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venerdì 23 maggio 2014

LADY MAFIA COLPISCE ANCORA

Ciao a tutti, come va?
Oggi in realtà avevo in programma di parlare di tutt'altro argomento, ma giusto ieri nell'edicola sotto casa ho intravisto il secondo numero di LADY MAFIA, e siccome era stato annunciato che avrebbe parlato di omofobia mi sono fatto coraggio e l'ho comprato.
Ora: la mia opinione sulla qualità di questo fumetto, su cui mi sono già dilungato (CLICCATE QUI), non è cambiata di una virgola. Tuttavia devo prendere atto di alcune cose che mi sembra doveroso condividere con voi.
Prima ancora di parlare dei risvolti LGBT di questo secondo capitolo, però, devo ammettere che NON pensavo che avrei visto un secondo capitolo in edicola. Non dopo tutte le polemiche che ci sono state, non dopo le richieste di sospensione da parte delle associazioni antimafia, non dopo le richieste di ritiro di alcuni politici, non dopo che c'è stata persino una richiesta di arresto. Abituato come sono al tipico editore italiano di oggi, che appena si sente preso di mira tira i remi in barca, si inchina e toglie il disturbo, devo ammettere che sono rimasto stupito.
LADY MAFIA è e rimane inqualificabile, ma chi c'è dietro è sicuramente coraggioso e - nonostante abbia scelto le edicole - al di fuori dei tipici schemi dell'editoria italiana. E questo mi porta ad una seconda considerazione. E cioè al fatto che LADY MAFIA è la prova che, volendo mettersi in gioco, è ancora possibile tenere duro e sfidare i meccanismi che tengono sotto scacco l'editoria italiana da troppo tempo, e cioè quelli che "concedono" spazi in edicola a patto di non urtare nessuno e di non trattare temi scomodi o troppo "sensibili". Temi come la mafia in Italia, che in questo caso viene presentata sì in maniera estremamente goffa (e maldestra all'inverosimile), ma comunque senza farsi problemi quando bisogna parlare di omicidi, corruzione o altro. Quando studiavo storia dell'arte mi aveva colpito molto la storia del quadro Le petit-déjeuner sur l'herbe di Manet. Quando venne presentato (nel 1863) suscitò un grandissimo scandalo non tanto per la presenza di nudi femminili, ma per il fatto che questi nudi erano presentati in un contesto contemporaneo alla sua realizzazione (come si poteva intuire dagli abiti indossati dagli uomini presenti). 
Era un quadro erotico, e non ricorreva a scuse pretestuose (come i contesti mitologici) per essere giudicato accettabile, sfidando buona parte dei moralismi e delle ipocrisie del suo tempo. Ecco: LADY MAFIA è un fumetto talmente inqualificabile che nemmeno io ho le parole per definirlo... Ma è una specie di  Le petit-déjeuner sur l'herbe nel panorama fumettistico italiano di oggi: un panorama in cui certi argomenti possono essere trattati (peraltro in modo molto blando) solo attraverso metafore, decontestualizzazioni e trasfigurazioni varie per non correre rischi...
E infatti gli autori di LADY MAFIA non sono mai stati contestati dalle autorità per "oltraggio al fumetto" (nel qual caso anche io mi sarei costituito volentieri parte lesa), ma per gli argomenti trattati e per come li trattavano. E nonostante tutto gli autori di LADY MAFIA hanno scelto di continuare a correre certi rischi, per una questione di principio, e - presumo - di cocciutaggine tipicamente pugliese (ed essendo io mezzo pugliese ne so qualcosa). E forse è anche per questo motivo che sono riusciti a coinvolgere dei lettori che, per quanto incredibile possa sembrare, vogliono davvero continuare seguire questo fumetto e lo cercano in edicola con una certa impazienza...


E forse non è nemmeno un caso se gli autori sono stati al centro di un incontro all'Accademmia di Belle Arti di Foggia...
A questo punto, però, non ho potuto fare a meno di chiedermi una cosa: se gli autori di LADY MAFIA sono disposti a rischiare di persona per  portare avanti il loro progetto, pur con la loro evidente povertà di mezzi... Perchè i grandi editori, che pure avrebbero più mezzi, hanno un approccio tanto diverso? Perchè la loro priorità sembra essere quella di correre meno rischi possibili, evitando polemiche e contestazioni, piuttosto che quella di raccontare storie forti e realmente coinvolgenti, che magari vadano proprio a scardinare l'ipocrisia tipica della società italiana? Su questo argomento ci sarebbe davvero molto da riflettere, anche perchè, se LADY MAFIA ha suscitato certe reazioni minacciose, viene davvero il sospetto che il concetto di stampa libera, nel nostro paese, sia molto, ma proprio molto, relativo... E che se i grandi editori italiani di fumetti si comportano in maniera tanto pavida è proprio perchè ne sono pienamente consapevoli (anche se non lo ammetteranno mai)... E fondamentalmente ragionano da imprenditori, che in ultima analisi si sentono sudditi di un sistema, e non da appassionati di fumetti e/o promotori di autori che possono lasciare il segno...
Non vorrei sbagliarmi, ma l'ultimo caso di fumetto popolare finito nell'occhio del ciclone risale all'ormai lontano 2002, quando nel numero 392 della serie di Alan Ford comparve un killer ispirato a Erika De Nardo (una ragazza di Novi Ligure che nel 2001 divenne famosa per aver trucidato a coltellate la sua famiglia). In quell'occasione una discreta quantità di parlamentari sbraitarono contro la Max Bunker Press in diversi salotti televisivi, minacciando interventi anche molto pesanti... Per non parlare di psicologi, giornalisti, associazioni di genitori, l'Osservatorio sui Minori, e molti altri... Comunque l'editore (e sceneggiatore) Luciano Secchi si difese invocando il diritto di satira, e fece tornare il personaggio anche nel numero 404...
Se una simile trovata, in un fumetto notoriamente demenziale e satirico, peraltro seguito da un pubblico prettamente adulto, sollevò tante polemiche e minaccie, forse diventa più chiaro il motivo per cui, dal 2003 a oggi, nessun editore italiano che arriva in edicola ha provato a toccare sul serio argomenti "forti" e davvero pertinenti alla realtà italiana. E a questo proposito gli aspetti LGBT presenti nel secondo volume di LADY MAFIA offrono ulteriori spunti di riflessione. Nella storia principale la protagonista si prende a cuore una prostituta transessuale di nome Alexia (presentata, ovviamente, con la tipica approssimazione che caratterizza questo fumetto), se la porta a casa e cerca di toglierla dalla strada, mentre in una storia breve presentata in coda al volume Lady Mafia assiste ad un incontro sul tema dell'omofobia, presentato in una galleria commerciale da Giuseppe Maffia (che all'epoca della realizzazione della storia era ancora presidente dell'Arcigay di Bari...). Al di là dell'assurdo sincronismo yunghiano per cui un presidente arcigay che fa Maffia di cognome compare in un fumetto intitolato LADY MAFIA, che è incentrato su una donna che si fa passare per un uomo e vuole aiutare una trans, anche in questo caso non ho potuto fare a meno di notare una cosa...
LADY MAFIA è un fumetto che può provocare colon irritabile e coliche renali a chiunque abbia un minimo di buon gusto in fatto di fumetti, ma probabilmente è il primo fumetto italiano che arriva in edicola parlando di transessuali che si prostuiscono (in un contesto realistico)... E inoltre credo che sia anche il primo che per qualche pagina mette al centro dell'attenzione un'associazione gay italiana realmente esistente da trent'anni, ma che però - guardacaso -  il fumetto italiano degli ultimi trent'anni non ha mai nemmeno nominato. Oltretutto la suddetta associazione compare per parlare di omofobia, e Lady Mafia ascolta l'intervento di Giuseppe Maffia e sottoscrive tutto... Cosa che - in questi termini - non mi pare abbia mai fatto alcun personaggio a fumetti italiano, e di certo nessuno di quelli comparsi nelle nostre edicole (nemmeno nelle storie di Sprayliz e Gea realizzate da Luca Enoch, tanto per intenderci).
Cosa significa tutto questo?
Devo ammettere che il caso di LADY MAFIA, superato l'iniziale disappunto (per dirla con un eufemismo), sta suscitando tutta una serie di inquietanti interrogativi sul fumetto italiano di oggi, su quello che rappresenta, su come viene gestito e sui suoi potenziali lettori.
E credo che questi interrogativi dovrebbero porseli anche gli editori di fumetti italiani, anche se qualcosa mi dice che non hanno alcuna intenzione di farlo.
Con tutto quel che ne consegue.
Però, forse, LADY MAFIA è un segnale di qualcosa che sta cambiando...
Staremo a vedere.
Alla prossima.

2 commenti:

Marco ha detto...

Ok, Wally, tutto può essere. Magari ha questi aspetti interessanti che tu dici e magari gli autori sono coraggiosi.

Però in un punto devi aver battuto la testa: dici che l'editore ti ha stupito per il coraggio di continuare a pubblicare e che il "fumetto" in questione dimostra che si può lottare contro i paradossi e le ingiustizie dell'editoria italiana, che non permette certi argomenti ecc. Allora... vista la qualità dell'opera, ovvero quasi nulla, è più ragionevole presumere che gli autori, per quanto coraggiosi nell'affrontare certi temi, siano raccomandati (altrimenti non si spiega la pubblicazione di un fumetto del genere) e quindi anche il "coraggio" dell'ediore trova la sua spiegazione (ovvero avrà un suo tornaconto nel continuare a promuovere questa mediocrità).
Quindi direi che Lady Mafia, nonostante tutti gli spunti legati a omofobia, mafia ecc, rimane proprio la dimostrazione che il sistema dell'editoria non funziona, poiché permette a cose orrende di passare, scartandone altre realmente meritevoli

Wally Rainbow ha detto...

Raccomandati in che senso? Non penso che servano raccomandazioni per pubblicare in edicola, non se si fa tutto da soli. Il mondo dell'editoria a fumetti e la distribuzione in edicola non funzionano come altri ambiti lavorativi, per fortuna, e le raccomandazioni servono al massimo a lavorare per un editore piuttosto che per un altro, ma non è questo il caso. Per arrivare a fare quello che sta facendo LADY MAFIA basta avere un mucchio di soldi da spendere. Forse, e dico forse, hanno avuto le conoscenze giuste quando si è trattato di farsi pubblicità, ma anche in questo caso hanno usato una strategia del tutto nuova, e cioè inserire come location delle storie le attività commerciali che li sponsorizzavano... E magari tramite queste attività commerciali sono entrati in contatto, per esempio, con chi girava le fiction della RAI in cui il loro fumetto è comparso. Il fatto che comunque, avendo soldi da buttare, autori artisticamente mediocri siano riusciti a fare questo, mentre magari tanti fumettisti talentuosi non riescono ad avere sbocchi in Italia perchè non hanno soldi e/o non trovano editori italiani in linea con le loro proposte è comunque qualcosa di drammatico.