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sabato 16 agosto 2008

LA RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA

Ciao a tutti e tutte!
Oggi volevo puntare l'attenzione su una riflessione banale, ma neanche tanto visto che mi è venuto da pensarci solo ora. Lo spunto mi è venuto da una segnalazione che mi ha fatto il mio personal couch Bruce, che sta a San Diego e che è appassionato di supereroi. Dalle sue parti, a Silver Lake, c'è un locale gay, abbastanza conosciuto ma nella media della zona, che si chiama MJ. Lo scorso sabato ha ospitato la quinta edizione dell'Hard Heroes Party. Si tratta di un evento di beneficenza (per raccogliere fondi da devolvere all'assistenza dei malati di AIDS)organizzato dalle Sorelle della Perpetua Indulgenza (un'associazione no-profit di drag-queen che fa il verso agli ordini religiosi e che ha sedi sparse in tutti gli USA e oltre) e dall'associazione gay degli amanti della lycra. I 7 dollari pagati all'ingresso andavano tutti in beneficenza, ed era gradito chi si presenteva in costume da supereroe o almeno indossando tutine in spandex. E' stato premiato il costume più bello, ci sono stati artisti che si sono dedicati alla body art, fumettisti /illustratori che promuovevano i loro lavori e altro ancora. Le cose da dire sarebbero già tante, ma mi limiterò a due. La prima è che a me non viene in mente un solo evento di beneficenza promosso da una qualsiasi locale gay italiano, la seconda è che il mondo gay italiano è pressochè blindato nei confronti della cultura popolare in senso lato (fumetti compresi), anche perchè nel nostro paese una vera cultura popolare a mio parere nemmeno esiste. Non sono un sociologo, ma per quel che ne so io la cultura pop è quell'insieme di nozioni, conoscenze e riferimenti che sono entrati nella vita della maggior parte della popolazione, anche e soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione di massa... Ovvero i tanto cari mass media (stampa, TV, cinema e quant'altro). Ora: è evidente che in una realtà come la nostra, in cui i mass media sono estremamente omologati, autoreferenziali e spesso asserviti a interessi di vario tipo non si può parlare di cultura di massa, ma semmai di ignoranza di massa. Se poi volessimo entrare in merito al discorso gay è evidente che la situazione è anche più penosa: non essendoci una tradizione di mass media gay nel nostro paese non può nemmeno esserci una base per una vera cultura gay di massa, con tutto quel che ne consegue. Internet ha iniziato a smuovere le acque, ma è un discorso a parte, visto che - a differenza degli altri mass media - è gestito direttamente dall'utente che può scegliere cosa vedere e come. E così non ci schiodiamo da una situazione in cui la cultura popolare gay italiana ha la stessa impostazione di 10, 20 o 30 anni fa, reggendosi su stereotipi, luoghi comuni e riferimenti totalmente privi di significato (dal feticismo per l'abbigliamento D&G al culto di cantanti che hanno fatto tutto fuorchè schierarsi apertamente dalla parte dei gay). E questo spiega tante cose. Vah beh... Per tirarvi su il morale vi posto qualche foto scattata durante l'Hard Heroes Party della scorsa settimana.









3 commenti:

Anonimo ha detto...

La cultura POP c'è in Italia, anzi c'è solo quella. Prendi i seguenti ingredienti: Berlusconi, Bossi, il pallone, De Filippi e Amici, i tronisti, l'Isola dei Famosi, gli zingari, le spiagge e gli ombrelloni, le partenze intelligenti, il bar dello sport, gli zainetti, gli scontrini e l'IVA e l'evasione fiscale, i furbetti, le file, ecc.ecc. e mescolali insieme.
Ognuno di questi elementi si porta dietro tutto uno strascico di immagini e opinioni che formano la cultura POP italiana.
Come fai a dire che non c'è, Valeriano? Che poi non si tratti di cultura di massa ma di ignoranza di massa questo è un po' un'esterofilia: anche a me non piace una certa Italia, ma non e' che notoriamente la cultura POP di qualsiasi paese sia diversa! E poi e' un giudizio che antropologicamente sbagliato. La massa non brilla mai per spigliatezza mentale.
Andrea (PG)

Wally Rainbow ha detto...

Come sempre per spiegarmi a dovere avrei bisogno di scrivere molto di più, ma siccome non voglio annoiare troppo cerco di essere sintetico e poi regolarmente finisce che lascio il fianco scoperto a delle osservazioni legittime, ma che in teoria nascono da un fraintendimento di fondo. E' ovvio che in Italia c'è una cultura POP, visto che in Italia ci sono dei mezzi di comunicazione di massa, ed è esattamente quella che descrivi. Il punto è che, a differenza della cultura POP nel senso più ampio del termine non offre stimoli, confronti e sollecitazioni costruttive al pari della cultura POP di altre nazioni (che compensa le sue zone d'ombra in maniera anche brillante). Faccio un esempio: se tu cerchi popular culture su wikipedia ( http://en.wikipedia.org/wiki/Pop_culture ) viene citato l'italianissimo Dario Fo quale rappresentante di spicco di chi fa cultura POP, anche se in Italia non può essere considerato POP, visto che per i mass media italiani è un personaggio scomodo e gli vengono riservati ben pochi spazi. E parliamo di un premio nobel. D'altra parte su wikipedia non c'è nemmeno una voce italiana per "cultura popolare", e nel suo piccolo anche questo vorrà pur dire qualcosa. Se poi divento aggressivamente esterofilo nei miei post chiedo scusa, ma quando vedo che altrove i fumetti hanno certe possibilità (anche nel mondo gay) mi viene spontaneo.

Anonimo ha detto...

A mio parere in Italia manca una cultura gay perchè c'è come una paura a ghettizzarsi forse dovuta al fatto che non se ne è sentito il bisogno.
In America ma anche in alcune città europee da molti anni si sono creati dei quartieri dove le persone omosessuali sceglievano di abitare anche per difendersi dalle aggressioni esterne e questo ha favorito lo sviluppo di un senso della comunità inteso come una famiglia allargata dove si condivide la vita in tutti i suoi aspetti, che in italia manca in quasi tutti i campi.