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giovedì 14 agosto 2008

PARLIAMO...

Ciao a tutti e a tutte, come state? Questa settimana di silenzio non è stata motivata da una piacevole vacanza in luoghi esotici o da un infortunio (per fortuna!), ma semplicemente da una pausa sabbatica di cui sentivo la necessità per chiarire con me stesso due o tre cosette. Non le ho chiarite tutte, ma penso di essere sulla buona strada, anche perchè sto iniziando a rendermi conto di alcuni errori che mi ero abituato a commettere. Il merito di questa presa di coscienza va in parte anche al mio personal couch Bruce, un simpatico ragazzo di San Diego che si sta specializzando in personal couching via internet e con cui mi vedo regolarmente via skype per cercare di venire a capo di una situazione abbastanza incatramata di cui voglio liberarmi quanto prima. Dopo tre settimane di incontri qualcosina inizia a sbloccarsi, per fortuna. In attesa che i fatti mi diano ragione da oggi riprendo ad aggiornare questo blog, che comunque non ha avuto particolari botte d'arresto a livello di visite e questa cosa non può fare a meno di farmi piacere. La domanda è: di cosa posso parlare dopo una settimana senza post? In attesa di inondarvi di miei disegni e miei fumetti oggi volevo lasciarmi un po' trasportare dalla corrente... Partendo da una foto del 2000 che ho ritrovato riordinando in camera mia. Purtroppo ho trovato solo la versione stampata con la mia stampante di allora e la qualità è pessima, ma per fortuna è abbastanza comprensibile.
Quello a destra sono io, quello a sinistra è John Buscema (1927-2002), uno dei disegnatori di fumetti che hanno fatto la storia della Marvel (tant'è che per anni è stato considerato il maggior rappresentante dello stile Marvel classico, al quale ha anche dedicato un manuale). Ho avuto il privilegio di conoscerlo al Cartoomics di Milano nel 2000, mentre ero presente allo stand della Wyrd Edizioni dopo aver vinto il loro concorso l'anno precedente. In realtà ero estremamente emozionato e mai e poi mai avrei avuto il coraggio di farmi avanti per attaccare bottone, anche se era lì a due passi. Uno dei ragazzi della Wyrd, però, non aveva avuto gli stessi problemi e molto cortesemente è corso a chiamarmelo (ammetto che lì per lì è stato molto imbarazzante!). Mi son trovato di fronte una persona estremamente gioviale e cordiale, ed essendo lui italo americano di Brooklyn non è stato neanche un problema comunicarci. Alla fine ha voluto anche un mio disegno (uno dei più brutti che abbia mai fatto!), che forse si trova ancora da qualche parte nel suo studio. Davvero una carissima persona...E mi è spiaciuto davvero quando ho saputo che due anni dopo è morto di cancro. La cosa che però mi fece più impressione di quell'incontro fu una frase che mi disse quando dichiarai che volevo fare il suo lavoro. Qualcosa del tipo: "Voi volete fare questo lavoro? No! Brutto lavoro! Non fatelo! Cambiate!". John Buscema che mi dice una frase del genere è stato abbastanza scioccante, lo ammetto. Ancora mi chiedo cosa volesse dire di preciso con con quelle parole. Che non gli piacesse il lavoro in sè non penso proprio, piuttosto sono portato a pensare che si riferisse alle condizioni di lavoro, al trattamento che gli riservavano gli editori e - forse - alla mancanza di sicurezza che deriva inevitabilmente da un lavoro che si basa sulle commissioni che uno riceve. In parte da quel punto di vista penso di avere capito quello a cui si riferiva, visto che anche io - in parte - ci sono passato. D'altro canto c'è qualcosa nel "fare fumetto" che niente altro al mondo potrebbe darmi, e probabilmente lo stesso valeva per John Buscema, altrimenti non avrebbe continuato a disegnare nonostante il cancro e fino a quando ne ebbe la forza. Inoltre mi rifiuto di credere che uno riesca a disegnare bene se non gli piace farlo... Non credo di aver mai saputo di nessuno che riesce a disegnare bene qualcosa controvoglia, visto che entrano in gioco dei meccanismi creativi che sono decisamente difficili da comandare a bacchetta. Non penso proprio che rimarrei incantato di fronte ai disegni fatti da qualcuno che li vede solo come un modo per sbarcare il lunario... Anche adesso, che teoricamente sono un fumettista, quando vedo un grande fumettista all'opera mi viene una specie di sindrome di Stendhal. Giusto per darvi un'idea qui di seguito vi posto dei video che riprendono nell'ordine: John Romita, Joe Kubert, John Buscema, Bill Sienkiewicz, Dave Gibbons e Travis Charest. Tutti mostri sacri nel campo dei supereroi.



Probabilmente quello che voleva dire John Buscema è che questo è un mestiere per persone dure e cocciute, che sono disposte anche a fare sacrifici di un certo tipo e ad affrontare delle mazzate non indifferenti. D'altra parte quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare... ;-)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' la stessa cosa che mi disse il pittore Ernesto Treccani, ma penso che le difficoltà di tutte le professioni artistiche sono ripagate dalla bellissima sensazione che si prova nel creare qualcosa che prima non esisteva.
Bellissimi i video a volte si dimentica quanta cura e dedizione ci sono dietro ad un fumetto.

Anonimo ha detto...

Evviva sei tornato !!!! ;-)