, in Italia resta ancora l'unico personaggio a fumetti che si presta ad essere testimonial di determinate iniziative e a portare avanti certi discorsi. Che è sempre meglio di niente, ma al tempo stesso è anche una consapevolezza un po' inquietante. Anche perchè, pur con tutta la buona volontà, si tratta ormai di un personaggio vintage, per un pubblico ormai vintage e con un approccio che risulta inevitabilmente vintage... Di quelli che riescono a conquistare le nuove generazioni giusto perchè vengono passati di padre in figlio, per intenderci. E ogni eventuale tentativo di rilancio alla fine dovrà fare i conti con questo stato di cose, che di volta in volta farà sentire il suo peso sempre di più... Soprattutto se i suddetti rilanci si limiteranno ad aggiornare il contesto del personaggio, ma non il personaggio stesso... Che sarà pure iconico, ma inevitabilmente verrà sempre più penalizzato dal fatto che - anche solo dal punto di vista grafico e stilistico - avrà un impatto sempre meno accattivante e al passo coi tempi. Al netto del fatto che comunque riuscirà sempre ad intercettare un certo tipo di pubblico un po' intellettuale e con idee progressiste, soprattutto fra chi è cresciuto negli anni Ottanta e Novanta...

Ad ogni modo - come dicevo prima - il punto non è tanto il fatto che Lupo Alberto che cerca di rilanciarsi periodicamente con risultati alterni, ma il fatto che ad affrontare certi spunti nel mondo del fumetto italiano c'era e resta - nel suo piccolo - solo lui. E viene considerato ancora relativamente trasgressivo, provocatorio e audace, nonostante si limiti a rimanere coerente con se stesso perlomeno dalla fine degli anni Settanta. E tra l'altro, nonostante la fama che ha finito per avere, certi discorsi li ha sempre portati avanti in maniera tutto sommato soft, e sempre col filtro dell'umorismo... Anche se poi tutto è relativo, e poichè in Italia certe cose non osa farle nessun altro allora Lupo Alberto passa comunque per una specie di eroe malandrino... Anche se, parere personale, una testata che mette in copertina i suoi personaggi in un corteo contro l'intolleranza, e dedica un redazionale alla preoccupazione per l'escalation di "razzismo onnicomprensivo" che sta caratterizzando l'Italia di oggi, dimostra semplicemente di non avere paura di dire quello che pensa...

Il problema, semmai, è degli altri editori di fumetti che tendono da sempre a sorvolare su certi argomenti, o magari ad annacquarli, per non perdere i lettori più conservatori, dando per scontato che - anche solo per una questione anagrafica - rappresentino lo zoccolo duro che li sostiene. Anche se poi, guardando all'altro lato della medaglia, è pur vero che anche Lupo Alberto, forte dei suoi picchi di popolarità nei decenni passati, ad un certo punto ha cominciato a ripiegare sul suo zoccolo duro di affezionati, col risultato di arrivare al 2018 senza avere i numeri per fare presa su un pubblico nuovo. E sicuramente i cartoni animati prodotti dalla RAI con cui si è fatto conoscere dal 1998 in poi non gli hanno fatto una pubblicità proprio eccezionale. Non fra chi cerca prodotti che si rivolgono ad un pubblico con più di dieci anni, se non altro (e forse il suo calo di popolarità - paradossalmente - iniziò proprio da quel momento in poi).

E questo è quanto.

Certo è che fa un po' impressione ricordare che quando Silver lanciò la sua striscia aveva poco più di vent'anni. Al giorno d'oggi purtroppo, i giovani autori che vogliono proporre personaggi originali hanno pochissime possibilità di farsi conoscere - a meno che non puntino sulle autoproduzioni e/o su internet -  anche perchè le porte a cui bussare per proporre qualcosa di originale, con la prospettiva di avviare una carriera e/o comunque di avere degli sbocchi, sono davvero poche. Tra l'altro fra il 1973 e il 2003 Lupo Alberto ebbe la possibilità di cambiare almeno quattro case editrici (Ed. Dardo, Ed. Corno, Glènat Italia e Acme), riuscendo a mantenere costante la sua presenza in edicola anche quando chi lo aveva pubblicato fino a quel momento non poteva farlo più. Adesso, purtroppo, la situazione è radicalmente cambiata, e non esattamente in meglio.

E comunque, ripeto, se un personaggio come Lupo Alberto è ancora considerato un personaggio audace e spregiudicato per gli standard del fumetto italiano, allora vuol dire che c'è qualcosa che a monte - negli ultimi decenni - non è andata per il verso giusto. Soprattutto se si considera che fanno ancora discutere le strisce di Enrico la Talpa in versione attivista gay.

Alla prossima.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Valeriano! Tu dici: "se un personaggio come Lupo Alberto è ancora considerato un personaggio audace e spregiudicato per gli standard del fumetto italiano, allora vuol dire che c'è qualcosa che a monte - negli ultimi decenni - non è andata per il verso giusto". Condivido appieno. E quel qualcosa è la volontà di confrontarsi con la realtà, che in alcune nazioni hanno da sempre, e che noi non riusciamo nemmeno ad imitare. Ho appena guardato il primo episodio di Heaters, serie tratta dal film omonimo (in Italia: Schegge di Follia), dove le cattivissime Heaters non sono più ragazze magre e alla moda ma un trio di "freaks" che include una big girl e un ragazzo trans. Non solo i produttori non hanno avuto paura di usare questi personaggi in ruoli controversi, ma lo hanno fatto, di proposito, per confrontarsi con la realtà degli ultimi anni, in cui, molto spesso grazie a internet, personaggi che una volta erano considerati gli sfigati da compatire sono diventati modelli per migliaia o milioni di persone.
Ora, ovviamente non ho idea se la serie riuscirà a vincere la sfida dell'umorismo nero o a sviluppare a dovere i molti temi e spunti che il primo episodio propone, ma è chiaro come il sole che perlomeno c'è una costante attenzione a quanto di rilevante c'è nell'attualità che ci circonda. Nel frattempo in Italia non c'è storia che non venga raccontata senza mille censure preventive. E il bel risultato è che se mettono un gay è solo in situazioni pietose o in ruoli "tradizionali" da perverso come negli albi Bonelli, e per avere qualcosa di positivo di cui parlare dobbiamo ancora tirare in ballo una talpa in strisce di 40 anni fa...

Wally Rainbow ha detto...

Ehhhhh... A quanto pare :-/