Ciao a tutti, come va?
Oggi, finalmente, posso commentare anche l'ultima intervista che il sito FUMETTOLOGICA ha dedicato al tema dell'omosessualità nel fumetto popolare... E cioè l'intervista a Luca Enoch (foto sotto), un nome da sempre noto per le sue posizioni progressiste e gay friendly...
Breve riassunto per i non addetti ai lavori: Luca Enoch divenne un autore di riferimento per la comunità LGBT italiana da quando, nei primissimi anni '90, propose al grande pubblico del settimanale L'INTREPIDO il personaggio di Sprayliz: una graffitara adolescente e antisistema, estremamente indipendente e dichiaratamente bisessuale... Affiancata da un nutrito gruppo di comprimari appartenenti a tutti gli orientamenti sessuali. Quel personaggio divenne un cult per i gay e le lesbiche appassionati di fumetti (e non solo), anche se in effetti quando cercò di proporlo al grande pubblico con una serie tutta sua (prima con Star Comics e poi con Macchia Nera) non ottenne i consensi sperati...
La sospensione definitiva delle sue avventure coincise con l'approdo di Luca Enoch in Bonelli, dove - dopo un periodo di rodaggio su LEGS WEAVER (grazie ad Antonio Serra, che evidentemente aveva percepito l'affinità di Luca Enoch con i personaggi femminili frizzanti e sessualmente "alternativi") - ha iniziato a lanciare alcuni progetti totalmente indipendenti e fuori dai tipici canoni bonelliani. Anche solo perchè si trattava di miniserie a periodicità semestrale. Prima GEA (che viene ricordata con affetto anche per la presenza di un simpatico comprimario, gay e muscle bear, di nome Sigfrido) e poi LILITH, dove i risvolti omosessuali sono stati praticamente assenti (a parte un accenno, che però risale ormai al giugno 2009).
Adesso è coinvolto (in qualità di co-autore) nello sviluppo della serie regolare DRAGONERO, la prima serie mensile fantasy della Bonelli, e probabilmente il primo fantasy seriale concepito dopo il 2010 a NON avere pianificato dall'inizio l'inserimento di sottotrame o personaggi dai risvolti LGBT...
L'intervista a Luca Enoch su FUMETTOLOGICA (che potete leggere CLICCANDO QUI), è decisamente più ottimista rispetto a quella di Antonio Serra (CLICCATE QUI), e a differenza di quella di Gianfranco Manfredi (CLICCATE QUI) sembra non mettere in luce una situazione di reale conflittualità fra la libertà di espressione e la cultura del compromesso tipica del fumetto popolare italiano... In particolare per quel che riguarda la Bonelli Editore, dove Luca Enoch - a suo dire - non ha mai avuto particolari problemi. Certo ammette che ci sono dei limiti in generale per quel riguarda il sesso e il nudo, e che lui comunque ha avuto più libertà della media in quanto autore di nicchia, ma dal suo punto di vista la Sergio Bonelli Editore realizza prodotti di qualità che NON stigmatizzano l'omosessualità in quanto tale... Come nel caso di Sigfrido in GEA, appunto...
Anzi: dal suo punto di vista sarebbe sbagliato inserire questi temi con troppa facilità, o esplicitare gli orientamenti sessuali dei personaggi per risultare politicamente corretti... In ogni caso ha garantito che prossimamente in DRAGONERO comparirà un comprimario omosessuale e che nella sequenza finale di LILITH si accennerà a questa tematica. Inoltre ha detto che in futuro gli piacerebbe inserire da qualche parte personaggi LGBT che contravvengono agli stereotipi moderni...
Ovviamente, per analizzare questa intervista, non posso fare altro che partire dal presupposto che tutte le risposte siano state date in buona fede e che non ci siano state omissioni... Quindi cercherò di resistere alla tentazione di considerare tutte quelle leggende metropolitane secondo cui Luca Enoch, con gli anni (e accogliendo vari suggerimenti dell'editore), si sarebbe dovuto allineare sempre di più agli standard Bonelli, sfumando la sua tendenza ad inserire argomenti socialmente impegnati e/o variamente provocatori.
Tuttavia, anche in questo modo, l'intervista solleva alcune perplessità, che tendono ad oscurare il suo tono ottimista e possibilista.
La prima si ricollega a quello che ha detto Antonio Serra nella sua intervista (CLICCATE QUI), e cioè che la libertà creativa concessa in una serie Bonelli e inversamente proporzionale alla sua diffusione. Le serie gestite unicamente da Luca Enoch per Bonelli, finora, sono state miniserie semestrali, destinate già ad avere una naturale conclusione e rivolte ad un pubblico che - per gli standard bonelliani - non può certo considerarsi "popolare", bensì di nicchia. Un pubblico anomalo disposto persino ad aspettare sei mesi fra un'uscita e l'altra, per intenderci.
Probabilmente le proposte di Luca Enoch in Bonelli sono state accettate (anche) perchè era ritenuto un autore alternativo e "giovane", in grado di coinvolgere un tipo di pubblico che l'editore - in quel periodo - iniziava a rendersi conto di raggiungere con sempre maggiore fatica... E che che comunque non andava a sovrapporsi troppo al suo pubblico tradizionale, quello che magari avrebbe mal digerito Sigfrido, ad esempio. Quindi se Luca Enoch dice che con lui l'editore è stato permissivo può anche essere vero, ma bisogna considerare la situazione nel suo insieme.
La questione di DRAGONERO, poi, è particolarmente interessante. Se è vero che Luca Enoch, finora, non ha mai sentito la necessità di inserire personaggi e tematiche omosessuali al suo interno, neanche di straforo, ovviamente l'editore non aveva motivo di porre dei veti al riguardo... Ma cosa succederà se davvero arriverà un comprimario omosessuale e maschio? L'editore risulterà ancora così permissivo? Oppure concederà una sorta di "libertà condizionata" come è avvenuto di recente in altre testate, in cui gli unici gay possibili sono quelli che rispecchiano certi stereotipi - possibilmente negativi per non turbare l'ego deilettori conservatori - e che non vengono mostrati nei loro momenti di intimità (a differenza dei personaggi eterosessuali)? La vera partita si giocherà in quel momento... E, visti i precedenti, non escluderei qualche brutta sorpresa.
Tuttavia lo spunto più interessante che offre questa intervista parte dalla constatazione che, effettivamente, dai tempi di Sprayliz sono passati più di vent'anni.
Ricordo che quando conobbi quella serie mi conquistò subito, perchè in un periodo in cui di certe cose non si poteva davvero parlare da nessuna parte, e men che meno attraverso personaggi a fumetti "very cool", era una sorta di faro nell'oscurità. Quando gay e lesbiche non erano in alcun modo entrati a far parte della cultura pop italiana (se non sotto forma di qualche cantante eccentrico o di qualche film dai riscontri drammatici o demenziali), Luca Enoch e i suoi fumetti erano effettivamente accattivanti e rivoluzionari... Ma lo erano anche perchè, in quel contesto, non c'era niente di meglio e niente con cui paragonarli...
Tant'è che non importava a nessuno del fatto che, su L'INTREPIDO, l'elemento lesbico fosse concesso soprattutto perchè dava modo di presentare una serie di situazioni lesbiche vagamente arrapanti per il pubblico di riferimento della rivista (i giovani maschi etero)... Perchè comunque quei fumetti erano una boccata di aria fresca e presentavano personaggi a tutto tondo....
Però parliamo dei primi anni '90.
Da allora, come dice Luca Enoch, sono passati più di vent'anni, e l'approccio mediatico e socio culturale alla questione LGBT si è evoluto tantissimo...
Perciò se Luca Enoch rimarca con orgoglio il fatto che l'ultima volta che ha parlato di omosessualità è stato in LILITH 2, grazie ad una coppia di pirati gay (due pagine in tutto), e non realizza che da allora ci sono stati ben sei anni di vuoto... Allora vuol dire che forse, per lui, la questione LGBT è un elemento narrativo che ha ancora un'accezione tutto sommato "straordinaria" (nel senso di "fuori dall'ordinario")...
Talmente straordinaria che parla dell'inserimento di un personaggio gay in un fantasy come DRAGONERO (dopo oltre venti uscite in cui l'argomento non è mai stato neppure sfiorato) come se si trattasse di una rivelazione un po' sorprendente... Come se in un contesto fantasy l'inserimento di un personaggio omosessuale rappresentasse ancora una variante vagamente trasgressiva e d'avanguardia...
C'è qualcosa che non torna.
Leggendo questa intervista, in effetti, la sensazione è che l'aspetto gay friendly dei lavori di Luca Enoch, che pure lo ha caratterizzato molto in passato, non derivasse tanto da una questione di principio e/o da un'affinità elettiva con l'argomento, ma che fosse determinato più che altro dalla sua esigenza di dare un sfumatura "contestataria" e più graffiante alle sue storie.
Forse dipendeva anche dalla sua voglia di mettere alla berlina in maniera più incisiva una società ipocrita e repressiva, con il suo carico di pregiudizi e stereotipi, ma non dal desiderio di esplorare con continuità il potenziale narrativo degli elementi LGBT... Che col passare del tempo, mentre la sua vena polemica e contestataria trovava altri sbocchi, sono andati scomparendo.
Con buona pace della sua base di lettori LGBT.
Non che ci sia niente di male: è giusto che un autore faccia quello che si sente di fare, e che lo faccia nel modo che reputa più opportuno... Tuttavia l'intervista di Luca Enoch, con questa chiave di lettura, risulta molto meno tranquillizzante e forse anche un po' inquietante, nella misura in cui mette in luce che un autore che, per almeno due decenni, è stato considerato un baluardo gay friendly nel panorama fumettistico italiano... Beh... Forse era semplicemente una persona che non aveva pregiudizi, ma che in realtà non ha mai sentito davvero la necessità di approfondire il discorso con continuità e/o di mantenersi aggiornato al riguardo... Tant'è che il suo approccio gay friendly - nelle sempre più rare occasioni in cui si manifesta - si dimostra ancora molto "inizio anni '90", e non sembra tenere conto di quello che è avvenuto nel frattempo... Tant'è vero che è lui stesso ad ammette che non ha la minima idea di come si manifesti il "politically correct gay" nel fumetto americano...
E già il fatto che ne parli in termini di "politically correct gay", è indicativo.
Forse aumentare la quota di personaggi LGBT rappresenta una caduta di stile a prescindere? Implica tassativamente un abbassamento della qualità delle storie in cui compaiono? Se nella vita reale imbattersi nella comunità LGBT è sempre meno "straordinario", e sempre più comune, cosa dovrebbe fare un editore che si rivolge al grande pubblico? Ignorarlo per evitare polemiche? Mistificare il tutto? Fare come la Bonelli, che ritocca tavole e testi quando sono troppo "gay friendly"? Fare come nel caso che trovate CLICCANDO QUI?
Non è forse meglio presentare più personaggi LGBT, buoni o cattivi che siano, per offrire una rappresentazione della realtà in cui il pubblico può ritrovarsi?
E comunque non è che svalutare il "politically correct gay" americano, per dare una patina di legittimità al fatto che la Bonelli non vuole risultare troppo progressista, renda la situazione italiana meno odiosa... Anzi...
Sarò sincero: pensando al Luca Enoch di Sprayliz, arrivando al 2015 mi sarei aspettato qualcuno che avrebbe alzato il tiro di anno in anno, arrivando a proporre fumetti che avrebbero toccato argomenti come matrimoni gay, adozioni gay, gravidanze surrogate, lobby religiose fuori controllo (animate da personaggi che nel privato compiono le cose più indecenti)... Omofobia, bullismo omofobico... E magari relazioni poliamorose, coppie pansessuali, giovani intersessuali e altro ancora... E invece ora ci ritroviamo di fronte un professionista molto posato, per cui il massimo dell'omosessualità presentabile in un fumetto popolare italiano, senza scadere nell'eccesso di "politically correct gay" (non sia mai!), è un comprimario gay da inserire in DRAGONERO (in un futuro non precisato)... O un samurai che si accompagna ad un attore di kabuki, che si vedrà sullo sfondo di una storia di LILITH...
In parole povere - secondo Luca Enoch, che sottoscrive il parere di Gianfranco Manfredi - il fumetto popolare americano, con tutti questi gay e queste lesbiche, risulterebbe posticcio ed eccessivo... Mentre garantire qualche cameo LGBT una volta ogni morte di Papa, e senza dare troppo risalto alla cosa, rappresenterebbe ancora il modo migliore per affrontare l'argomento...
Mhhhh... Sarà...
Certo: Luca Enoch dice anche che in futuro spera di inserire grandi novità come una comunità di amazzoni guerriere allusivamente lesbiche (originale!) e magari di fare un po' di pura avanguardia con un gay machissimo, rude e carogna, da anteporre ai gay curati e per bene che vanno di moda adesso (anche se i bara manga, ad esempio, lo fanno da sempre)...
Però sostiene anche che:
"Il fumetto Bonelli è narrativa popolare e non vedo impedimenti perché
anch’esso possa adottare, in futuro, atteggiamenti più rilassati di
fronte al mondo omosessuale."
Futuro? Ormai siamo nel 2015 (il 2015!) e le tematiche LGBT sono già state ampiamente sdoganate in tutte le forme di intrattenimento (di successo)... E anche la società italiana non è più così ostile (tanto che, sondaggi favorevoli a parte, in Italia quest'anno ci saranno cortei del gay pride in 15 città diverse, e probabilmente in tutti i casi verranno supportati da buona parte dei comuni cittadini). Quindi a quale futuro bisogna guardare? Cosa bisognerà ancora aspettare per avere atteggiamenti più "rilassati" in Bonelli? Che ci sia un totale scollamento fra la casa editrice e il resto dell'entertainment a cui si sarà abituato nel frattempo il grande pubblico (e in particolare quello composto dalle nuove generazioni)?
Giusto per fare un esempio legato all'attualità di questi giorni: da poco è stato confermato l'imminente arrivo della verisone italiana del canale Netflix, e il canale Netflix - pur NON essendo un canale gay - ha appena iniziato a trasmettere una serie di fantascienza come Sense8, che peraltro - manco a farlo apposta - è stata ideata e scritta (anche) da un pluripremiato sceneggiatore di fumetti mainstream (o "popolari" che dir si voglia) come J. Michael Straczynski...
Ebbene: in Sense8, che è principalmente una serie di fantascienza, possono trovare spazio - al di là delle tematiche LGBT in senso lato - anche sequenze esplicite come quella che vedete qui di seguito... Che probabilmente costituiranno un precedente che alzerà ulteriormente l'asticella di quello che le serie TV (e l'entertainment in generale) possono mostrare in ambito LGBT...
E J. Michael Straczynski è nato nel 1954... Quindi non gli si può neanche rinfacciare di essere una giovane testa calda in perenne tempesta ormonale...
Intendiamoci: un editore non è obbligato ad inserire elementi LGBT - men che meno così espliciti - se decide di non farlo, ma se non li inserisce anche quando avrebbe senso farlo, o li inserisce poco e male, poi deve assumersi le sue responsabilità... E questa tendenza a volerlo giustificare a tutti i costi, cercando di girare la frittata a suo favore, non gli fa un gran servizio... Anzi... Mi ricorda tanto l'atteggiamento di chi giustifica la mancanza di diritti gay in Italia dicendo che sarebbero una concessione eccessiva, di cui in realtà nessuno sente il bisogno... Anche se poi, a quanto pare, questo bisogno si è sentito in tutto il resto dell'Europa Occidentale...
Forse sbaglio, ma nel ragionamento di Luca Enoch, apparentemente disteso e ottimista, mi pare di cogliere l'ombra di una situazione poco incoraggiante. Soprattutto in considerazione del fatto che l'intervistato è un autore che, una ventina di anni fa, era considerato a tutti gli effetti un innovatore e un "ribelle" (in senso buono). Purtroppo la sensazione, a questo punto, è che nel 2015 non ci sia più nessuno che sia l'equivalente (in versione aggiornata) del Luca Enoch provocatorio e socialmente impegnato degli anni '90... Nemmeno lo stesso Luca Enoch...
E d'altra parte essere "costretti" ancora a considerarlo un autore "giovane" (anche se è nato nel 1962) e di riferimento per l'approccio "positivo" ed emancipato alle tematiche LGBT, anche se non le tocca seriamente ormai da molto tempo, dà la misura di un contesto (quello del fumetto popolare italiano) in cui certi argomenti - soprattutto nella loro accezione "positiva" - sono rimasti essenzialmente un tabù... E in cui - dopo Luca Enoch - non sono emersi nuovi autori di riferimento per quel che riguarda un certo tipo di personaggi e situazioni... Non nel fumetto popolare che arriva in edicola, se non altro...
E questo mentre nel tanto vituperato mondo dei comics americani - quello del "politically correct gay" - si avvicendano sempre nuovi autori under 30, che guardacaso sono sempre più disinvolti proprio con le tematiche LGBT, e spesso e volentieri finiscono per diventare sceneggiatori a tutto tondo per produzioni televisive e cinematografiche... Produzioni che poi - guarda un po' - ottengono un larghissimo consenso, anche a livello internazionale...
Coma mai potrà significare?
A voi giudicare...
Alla prossima.
IMPORTANTE: Mi hanno inserito fra i
candidati all'ITALIAN GAY BLOGGER AWARDS, e avete tempo fino al 14
giugno per votarmi. Non ci sono premi, ma se pensate che spetti a me
vincere CLICCATE QUI, oppure sull'immagine qui sotto, ed esprimete il vostro parere... (^__^)
2 commenti:
Nel 2015 una persona gay friendly dovrebbe essere abbastanza matura da sapere che l'omosessualità non è un qualcosa di trasgressivo, e che i personaggi gay, nei fumetti come in tv, sono fondamentali per offrire un ritratto realistico del mondo in cui viviamo.
Nulla di sbagliato presentare anche personaggi gay trasgressivi, ma se davvero per Enoch l'omosessualità si riduce solo a questo davvero non è mai stato gay friendly come credevamo.
Netflix ha anche altre serie con contenuti fortemente omosessuali, anche se non così trasgressivi come serie 8, un'altra bellissima serie è Grace e Frankie che racconta la storia di delle due mogli settantenni di due soci in affari, Robert e Sol (Grace è Jane Fonda e Sol è Sam Waterston l'avvocato McCoy di law & order quindi grandi nomi) che all'improvviso annunciano alle loro metà che sono gay e hanno una relazione da vent'anni e che vogliono il divorzio. La storia segue principalmente il punto di vista delle mogli che nonostante si odino sono costrette a sorreggersi a vicenda con l'aiuto di amici parenti e figli che incasinano parecchio la cosa. Una serie molto spassosa che affronta temi anche complessi con grande brio.
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