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mercoledì 4 giugno 2014

REAL LIFE?

Ciao a tutti, come va?
Ultimamente sembra proprio che il fumetto italiano si diverta ad offrirmi più spesso del solito degli spunti di discussione interessanti.
Oggi, ad esempio, non posso fare a meno di soffermarmi sul nuovo tentativo della Disney di realizzare una serie che strizzi l'occhio al pubblico preadolescenziale femminile (ARGH!).

A dire la verità tutta questa operazione è stata pianificata PRIMA che la Disney finisse sotto l'ombrello della Panini, quindi non è detto che rientri nelle iniziative "innovative" che la Panini aveva annunciato per rilanciare i prodotti Disney.
In effetti spero che sia così, perchè in caso contrario ci sarebbe ben poco di cui rallegrarsi per l'uscita di questo REAL LIFE (e per le promesse della Panini)...
Visto che qualcuno mi ha fatto notare che posso essere frainteso ci tengo a precisare che NON ce l'ho a priori con la Disney/Panini (o con la Bonelli, o la Star Comics o qualsiasi altro editore italiano), e vorrei precisare anche che so bene che il target a cui si mira, e la situazione socio culturale del nostro paese,  impone certe scelte.

Quello che mi indispone, e che non posso fare a meno di far notare, è che se si fanno scelte di un certo tipo - che non sono nè carne nè pesce, e alla fine si rivelano solo specchietti per le allodole - poi non ha senso cadere dalle nuvole, e rimanere sconvolti se il pubblico si disaffeziona. In particolare mi indispone quando queste scelte potrebbero aprire le porte ad una serie di implicazioni gay friendly, e potrebbero farlo in maniera quasi automatica, ma si sta ben attenti a fare in modo che ciò non accada.

E temo che REAL LIFE mi stia indisponendo già dal primo numero.

Da che parte comincio?

Nel 2011 la serie delle W.I.T.C.H. si stava avviando alla conclusione a causa delle vendite sempre più basse, mentre l'esperimento MAD SONJA si era rivelato un disastro (e scommetto che alla Disney ancora non hanno capito perchè...). Tuttavia, dopo il BOOM iniziale delle W.I.T.C.H., l'editore era certo che il pubblico delle preadolescenti era vasto e molto monetizzabile e ha voluto assolutamente mettere in cantiere un nuovo progetto (sigh!).

Che fare per centrare il bersaglio, stavolta?
Forse, avranno pensato, il problema in W.I.T.C.H. era l'eccesso di magia, a discapito degli elementi trendy. O magari hanno pensato che le preadolescenti di oggi sarebbero state più intrigate da protagoniste  liceali...

Il tutto, avranno pensato, doveva essere scritto con un tocco "femminile" di qualità, per avere quel qualcosa in più che coinvolgesse la letteratura di tendenza. E allora che fanno? Per le sceneggiature chiamano Paola Barbato (sceneggiatrice di fumetti professionista) e due scrittrici di romanzi abbastanza note: Micol Beltramini e Barbara Baraldi (foto sotto).
Ora: Paola Barbato (foto sotto) ha fatto delle cose anche interessanti con Dylan Dog, ma l'unica volta che si è cimentata in edicola con un fumetto realistico ha fatto un flop notevole (mi riferisco a  DAVVERO!, di cui a suo tempo ho parlato nel dettaglio), e in quel caso raccontava di personaggi sulla ventina per un pubblico coevo...
E gestire personaggi adolescenti per un pubblico di preadolescenti è molto più complicato!
E d'altro canto le due scrittrici coinvolte hanno dato prova in molte occasioni di essere estremamente intelligenti, attente all'universo femminile e intellettualmente stimolanti... Ma NON di avere grandi competenze in fatto di adolescenti e preadolescenti in contesti realistici! Barbara Baraldi è famosa per i suoi racconti dark fantasy, e Micol Beltramini (che pure è una grande appassionata di fumetti, e che vedete sotto), ha avuto successo con libri sofisticati e non propriamente adolescenziali.
 L'operazione è coordinata da  Alessandro Ferrari, che finora in Disney si è occupato più che altro delle riduzioni a fumetti di alcuni recenti Disney Movie e di cose come High School Musical (che è un prodotto per adolescenti, ma di certo non è farina del suo sacco).


Ora: io non sono la Disney e non sta a me giudicare, ma se si voleva confezionare un prodotto appetibile per le preadolescenti perchè REAL LIFE è stato affidato proprio a loro? Oltretutto questo progetto, pare, verrà esportato in tutto il mondo e fin dalle prime pagine si intuisce che il rischio di darsi la zappa sui piedi da soli è persino più alto del solito.

E qui entriamo nel merito del fumetto vero e proprio.

In poche parole è la storia di tre studentesse che frequentano la London International High School: Alice, Andrea e Amber Lee. All'inizio non sono amiche, ma tutte e tre hanno una sorta di dipendenza da un social network che si chiama REAL LIFE e hanno un rapporto conflittuale con i ragazzi. E infatti è a causa dei ragazzi che si mettono nei guai, finendo in punizione in biblioteca. Qui le tre ragazze, per passare il tempo, ed avere un profilo fasullo da poter usare su REAL LIFE senza correre guai, "costruiscono" il loro ragazzo ideale, Thomas, condensandoci tutti i loro desideri. Il giorno dopo, però, quel ragazzo si manifesta davvero! Un nuovo studente di nome Thomas arriva nella scuola, si impadronisce (non si sa come) del profilo costruito dalle ragazze, ed è esattamente come lo immaginavano...
E il tutto viene raccontato con uno stile di disegno molto sensuale, che in questo primo numero è opera di Diana Allaverdieva (in arte Tomatozombie, che vedete qui sotto).
Come progredirà la cosa si vedrà nei prossimi numeri, ma il rischio di fare uno scivolone dietro l'altro è davvero altissimo.

Al di là del fatto che imbastire un fumetto su un social network rischia di doverlo ripensare periodicamente in funzione delle tecnologie che si evolvono e fanno tendenza (e si nota anche dal fatto che il fumetto è stato progettato quando i tablet erano una novità: in questa storia non se ne vedono anche se ora sono davvero molto comuni), ci sono vari elementi estremamente difficili da gestire ...

Ad esempio: ambientare un fumetto italiano a Londra sapendo che lo leggeranno soprattutto degli italiani è un conto, ambientarlo a Londra sapendo che lo leggeranno in tutto il mondo (Londra compresa) è una cosa molto più impegnativa. E non si tratta solo di procurarsi una piantina della città e qualche foto per gli sfondi, ma proprio di conoscere come sono le scuole e gli adolescenti di Londra... Come si vestono, come interagiscono e, soprattutto, in che contesto si muovono (magari considerando cose come il fatto che l'educazione sessuale è una materia OBBLIGATORIA nei licei inglesi). E stavolta le licenze narrative in stile Dylan Dog non hanno proprio senso...
Purtroppo da questo punto di vista questo primo numero è già un mezzo disastro.
Per esempio: da quel che si vede questo liceo "internazionale" è frequentato praticamente solo da ragazzi e ragazze di etnia caucasica. Andrea è di origini orientali e Amber Lee ha la pelle scura ( in maniera molto "prudente"), ma a parte un insegnante che si intravede di sfuggita non ci sono studenti di colore, indiani, mediorientali o altro. E anche l'abbigliamento sembra più quello di un liceo di provincia italiano di qualche anno fa piuttosto che quello di una high school londinese di oggi. Forse che far vestire qualche ragazza di nero o mostrare ragazzi hipster era troppo trasgressivo per un fumetto Disney italiano? Forse che rendere il contesto troppo "londinese" e/ o multietnico avrebbe reso questo fumetto ostico alle ragazzine italiane?

Certo è che in questo fumetto nessuno sembra avere un'appartenenza religiosa dichiarata (in questa scuola "internazionale" non si vede neanche una ragazzina col chador!), forse per evitare il rischio di "promuovere" religioni diverse da quella che detta legge - letteralmente - in Italia...
Cosa che, in ogni caso, ambientando il tutto in una città multiculturale come Londra, è una vera bestialità...
Tuttavia, anche soprassedendo su certe incongruenze, che comunque temo esploderanno molto presto in tutta la loro virulenza, già da questo numero si intuisce quali saranno gli elementi che porteranno alla luce quei conflitti d'interesse che potrebbero pregiudicare la prosecuzione della serie nel lungo periodo (e la sua credibilità all'estero), e che in buona parte verteranno attorno alla dimensione sessuale/relazionale dei protagonisti.

Nel primo numero si intuisce che ci sono tre adolescenti, peraltro molto sexy, che andranno pazze per lo stesso ragazzo (sexy a sua volta) e che faranno a gara per conquistarlo... Tuttavia essendo questo un fumetto Made in Italy per preadolescenti, e per giunta Made in Disney, certi argomenti non potranno neppure essere nominati e certe situazioni nemmeno sfiorate. Anche se a quell'età sono estremamente normali e più "sane" dei classici rapporti romantici in stile italo disneyano...

E allora: perchè fare comunque personaggi femminili (e maschili) sensuali, che lanciano inequivocabili segnali sessuali con posture e sguardi intriganti?
Per una questione biecamente commerciale?
Per lanciare delle esche e prendere le ragazzine all'amo?
Sfogliando questa prima storia si ha proprio una tipica sensazione da "presa in giro", dovuta al fatto che i personaggi e la loro gestualità comunicano qualcosa che nei fatti non si potrà mai concretizzare. E probabilmente a lungo andare questa consapevolezza si diffonderà anche presso il pubblico che si è preso di mira, rendendo anche ai loro occhi il fumetto noioso e inconcludente (con tutte le conseguenze del caso).

Le prime avvisaglie si vedono bene nella scena di Alice negli spogliatoi maschili: suo fratello le chiede di cercare un libro che ha lasciato nel suo armadietto, lei sente arrivare i ragazzi della squadra di basket (fra i quali non c'è neanche un ragazzo di colore, ovviamente) e si nasconde nella doccia. Quando sente che i ragazzi devono sorteggiare chi deve usarla per primo lei perde il controllo e si fa scoprire, cadendo rovinosamente in mezzo a loro... Così un ragazzo, che in realtà le piaceva, la fotografa lunga e distesa per esporla al pubblico ludibrio su REAL LIFE.

Ora: a parte il fatto che è inverosimile che in uno spogliatoio maschile, per giunta usato da intere squadre, ci sia una sola doccia (e che, se anche fosse, si debba sorteggiare i turni invece di avere preso l'abitudine di condividerla...), la cosa davvero surreale è che dal momento in cui Alice sente che i ragazzi devono andare in doccia al momento in cui cade passano alcuni minuti, ma quando è a terra si trova circondata da ragazzi ancora vestiti di tutto punto... Che invece di essere divertiti all'idea che ci sia una ragazza negli spogliatoi - con cui magari fare i cretini per metterla in imbarazzo - la guardano con disprezzo, manco fossero delle suore in un collegio, e la sgridano pure per avere provato a fare la guardona!
In un fumetto Disney italiano si sarebbe potuto fare diversamente? Forse no, ma allora tanto valeva non creare una situazione del genere, davvero poco credibile.

E, a questo punto, presumo che anche stavolta NON si toccheranno argomenti LGBT, pur essendo questo fumetto ambientato in una nazione in cui gay e lesbiche possono sposarsi (anche con alcuni riti religiosi), adottare e quant'altro... E in cui le iniziative contro l'omofobia nelle scuole non mancano.

Però sono certo che di questo, in REAL LIFE, non ci sarà traccia... Come non ci saranno coppie di adolescenti omosessuali o anche solo adolescenti con cotte per compagni di scuola del proprio sesso... O magari adolescenti perfettamente etero, ma figli di coppie omosessuali... Alla faccia della REAL LIFE nel titolo...

Se Paola Barbato è riuscita ad ambientare DAVVERO! in una Bologna in cui gli unici gay erano drag queen attempate, e in una Milano "giovane" esclusivamente etero, tutto questo in realtà non mi stupisce... Quello che mi rattrista è che così si perde l'ennesima occasione di realizzare un fumetto che rappresenti realmente gli adolescenti di oggi, e soprattutto gli adolescenti di una nazione più vivace e dinamica della nostra... Che non a caso attira tanti giovani italiani (gay e non)...
E in particolare si perde l'occasione di raccontare la sua capitale: una città dove le campagne contro l'omofobia si leggono anche sulle fiancate dei bus...
Il problema, però, credo sia proprio nel fatto che evidentemente REAL LIFE non nasce per essere un buon fumetto, che magari offre spunti interessanti e vuole davvero raccontare la "realtà", bensì nasce per essere un'operazione commerciale, peraltro concepita in maniera confusa.

L'idea di descrivere intrecci romantici in un liceo londinese includendo le ultime tecnologie di per sè non è malvagia, ma questo non basta a coinvolgere centinaia di migliaia di ragazzine, che finito l'effetto novità probabilmente saranno del tutto indifferenti al fatto che le protagoniste di REAL LIFE sembrano tutte modelle, usano dei social network o perdono la testa per il loro ragazzo ideale...
E se non ci saranno altri punti di interesse ne abbandoneranno la lettura nel giro di poche decine di numeri.

Diverso sarebbe se questo fumetto andasse al nocciolo dei problemi e delle dinamiche adolescenziali, e preadolescenziali, o sfruttasse gli spunti che offre una una città come Londra, non temendo di creare forti impatti emotivi e qualche polemica... Ma, per come è impostato, non lo farà mai. Così come, pare, non sarà in grado di giocare su cose come l'umorismo da sit-com (cosa quasi essenziale in un fumetto per adolescenti, basta vedere le serie TV che tanto successo hanno fra le ragazzine di oggi), limitandosi ade essere "ironico" inserendo lo stato d'animo delle protagoniste sotto forma di manga super deformed.
Siamo sicuri che le preadolescenti del 2014 (in particolare all'estero) si accontentino di una cosa del genere?
Non so perchè, ma al di là della confezione impeccabile e del contesto innovativo, questa proposta ha un nonsochè di minestra riscaldata, e per giunta un po' insipida. Perlomeno a giudicare da questo primo numero.

Certo, potrei anche sbagliarmi... Però l'impostazione di tutto il progetto mi sembra proprio quella che ho analizzato... E se fosse così dopo l'ennesimo flop ripartirebbe la solita tiritera sulla crisi, sul fatto che i fumetti non vendono più e tutto il resto... Quando magari il problema è tutto nell'impostazione mentale degli editori e degli sceneggiatori.

Staremo a vedere... E soprattutto staremo a vedere come verrà accolto questo prodotto all'estero.

Qualcosa mi dice che dovrò tornare sull'argomento a breve...

Alla prossima.

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