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lunedì 22 agosto 2016

STRATEGIE EDITORIALI...

Ciao a tutti, come va?

Lo spunto per il post di oggi arriva da una delle ultime uscite della casa editrice Bonelli, e cioè il nuovo speciale di BRENDON, in cui ha trovato posto anche il protagonista della serie MORGAN LOST (come BRENDON ideata e scritta da Claudio Chiaverotti)...

Gli speciali di BRENDON proseguono le vicende del personaggio dopo la chiusura della sua serie regolare qualche anno fa, presumibilmente per non abbandonare il pubblico che gli era rimasto fedele (e che, anche se non bastava più per sostenere una serie regolare, pare sia sufficiente per proseguire con uscite a cadenza annuale).

In realtà, per qualche motivo, la collana annuale di BRENDON aveva saltato l'uscita del 2015 ed è abbastanza interessante notare come sia tornata in edicola proprio in occasione di questo incrocio narrativo... Soprattutto considerando che MORGAN LOST continua a perdere pubblico mese dopo mese (e, considerando che l'uso della stampa in bicromia rende il punto di pareggio più alto rispetto a una semplice serie in bianco e nero, non è csa da poco).

La sensazione è che, più che di un'esigenza narrativa dell'autore, si sia sia trattato di un tentativo per risollevare le sorti di MORGAN LOST presentandolo ai lettori affezionati di BRENDON che ancora non lo conoscono... Nella speranza che possano appassionarsi al nuovo personaggio.

Una cosa del genere, comunque, sta per succedere anche con l'imminente crossover speciale fra le testate di DYLAN DOG e DAMPYR... Un altro incontro un po' forzoso che è stato progettato, guardacaso, proprio quando la testata di DAMPYR ha iniziato a vedersela davvero male in fatto di vendite...

Intendiamoci: gli incroci narrativi, soprattutto se sono ben gestiti, sono una strategia legittima e una risorsa importante, che nei fumetti seriali hanno una lunga e gloriosa tradizione (soprattutto negli USA). Non fanno parte della tradizione del fumetto italiano, ma le cose possono sempre cambiare...

Tuttavia il punto è un altro.

Gli incroci narrativi (o crossover, per dirlo all'americana) sono un espediente che, da che mondo e mondo, si usa per lanciare un nuovo personaggio o per farlo conoscere a chi abitualmente ne segue  un altro. Inoltre possono servire per alimentare la coerenza dell'universo narrativo e/o potenziare le storia di una casa editrice in cui i vari personaggi vivono nello stesso contesto spazio temporale (e infatti MARVEL e DC COMICS li usano regolarmente, e fin dagli anni Quaranta).

Al limite i crossover si possono usare anche per concludere le vicissitudini di un personaggio che ha interrotto bruscamente le sue pubblicazioni e, in casi più rari, si possono usare per mettere a confronto personaggi di case editrici diverse, o franchise che non hanno niente in comune, ma che possono sicuramente incuriosire il pubblico...

Ad ogni modo utilizzare i crossover una tantum, nella speranza di rianimare in extremis delle serie che stanno boccheggiando, non ha molto senso...

Soprattutto se si verificano all'improvviso e senza che si inseriscano in maniera logica nelle vicissitudini dei personaggi coinvolti...

E d'altra parte non è affatto detto che un lettore che segue DYLAN DOG o che ha seguito BRANDON si appassioni a DAMPYR o a MORGAN LOST... Per il semplice fatto che in Bonelli ogni personaggio vive in una sorta di mondo a parte, e anche quando due personaggi condividono la stessa realtà e la stessa epoca (come Dylan Dog e Dampyr), vivono di fatto in due mondi separati... Ciascuno con le sue regole, le sue sottotrame, la sua "mitologia" e i suoi riferimenti narrativi, che non hanno praticamente alcuna influenza sulle altre testate della casa editrice (a differenza di quanto avviene nel caso dei personaggi degli editori americani)...

Per dirla in parole semplici: se qualcuno ha letto tutti e 359 i numeri di Dylan Dog non sa praticamente nulla della realtà descritta nei 197 numeri di Dampyr (e viceversa)... E di sicuro un incrocio narrativo, che tra l'altro lascia quello che trova, non sarà sufficiente ad incuriosirlo quel tanto che basta per spingerlo ad affezionarsi ad un personaggio che non ha alcun reale legame con quello che segue abitualmente... E men che meno lo spingerà a seguire un altra testata ogni mese.

E la cosa è ancora più evidente nel caso dello speciale che riunisce Brendon e Morgan Lost, che di fatto vivono in due realtà alternative nettamente separate... Due personaggi che non avrebbe alcun senso fare incontrare, se non - appunto - per lanciare un salvagente a MORGAN LOST. Ad ogni modo è curioso notare come, invece di lavorare sui contenuti per rendere più appetibili le serie in crisi, dalle nostre parti si utilizzino sempre più spesso strategemmi ripresi un po' a caso dall'editoria americana... Nonostante sia strutturata in maniera completamente diversa rispetto a quella italiana.

Anche perchè, come dicevo prima, gli incroci narrativi, in quel contesto, sono solo dei bonus promozionali... E non sono certo l'ultima spiaggia per dei personaggi che stanno rantolando da diverso tempo.

La domanda, quindi, è: che serve puntare su un incrocio narrativo, se prima non si pone rimedio ad una serie di lacune che compromettono la salute di una serie a prescindere dagli incroci narrativi in cui può essere coinvolto il suo titolare?

Vi faccio un esempio pratico. La pagina che segue è tratta da ACTION COMICS 151, del dicembre 1950. Come potete intuire si tratta una delle tante pubblicazioni dedicate a Superman...

Quella che vedete qui sotto, invece, è tratta dal numero 1 di MORGAN LOST, che risale all'ottobre del 2015...
Come forse avrete notato lo schema delle vignette di un albo Bonelli di oggi è praticamente identico a quella di un albo americano del 1950... E badate che non è un dato da sottovalutare: la scansione narrativa dei disegni e il conseguente modo di proporre una narrazione, il cosiddetto storytelling, ha un ruolo importantissimo nei fumetti. Dà il senso del ritmo e suscita determinati riflessi emotivi nel pubblico. Un albo in cui tutte le vignette sono omogenee e ben ordinate, come le aiuole di un giardino d'altri tempi, sicuramente poteva essere in linea con le aspettative e il pubblico degli anni Cinquanta... Però ha decisamente poco a che fare con un fumetto d'azione dai toni noir, ambientato in una realtà parallela dai risvolti oscuri... E sicuramente non lo valorizza.

Questo stile può davvero contribuire a creare un legame emotivo con i lettori? O non sarà, forse, che alimenta un senso di distacco, limitando il senso di partecipazione di chi prova a seguire questa serie?

Certo qualcuno può obbiettare che in MORGAN LOST, come in molte delle testate Bonelli più recenti e "giovani", si utilizzano delle suddivisioni della pagina più audaci rispetto a quella qui sopra... E che ci sono sempre più pagine che non si rispettano il classico schema di sei vignette in fila per tre.

Infatti nel numero 1 di MORGAN LOST c'erano anche pagine come quella qui sotto...

Quindi chi sostiene che la Bonelli negli anni si è evoluta ha ragione. Se non che, sfogliando sempre il solito numero 151 di ACTION COMICS, ci si può rendere conto che anche queste "innovazioni" sono molto relative... E che alcune scelte che in un albo Bonelli possono ancora essere considerate moderatamente audaci e innovative, in realtà, non lo sono poi così tanto...

MORGAN LOST, evidentemente, nasceva per incanalare tematiche dark e noir, mixandole con un po' di pulp... Tuttavia quanto può risultare coinvolgente una serie del genere, se lo storytelling delle sue pagine è lo stesso dei fumetti di Superman degli anni Cinquanta? E quanto incide questo approccio, che viene considerato imprescindibile per TUTTE le pubblicazioni di questa casa editrice (a prescindere dalla loro ambientazione e dai loro contenuti), sul calo generalizzato delle vendite?

Ad ogni modo è curioso notare come questo schema grafico, abbastanza ingessato, rigido e anacronistico, riflette anche un certo tipo di contenuto, che difficilmente si allontana dai binari di cui ho parlato più volte su questo blog... Dei binari che, ad esempio, non consentono una rappresentazione moderna delle tematiche LGBT.

La sensazione, quindi, è che dalle parti della Bonelli vogliano tentare tutta una serie di strategie che l'editoria statunitense ha collaudato con successo da tempo... Dimenticando, però, che non è l'abito a fare il monaco.

Così prima ci sono state le copertine "variant" per le fumetterie, poi le edizioni speciali da collezione, ora gli incroci narrativi fra varie testate e prossimamente arriverà anche una serie dedicata ad un personaggio che ha debuttato in una serie antologica... Esattamente come avviene dalle parti di MARVEL COMICS e DC COMICS.

Il personaggio che avrà l'onore e l'onere di fare da apripista sarà Mercurio Loi, un professore universitario (ed investigatore occasionale) che si muove nella Roma del 1826, e che si era visto sul numero 28 della collana LE STORIE...

Anche in questo caso l'operazione ha una sua logica. Le ultime testate Bonelli che hanno esordito presentando dei personaggi completamente nuovi sono andate tutte male, quindi tanto valeva dare un'occhiata all'unica testata antologica della casa editrice - che pure è arrivata a vendere pochissimo - e magari valutare se aveva presentato un qualche personaggio che valeva la pena di rilanciare, magari fra quelli che avevano ottenuto i riscontri migliori fra il pubblico...

Sia come sia questa nuova testata - che debutterà entro il 2017 - sarà a colori, quindi si presume che rappresenterà un investimento notevole per la casa editrice, soprattutto in questi tempi incerti.

Pertanto logica vuole che la serie si proponga di risultare accattivante per un ampio pubblico, anche se è ambientata nella Roma del 1826... E come si può fare per renderla accattivante? L'ideatore della serie, Alessandro Bilotta, ha già detto (CLICCATE QUI) che:

"I soggetti degli episodi si focalizzano su temi filosofici e psicologici che in fondo raccontano la nostra epoca contemporanea: la riflessione sul Male, sulla follia e la corruzione, se davvero si può fare qualcosa per salvare il mondo… Ma anche la paura, l’identità, il potere, che cos’è un eroe... Saranno proprio questi i soggetti attorno a cui gireranno i vari albi."

Il che, fra le righe, sembra voler dire che la serie proverà a parlare di temi che potrebbero coinvolgere un ampio pubblico, ma che l'editore non oserebbe mai affrontare in un fumetto ambientato ai giorni nostri e con riferimenti a contesti attuali, men che meno ambientandolo in Italia...

L'idea di per sè sarebbe anche buona, ma - se gli schemi della narrazione rimarranno rigidi come quelli delle vignette che caratterizzano tradizionalmente le pubblicazioni di questa casa editrice - il sospetto che il tutto rimarrà troppo abbozzato e inamidato per fare davvero presa sul pubblico di oggi... E le prime avvisaglie ci sono state già nel numero 28 de LE STORIE, in cui assieme a Mercurio Loi è stato presentato il suo giovane assistente/studente Ottone De Angelis... Un tizio misterioso e dall'aria abbastanza ambigua (accentuata dal fatto che Mercurio Loi non sembra granchè sensibile al fascino femminile)...

Ora: se questo fosse un fumetto americano, o che vuole adottare delle strategie di marketing davvero "americane",  nel giro di pochi numeri potrebbe anche saltare fuori che (almeno) uno dei due protagonisti è omosessuale e che non reprime questo lato di sè: la situazione e la caratterizzazione dei personaggi si presterebbe molto, e questa trovata offrirebbe lo spunto per tutta una serie di storie molto accattivanti, che potrebbero dare una visione inedita dell'epoca in cui è ambientata la serie...

Inedita, ma molto verosimile, visto che proprio in quel periodo l'Italia era una delle nazioni europee più tolleranti nei confronti dell'omosessualità (nonostante questa pratica fosse punità col carcere quando dava pubblico scandalo o quando si accompagnava allo stupro), ed era una meta privilegiata per tutti gli omosessuali europei che si potevano permettere il cosiddetto "Grand Tour", e cioè un viaggio formativo da compiere una volta raggiunta la maggiore età (e che spesso era seguito da molti altri)...

Un viaggio che, assieme ai risvolti culturali (meta obbligata erano i ruderi del mondo classico e gli scavi archeologici appena inaugurati), affiancava una buona dose di turismo sessuale (anche e soprattutto per i turisti omosessuali)... E questa tradizione è perdurata fino ai primi decenni del Novecento... Come testimoniano anche i report fotografici di personaggi come Wilhelm von Gloeden (1856-1931), che a quanto pare servivano anche come "cataloghi" per i turisti che volevano scegliere i giovani da conoscere in Italia, onde programmare al meglio il loro viaggio... 

Qualcosa di molto simile a certe App di incontri di oggi, insomma...

E questa situazione era accentuata dal fatto che, in particolare nell'Italia Meridionale, il tutto era tollerato (se non addirittura incoraggiato dalle famiglie che volevano "accasare" i loro figli maschi con qualche ricco straniero) in una maniera che lasciava senza parole chi proveniva dall'Europa del Nord (per maggiori informazioni potete CLICCARE QUI)... Tantopiù che, dopo l'unità d'Italia,  nell'ex Regno delle due Sicilie e nell'ex Granducato di Toscana non era più presente una legge contro la sodomia...

Comunque, tornando a bomba, MERCURIO LOI non è un fumetto americano, ma un fumetto italiano... Peraltro pubblicato da Bonelli... Quindi, al netto dell'originalità dell'ambientazione e del fatto che è stato lanciato utilizzando una strategia tipicamente americana, parliamo comunque di storie e personaggi che (salvo improbabili imprevisti) saranno tenuti comunque a rispondere a determinati schemi e a determinati vincoli. Grafici, narrativi e di altro genere.

Schemi e vincoli che prendono ancora come riferimento gli anni Cinquanta.

E se, come è prevedibile, in questa serie ci saranno dei tabù che omologheranno la Roma del 1826 al West di Tex, al mondo fantasy di Dragonero e alla Londra inverosimile di Dylan Dog... Allora è altamente probabile che, nel giro di un paio d'anni al massimo, anche questa serie si ritroverà nella situazione di quelle che la hanno preceduta... Anche perchè molto difficilmente il pubblico di oggi si potrà identificare in personaggi che si muovono nel 1826 e che - oltretutto - devono rispondere delle loro azioni agli standard grafici, narrativi e contenutistici di trenta o quaranta anni fa...

Quegli standard che, per inciso, prevedono che gli unici personaggi rappresentabili siano quelli che mantengono le loro eventuali inclinazioni omosessuali sottotraccia, a meno che - ovviamente - non siano personaggi negativi... Anche se a volte nemmeno loro possono essere rappresentati in maniera troppo esplicita...


Forse, a prima vista, proporre una serie ambientata in un contesto apparentemente "protetto" per non dover giustificare l'assenza di certi temi, di certe trovate grafiche e di certe situazioni può sembrare una soluzione interessante... Tuttavia, come ha dimostrato il recente caso di Adam Wild (e non solo), finisce più che altro per diventare una causa di disaffezione da parte del pubblico, che dopo pochi numeri interrompe la sua collezione.

E - quando una serie perde troppi lettori - ripiegare su un incrocio narrativo all'ultimo momento non può fare miracoli e molto facilmente bisognerà tirare i remi in barca...

Con buona pace di chi non si rassegna all'evidenza dei fatti.

Certo è che, arrivati a questo punto, tentare strade davvero nuove non sarebbe poi così rischioso... E viene davvero da chiedersi se vale ancora la pena di prendere come riferimento gli anni Cinquanta solo per stare tranquilli, tenersi buoni i lettori maturi e non suscitare polemiche... Soprattutto se poi si continuano a lanciare nuove testate che finiscono regolarmente per perdere vagonate di lettori, numero dopo numero... Per poi tentare improbabili operazioni di marketing nella speranza di salvare il salvabile...

Non so perchè, ma qualcosa mi dice che di tutta questa storia tornerò a parlare presto...

Alla prossima.

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