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mercoledì 8 aprile 2015

VINCOLI E POSSIBILITÀ

Ciao a tutti, come va?
Ultimamente questo blog si è occupato abbastanza spesso di censura nei media italiani.

Ad esempio nell'animazione televisiva in Italia: un ambito che negli ultimi anni è mutato profondamente per assecondare un clima culturale sempre più intransigente e paranoico. In realtà ero giunto alla conclusione che la situazione - almeno in questo settore - avesse raggiunto una sorta di stabilità, ma evidentemente avevo peccato di ottimismo...

Nel senso che, nonostante le serie animate attualmente trasmesse in Italia siano selezionate a monte, e in maniera molto severa, per non incorrere nelle sanzioni dell'AGCOM o nelle eventuali critiche di MOIGE o AIART (che potrebbero poi arrivare all'orecchio dell'AGCOM), continuano a verificarsi episodi estremamente incresciosi, che tradiscono la vera natura di un clima di caccia alle streghe anche nei confronti dell'animazione statunitense per ragazzi... Che è praticamente l'unica che ancora trova abbondanti spazi nei canali tematici italiani.

Infatti siamo probabilmente l'unico paese al mondo che ha pensato che fosse opportuno omettere interi episodi della sesta serie di ADVENTURE TIME, che attualmente viene trasmessa da CARTOON NETWORK (per poi essere trasmessa in chiaro su qualche canale del digitale terrestre). Gli episodi in questione sono quelli in cui il protagonista Finn ritrova suo padre, scoprendo che è un brutto ceffo che finirà per strappargli un braccio. La cosa curiosa, comunque, è che in Italia sono stati trasmessi gli episodi successivi, in cui Finn compare senza un braccio e in cui ricompare suo padre (senza che gli spettatori abbiano avuto modo di capire bene chi fosse)... E ovviamente sono stati omessi anche gli episodi in cui Finn restituisce il favore allo spregeveole genitore...

E il caso di ADVENTURE TIME è avvenuto qualche settimana fa, ma non è poi così isolato, visto che dalla trasmissione italiana della serie MY LITTLE PONY: FRIENDSHIP IS MAGIC è stato omesso almeno un episodio dedicato alla passione dei cavallini per il sidro di mele... E non si capisce nemmeno se il problema sia stato nel fatto che il suddetto sidro veniva servito in boccali da birra (che potrebbero far venire idee strane ai bambini?) o nel fatto che in Italia il sidro è una bevanda poco conosciuta e in molti non sanno che è disponibile anche in versione analcolica. Fatto sta che, per evitare problemi, si è preferito non trasmettere l'episodio questione (anche se probabilmente era già stato doppiato).

Da notare che ADVENTURE TIME arriva in Italia passando per CARTOON NETWORK e MY LITTLE PONY: FRIENDSHIP IS MAGIC arriva passando per CARTOONITO, ed entrambi i canali vengono gestiti tramite un accordo fra Gruppo Turner/Warner e Mediaset (che ospita questi canali sul digitale nei suoi pacchetti Premium)... E, anche se pare che il Gruppo Turner/Warner sia l'unico responsabile del palinsesto dei canali per ragazzi, a questo punto - visti i precedenti - mi sembra evidente che qualche consulente Mediaset deve avere l'ultima parola, anche per quel che riguarda la censura degli episodi potenzialmente pericolosi e a rischio multa AGCOM...

In questi ultimi mesi, inoltre, questo blog è tornato spesso ad analizzare IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores, un film che - al di là di ogni critica più o meno argomentata - si è rivelato un flop abbastanza clamoroso al botteghino... Per questo risulta perlomeno curioso che il regista abbia appena annunciato che la produzione di un secondo capitolo dovrebbe essere praticamente certa. Anzi, il regista ha proprio detto che:

"A parte l’idea di fare una specie di versione supereroistica di Boyhood, cioè vederlo crescere visto che ora il ragazzo avrà tra i 16 e 17 anni, il film toccherà tutta una serie di temi – la scoperta del sesso, la scoperta della fine, la madre biologica e la madre adottiva – tutti molto più adulti che sono molto interessanti, un po’ più dark ma molto interessanti".

In caso non lo sapeste Boyhood, più che un film, è stato un vero e proprio progetto sperimentale di  Richard Linklater, che è proseguito per dodici anni raccontando la crescita di un ragazzo di nome Mason, riunendo periodicamente lo stesso cast di attori (tutti peraltro molto bravi) e cogliendo l'occasione per raccontare i cambiamenti politici e sociali avvenuti in quel lasso di tempo, nonchè i cambiamenti - anche drammatici - avvenuti nella vita di Mason (interpretato dal bravo Ellan Coltrane). Paragonarlo con IL RAGAZZO INVISIBILE (che è nato come un'operazione di marketing), quindi, risulta perlomeno azzardato, se non addirittura offensivo (nei confronti di Boyhood, ovviamente)...

E l'idea che il secondo capitolo possa toccare gli argomenti elencati da Gabriele Salvatores non lascia supporre niente di buono... Soprattutto considerando tutti i vincoli che deve rispettare il cinema italiano di oggi, e il fatto che per raccogliere idee per la sceneggiatura del secondo capitolo è stato lanciato un concorso aperto a tutte le scuole! E se non ci credete CLICCATE QUI.

Considerando che il primo capitolo ha incassato poco più della metà della somma necessaria alla sua realizzazione, in tutta questa storia c'è qualcosa che non quadra e probabilmente dovrò tornare sull'argomento... Tuttavia oggi volevo puntare l'attenzione sul fatto che, nonostante il clamoroso flop de IL RAGAZZO INVISIBILE, si sia deciso di puntare ancora sullo stesso regista, sulle stesse atmosfere e sullo stesso modo di fare cinema...

Forse anche perchè un altro tipo di prodotto, in Italia, avrebbe avuto problemi di finanziamento e distribuzione? Non lo escluderei...

Cosa c'entrano, però, le serie animate americane trasmesse in Italia con i film italiani per ragazzi?

La questione è molto semplice: è evidente che nella TV italiana chi offre prodotti per ragazzi (e non solo) deve sottostare a una serie di vincoli per non incorrere in multe salatissime e boicottaggi vari, come quelli che hanno portato alla rimozione dai palinsesti italiani del serial spagnolo FISICA E CHIMICA, che presentava coppie di adolescenti gay...

Mentre il nostro cinema deve adeguarsi alle aspettative delle lobby che gestiscono e vagliano quello che può essere prodotto e distribuito, soprattutto in tema di prodotti "per ragazzi"... Tant'è che brucia ancora il caso della mancata distribuzione italiana di LITTLE ASHES, il film sulla relazione adolescenziale che legava il pittore Dalì e il poeta Garcia Lorca... Il film, del 2008, in Italia non venne mai distribuito per paura che uno degli attori protagonisti, e cioè Robert Pattinson, in quanto già idolo dei teenagers (grazie ai film di Harry potter e a quelli di Twilight) potesse "corrompere" troppi giovani interpretando la parte di un giovane omosessuale.

E la cosa forse più irritante che emerge da questa situazione è che, siccome al giorno d'oggi operare censure crea dei danni di immagine, in Italia si passa direttamente all'omissione totale di film, episodi o intere serie televisive. E dai tempi di LITTLE ASHES e FISICA E CHIMICA a oggi le cose non sono cambiate poi così tanto. E soprattutto NON sono cambiate nei palinsesti che si rivolgono ufficialmente ad un pubblico giovane.

Tuttavia se la TV italiana teme le multe dell'AGCOM e il cinema italiano teme il boicottaggio, che cosa spinge il fumetto italiano a ripiegarsi su se stesso, invece di tentare strade e soluzioni davvero nuove? Ad esempio presentando personaggi LGBT in maniera positiva, o comunque non pregiudizievole?

In effetti quando le cose si mettono male, e le vendite calano, il fumetto italiano non trova niente di meglio da fare che scaricare la responsabilità sulla "crisi"... Però a questo punto non si capisce fino a che punto si tratta di una crisi di lettori, di una crisi di idee o di una crisi di coraggio...

Prendiamo come esempio, tanto per cambiare, i fumetti della Bonelli. Proprio in questi giorni è stata annunciata la chiusura della ristampa a colori di MAGICO VENTO da parte di Panini. Eppure si può dire che la sua è stata una morte annunciata, considerando che il western non è più un genere che crea un ricambio di lettori così rapido da giustificare la ristampa a colori di una serie a pochi anni di distanza dalla sua conclusione. In effetti verrebbe il sospetto che questo progetto sia stato più che altro un tentativo di ottimizzare le spese di colorazione necessarie per presentare il personaggio all'estero, visto che la Panini è concessionaria dei diritti internazionali della Bonelli e che - ad esempio - MAGICO VENTO al momento è l'unico personaggio Bonelli che ha un'edizione americana (grazie all'Epicenter Comics che, appunto, lo pubblica a colori e che ha già annunciato che presto dovrebbe partire con una serie di volumi dedicati a ZAGOR)... 

Nel frattempo Roberto Recchioni ha annunciato che in programma ci sono anche dei remake delle prime storie di Dylan Dog (anche questi pensati in vista di un rilancio all'estero, e molto probabilmente negli USA...), quelle scritte da Tiziano Sclavi e che hanno fatto la fortuna del personaggio...

Cosa può significare tutto questo?

Guardando con attenzione ai paesi stranieri in cui alcuni personaggi Bonelli hanno trovato spazio (CLICCATE QUI per un elenco non proprio aggiornato, ma molto indicativo), sembra proprio che quelli in cui hanno i riscontri migliori siano anche quelli che fanno più fatica ad emanciparsi da un contesto conservatore e tradizionalista. Al primo posto (per numero di uscite e titoli tradotti) fra i paesi che pubblicano fumetti Bonelli nella loro lingua, infatti, c'è la Turchia, seguita dalla Serbia e dalla Croazia...

E fra i restanti paesi in cui viene pubblicata la Bonelli c'è una prevalenza di titoli e uscite in quelli che hanno diverse criticità e che nelle classifiche internazionali della libertà di stampa e di espressione non sono esattamente ai primi posti... Mentre le nazioni più progressiste  è "libere" in cui questi fumetti sono stati tradotti finora sono anche quelle in cui hanno avuto meno fortuna, con l'unica eccezione (forse) della Spagna, dove però compaiono sotto forma di antologie aperiodiche per collezionisti con prezzi tutt'altro che popolari, visto che un volume in bianco e nero di Tex o Zagor, costa 20 euro per 336 pagine... Mentre quelli di 224 pagine in bianco e nero costano ben 16 euro!
E se non ci credete potete controllare il sito delle Edizioni Aleta (CLICCANDO QUI), che oltre agli albi Bonelli pubblicano diverse serie di culto, ma con dei prezzi che non vanno mai al di sotto dei 10 euro... E, considerando la crisi economica e occupazionale (anche giovanile) che sta attraversando la Spagna negli ultimi anni, direi che questi non sono proprio i prezzi del tipico fumetto "popolare" ad ampia diffusione...

Certo giudicare una casa editrice dalle nazioni straniere in cui ha maggior successo è un po' riduttivo, ma questo dettaglio sicuramente è importante per inquadrare meglio la sua politica editoriale, i suoi contenuti e il suo approccio a tutta una serie di questioni.

Dopotutto se un editore italiano riesce ad affermarsi in Turchia, Serbia e Croazia più che altrove, qualche dubbio è legittimo. Anche solo per il fatto che nell'ultimo report sulla libertà di stampa (CLICCATE QUI) l'Italia scende alla posizione numero 73, mentre la Turchia si trova in posizione 149, la Serbia in posizione 67 e la Croazia in posizione 58... Il tutto mentre in Finlandia, nazione che guardacaso si trova al PRIMO POSTO in questa particolare classifica, i fumetti Bonelli non sono mai riusciti ad affermarsi in senso pieno, tant'è che la casa editrice MYSTEERI KUSTANNUS ha da poco interrotto la pubblicazione di Nick Rider per mancanza di lettori (come potete leggere QUI), e l'unico titolo bonelliano che risulta ancora pubblicato dalla Egmont finlandese è Tex Willer...

E d'altra parte mettendo assieme tutti i titoli bonelliani francesi, tedeschi, danesi, olandesi, belgi, norvegesi, svedesi e statunitensi si raggiungono solamente i 2/3 circa dei titoli pubblicati con regolarità nella sola Turchia...

Tutto un caso?

Anche questa volta potrebbe trattarsi solo di una singolare coincidenza, ma in effetti viene il sospetto che se il fumetto italiano, di cui volente o nolente la Bonelli è portabandiera, ha adottato una politica editoriale molto "prudente" e a prova di censura, al punto di riuscire ad inserirsi con particolare successo nel panorama editoriale di nazioni come Serbia, Croazia e Turchia... Beh... Qualcosa vorrà pur dire...

Inoltre prendendo in considerazione la classifica della parità di trattamento fra i sessi che ogni anno viene realizzata dal World Economic Forum (il pdf lo trovate CLICCANDO QUI) risulta che, su 142 paesi presi in esame, l'Italia si trova nella posizione 69 (dopo il Bangladesh e prima della Macedonia), la Serbia alla 54, la Croazia alla 55 e la Turchia addirittura alla 125... Quindi, se nei fumetti Bonelli le donne sono rappresentate in un certo modo, ha senso pensare che questa rappresentazione - che mediamente non è proprio all'avanguardia - influisca positivamente sulle vendite dei fumetti Bonelli in paesi in cui le donne non godono di una grande considerazione?

Chissà...

Allo stesso modo è interessante notare che in Italia, così come in Turchia e in Serbia (i due paesi dove i fumetti Bonelli vendono di più), le relazioni omosessuali non sono illegali, ma non hanno alcuna forma di riconoscimento pubblico o di tutela.

Invece in Croazia, dove da una decina d'anni sono riconosciute le Unioni Civili (che sono state parificate di fatto ai matrimoni civili dal 2014) e c'è una legge contro l'omofobia, ci sono ben due editori che si occupano della Bonelli. La Libellus (CLICCATE QUI) propone i suoi fumetti sotto forma di volumi cartonati da colllezione (300 pagine alla non proprio modica cifra di 156 kune croate, e cioè 20 euro, che considerando lo stipendio medio di un croato non sono proprio bruscolini), mentre LUDENS (CLICCATE QUI) propone gli albi Bonelli in edicola, facendoli pagare 18 kune croate (poco meno di 2,5 euro).

Per quel che riguarda la Turchia ogni albo Bonelli dell'editore Lalkitap viene venduto ad un costo che va dalle 6 alle 9 lire turche (dai 2 ai 3 euro) e in Serbia l'editore Darkwood vende un albo di ORFANI per un prezzo, in dinari serbi, che è l'equivalente di 8,5 euro e un albo classico in bianco e nero (tipo  JULIA) per l'equivalente di 3 euro.

Quindi, a prima vista, si sarebbe proprio tentati di pensare che la diffusione degli albi Bonelli intesi come "lettura popolare" sia maggiore nei contesti in cui è diffuso anche un certo tipo di mentalità (che a quanto pare - incrociando i dati sulla libertà di stampa e le condizioni delle donne - è ben presente anche in Croazia, nonostante un rapido processo di modernizzazione che comunque pone questa nazione più avanti dell'Italia sotto diversi punti di vista)... Una mentalità che ovviamente predilige un certo tipo di approccio verso tutta una serie di questioni etiche, morali e sociali... E il fatto che la Bonelli stia iniziando ad essere pubblicata anche in India (con copertine disegnate in loco) sembra confermarlo...



Di conseguenza verrebbe da pensare che se i fumetti Bonelli sono così ben allineati con il mercato "popolare" turco e serbo, ma non con quello di nazioni come la Francia o il Belgio (giusto per fare un esempio), vuol dire che scelgono a monte di porsi tutta una serie di vincoli che - in parole povere - risultano più in sintonia con la Turchia e con la Serbia che con le nazioni propriamente occidentali (dove questi fumetti, se pure riescono ad andare avanti, raramente sopravvivono in formato "popolare", come si vede bene nel caso della Spagna)...

Tuttavia, paradossalmente, di tutti i media italiani che producono intrattenimento, al momento il fumetto risulta quello che in Italia ha meno vincoli oggettivi... Dato che NON vive nello stesso clima di terrore psicologico in cui vivono le emittenti televisive o le produzioni cinemagrafiche, anche perchè potrebbe utilizzare molte scappatoie che loro non hanno. Certo può sempre correre il rischio  di esporsi a querele e a minaccie... E può anche capitare - colmo dell'assurdità - che la CODACONS si possa vantare di avere spinto la Bonelli a togliere il vizio del fumo a TEX nelle ristampe a colori allegate a Repubblica nel 2007 (e se non ci credete CLICCATE QUI), dopo la sua campagna contro TEX nel 1999... In cui chiese addirittura il ritiro di TEX 458 perchè in quel numero Tex si rilassava fumando mentre un suo amico indiano beveva una birra, e questo era ritenuto un pessimo esempio per i giovanissimi (giovanissimi? Fra i lettori di Tex? Anche se parliamo del 1999 mi sembra surreale)... E infatti dal numero 458 in poi Tex smise di fumare...

Eppure non sarebbe bastato iniziare a scrivere in seconda di copertina una frase del tipo "IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE PERTANTO SCONSIGLIAMO DI SEGUIRE L'ESEMPIO DEI NOSTRI PERSONAGGI" invece di eliminare il fumo dalla serie?

In questa osservazione, apparentemente banale, penso che sia nascosta la chiave di volta di tutta la questione. Attualmente il fumetto resta l'unica forma di narrativa popolare italiana che - con qualche accorgimento - potrebbe riuscire davvero a svincolarsi dalle lobby di potere che avviluppano il nostro paese, offrendo prodotti in grado di centrare i gusti reali del pubblico, e soprattutto del grande - grandissimo - pubblico potenziale che ha perso di vista negli ultimi trent'anni.

Però non lo fa.

O meglio: chi lavora "professionalmente" in questo settore pensa che non sia il caso di farlo, giustificandosi con la paura di ripercussioni esterne... Che però non sono davvero nulla rispetto al clima di terrore in cui si muovono la nostre industrie cinematografica e televisiva... Anche perchè, giusto per fare un esempio, il caso di LADY MAFIA dimostra che molte di queste paure - per quel che riguarda i fumetti, se non altro - sono insensate, e in buona parte controproducenti. Anzi: la copertina del numero 5 di LADY MAFIA (realizzata nel suo solito ed inconfondibile stile) arriva in edicola con dei risvolti che inevitabilente risulteranno persino sacrilego/blasfemi per qualcuno, e se anche questa volta riuscirà a farla franca dimostrerà una volta per tutte che certe impostazioni mentali dei grandi editori italiani andrebbero perlomeno riviste...

In effetti, mettendo assieme tutti i pezzi del puzzle, potrebbe anche venire il sospetto che in realtà il fumetto italiano non riesca a svincolarsi da certi schemi non tanto perchè ha paura delle conseguenze, ma perchè ha finito per generare un sistema produttivo che tende ad allinearsi alle lobby di potere e ad averne timore. Un sistema produttivo che tende a replicarsi nel tempo, selezionando professionisti, redattori e fumetti di un certo tipo, proprio in funzione del loro allineamento al sistema produttivo di cui sopra e della loro sudditanza agli schemi che ne derivano.

Certo prevenire è meglio che curare, ma se tutta questa smania di prevenire nel lungo periodo porta più danni che benefici, al punto di allineare inconsapevolmente i fumetti italiani alle esigenze dell'editoria turca (con tutto il rispetto per la Turchia e i turchi, ovviamente), forse c'è qualcosa che non funziona a monte. Soprattutto considerando che il vero punto di forza del fumetto italiano, oggi, potrebbe proprio essere quello di sfruttare al meglio le possibilità che gli altri media italiani si vedono negate, raccogliendo tutto quel pubblico che non si ritrova più nelle formule e nelle imposizioni che dettano legge nell'entertainment Made in Italy di oggi...

Come quelle che, ad esempio, stabiliscono che i personaggi LGBT - se proprio ci devono essere - vanno tassativamente rappresentati in un certo modo, possibilmente senza porre l'accento sui loro lati positivi e senza presentarli mai come modelli assertivi e vincenti.

E intanto il tempo passa e i lettori di fumetti diminuiscono...
Ma d'altra parte la colpa è tutta della crisi e non ci si può fare nulla, giusto?

Comunque, se sono vere le voci per cui in Bonelli vogliono realizzare dei remake di Dylan Dog per proporsi sul mercato americano, sarà molto interessante verificare fino a che punto sapranno rinunciare (sempre che ne siano capaci) alle caratteristiche e ai contenuti che mantengono popolari i loro personaggi in Turchia e Serbia, ma che sono decisamente poco in sintonia con le moderne realtà occidentali... Sicuramente sarebbe un bel test, anche perchè al momento la Bonelli - nonostante le apparenze - negli USA sta giocando in casa...

Mi spiego meglio: l'Epicenter Comics di San Diego, che ha iniziato a pubblicare i fumetti Bonelli negli USA (dopo il fallimentare tentativo della Dark Horse diversi anni fa), nonostante l'immagine che ne hanno dato i maggiori siti italiani di fumetti, NON è la tipica casa editrice americana di fumetti...

Certo è presente ad alcune Convention (di recente era alla WonderCon), ma oltre ad essere ancora molto piccola (lo shop online del suo sito rimanda a una pagina di Ebay!), sembra non avere un vero piano editoriale che vada al di là della pubblicazione di MAGICO VENTO e ZAGOR. E dico questo perchè nel suo catalogo ci sono otto prodotti in tutto, di cui sei sono volumi di MAGICO VENTO... E i restanti sono due albi che si intitolano Entropy (probabilmente il primo di una serie) e MIRACLE, di cui potete vedere alcune tavole qui sotto...


Lo so cosa state pensando...

Eppure non vi sto prendendo in giro, e se non mi credete potete vedere altre tavole di questa storia in perfetto stile LADY MAFIA sul sito della Epicenter Comics (CLICCATE QUI).

La cosa interessante è che gli autori dei fumetti non bonelliani della Epicenter Comics non hanno nomi americani, ma tipicamente balcanici, e facendo una breve indagine si scopre che nemmeno il Direttore/Amministratore della Epicenter Comics è americano, essendo originario di Zagabria e chiamandosi Igor Maricic (è il simpatico personaggio che vedete nella foto qui sotto)...

In poche parole viene dalla Croazia.

Non che ci sia niente di male a venire dalla Croazia, o a fondare una casa editrice negli USA mettendo in catalogo soprattutto personaggi Bonelli... Anzi, è una bella cosa... Però dopo tutte quello che ho scritto in questo post faccio un po' di fatica a credere che sia solo una coincidenza...

Comunque, traducendo l'intervista in croato che gli ha fatto il sito stripovi.com (e che trovate CLICCANDO QUI), si scopre che effettivamente la casa editrice nasce da alcuni appassionati di fumetti di origine croata residenti in California, che si sono conosciuti proprio attraverso il Forum di stripovi.com. Tramite questo sito hanno anche conosciuto gli autori di MIRACLE: un fumetto che, a quanto pare, li ha ispirati particolarmente (!) ed è stata la vera molla che li ha spinti a fondare l'Epicenter Comics (assieme alla notizia che la Panini aveva intenzione di pubblicare una versione di MAGICO VENTO a colori).

E questo è quanto, anche se i siti italiani di fumetti per ora hanno scelto di non parlarne (e sulle ragioni di questo comportamento preferisco non esprimermi).

Inoltre, consultando alcuni siti americani dedicati alle piccole attività imprenditoriali (tipo quello che trovate CLICCANDO QUI), si scopre che la Epicenter Comics è stata fondata nel 2012, che conta uno staff di due persone in tutto e che il suo fatturato stimato è di 97.000 dollari annui (circa 88.000 euro)... Calcolando che ogni albo di MAGIC WIND lo fa pagare 10 dollari se ne deduce che in un anno venderebbe meno di 9700 copie mettendo assieme TUTTI gli albi di MAGIC WIND che ha prodotto finora...

Io non sono un editore, ma considerando la vastità del mercato americano (e per estensione di quello in lingua inglese) e la rapidità con cui un fumetto può riscuotere successo da quelle parti (quando è destinato a riscuoterlo, ovviamente), se i dati forniti fossero veri i lettori di MAGIC WIND messi insieme in quasi tre anni sarebbero un po' pochini (anche perchè si spera che ogni lettore di MAGIC WIND abbia comprato più di un volume della serie)... E sembrerebbero dimostrare che il pubblico degli USA non è esattamente come quello italiano (o come quello degli altri paesi in cui la Bonelli ha più successo)...

E anche questo stato di cose potrebbe spiegare perchè la Bonelli sta iniziando a valutare l'idea dei remake per gli USA...

In ogni caso qualcosa mi dice che se questi ipotetici remake non aggiorneranno anche lo stile narrativo, i contenuti e l'impostazione generale dei classici albi Bonelli serviranno a ben poco... Anche solo per il fatto che negli USA - tanto per dirne una - la rappresentazione della comunità LGBT nei fumetti è ben altra cosa rispetto a quella che si può osservare nei tipici albi Bonelli...

Anche in quelli più recenti, purtroppo.

Quindi staremo a vedere...

Alla prossima.

P.S. Vi ricordo che in cima a questo blog (nella versione web che potete visualizzare dal browser e non in quella per cellulare) potete votare per il PREMIO GLAD (Gay e Lesbiche Ancora Denigrati: trovate tutti i dettagli cliccando sull'apposito banner) 2015. Partecipate e spargete la voce!

5 commenti:

Massimo basili ha detto...

Un altro bel colpo, complimenti! Non tanto nello scoop sulla "croazietà" dell'americana Epicenter Comics, che comunque non ho letto da nessun'altra parte, quanto nell'analisi dei motivi per i quali i fumetti Bonelli, nei paesi occidentali più progressisti, non sono mai andati troppo bene.

Wally Rainbow ha detto...

Come al solito non mi calcolerà nessuno, ma l'importante è che chi legge quello che scrivo apprezzi l'impegno :-P

quid76 ha detto...

Al solito tutto interessante.
Apprezziamo molto.

Intanto qualcuno ha fatto alcune considerazioni sulla programmazione tv per ragazzi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/09/tv-dei-ragazzi-fatto-screensaver/1572922/
Ciao!

Rickleone ha detto...

Che articolo bello corposo, vale per tre. Letteralmente.
Embargo sugli anime, tagli ai cartoon occidentali, finanziamenti di progetti fallimentari.
Mi pare chiaro che qua in Italia non si desideri far fare soldi alle aziende ma salvaguardare gli interessi dei singolo individuo. Che poi le aziende che forniscono lavoro ai creativi italiani vadano allo sfacelo è un effetto collaterale di poco conto.
Oltre all'arretratezza dei contenuti mi colpisce molto anche l'arretratezza dello stile. Non parlo di bravura tecnica in senso stretto, ma il fatto che da anni il comic occidentale si è spinto molto verso una stilizzazione e un'espressività che in certi momenti ricorda il manga e che lo rende solo più comunicativo e gradevole da vedere. Qui invece, sempre le solite facce da triglia e corpi bloccati in posizioni immobili e prive di tridimensionalità.
Ci sono eccezioni per fortuna, Orfani è una di questa, ma mi sembrano più l'eccezione che la regola.
Mi pare proprio che la stessa politica sia applicata sia a contenuti che stile: Stolido conservatorismo e finto orgoglio italiano.

(E queste partnership fra le aziende dell'intrattenimento italiane e quelle dell'Europa dell'Est non mi piacciono mica. Mi ricordano i vecchietti che sbraitano contro gli immigrati e qualche anno dopo sono sposati con la badante rumena.)

Wally Rainbow ha detto...

E pensa che questo non è nemmeno l'articolo iù corposo ch eho scritto su questo blog... :-P