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sabato 2 marzo 2013

IL VIDEO DELLA SETTIMANA

Ciao a tutti, come va?
Proprio in questi giorni ricorre il primo anniversario dalla morte di Lucio Dalla, noto cantautore italiano sul quale l'opinione della comunità LGBT si è molto divisa, soprattutto dopo la sua morte. Ha fatto bene a non vivere pubblicamente la sua omosessualità, perchè era una questione personale, o avrebbe fatto meglio a non farne mistero per contribuire a legittimare la condizione di tanti omosessuali italiani privi di personaggi di riferimento concreti? Personalmente credo che quando una persona è tanto amata e apprezzata dal pubblico non dovrebbe più glissare su questo argomento, sempre che non lo consideri qualcosa di imbarazzante o di cui vergognarsi, ovviamente, ma in questo caso il desiderio di riservatezza lascia il posto all'omofobia interiorizzata, e il discorso diventa più complicato. Sia come sia, in occasione di questa ricorrenza, mi sono reso conto che nello spazio musicale di questo sito ho parlato molto dei cantanti gay dichiarati di ultima generazione, lasciando da parte quelli facendo una scelta di visibilità in tempi più difficili hanno effettivamente contribuito a sbloccare la situazione... Così vorrei dedicare il mese di marzo a questa operazione di recupero... Da chi posso partire, quindi, per confermare che questo è un BLOG originale e mai scontato? Mhhh... Direi che Richard Fairbass potrebbe essere una scelta azzeccata...
Questo nome non vi dice nulla? Probabile, visto che è passato alla storia non per il suo nome, o per quello del suo gruppo - i Right Said Fred - ma per il look che sfoggiava nel fiore della sua gioventù e che era decisamente d'avanguardia per la fine degli anni '80... Quando assieme al fratello Fred sfoggiava una provocatoria testa rasata - quando le teste rasate erano un'esclusiva dei neonazisti - su un corpo palestrato e indossando tutta una serie di smanicati e completini sexy... Diventando il sogno proibito di generazioni di gay in boccio...
In realtà questo cantante inglese aveva esordito come bassista con il più noto David Bowie in un video del 1984, ma ha conquistato la ribalta internazionale quando ha iniziato ad esibirsi con il fratello e col chitarrista Rob Manzoli, nel 1989, anche se il grande successo è arrivato solo nel 1991... Portandolo presto a vendere qualcosa come 20 milioni di dischi.
La cosa interessante è che il suddetto cantante non ha mai fatto un gran mistero delle sue preferenze sessuali (è dichiaratamente bisessuale), e - anzi - le ha trasformate nel suo punto di forza, giocandoci sopra e diventando un precursore di quello che sarebbe diventato il nuovo trend per gli omosessuali dei decenni successivi.
La cosa interessante è che, nonostante il successo e la popolarità, Richard Fairbass ha anche scelto di combattere per la causa gay in tutto il mondo... Mettendoci la faccia in tutti i sensi, visto che durante una manifestazione per i diritti gay in Russia, nel 2008, si è ritrovato pure pestato...
Sia come sia direi che ora posso lasciarvi con il suo cavallo di battaglia, che probabilmente ha segnato un punto di svolta nei videoclip, nello sdoganamento del corpo maschile e nella percezione dell'estetica gay nella scena mainstream... Un brano che, sicuramente, ha colpito tutti i gay che ci si sono imbattuti e che è rimasto un cult anche a distanza di tanti anni...
Inutile dire che aspettiamo ancora il Richard Fairbass italiano...
Alla prossima!

4 commenti:

Stefano ha detto...

Un post molto interessante, così come l'artista presentato, la sua carriera e la sua storia.

Unico neo: l'introduzione su Lucio Dalla e sulla divisione delle cosiddetta opinione LGBT. Una vera caduta di stile.

Wally Rainbow ha detto...

Questione di punti di vista... Elton John appartiene alla stessa generazione di Lucio Dalla e per la sua nazione aveva lo stesso peso che Lucio Dalla aveva per la nostra: solo che Elton John ha fatto coming out e nel Regno Unito questo gesto ha significato tanto ed ha aiutato molte persone... E tra l'altro gli ha dato modo di fare tanta beneficenza - alla luce del sole - per le associazioni che lottano contro l'HIV e le discriminazioni, fondandone persino una sua. Aspetto che qualcuno mi dimostri come la discrezione di Lucio Dalla abbia contribuito al benessere e alla serenità della comunità gay italiana, e che le sue ingenti donazioni alla Chiesa Cattolica - e ad alcune congregazioni in particolare - abbiano contribuito alla serenità di qualche giovane omosessuale in difficoltà. Personalmente credo che valga sempre il detto "da un grande potere derivano grandi responsabilità".

Stefano ha detto...

Leghi l'omosessualità a cose tradizionalmente legate ad essa in maniera scorretta. Elton John avrebbe potuto occuparsi della lotta all'Hiv indipendentemente dal coming out (se ne sono sempre occupati tanti, indipendentemente dall'orientamento, anche perché l'HIV non c'entra una mazza coi gay... è solo una questione di numeri a sfavore dei gay per quanto riguarda le vittime, ma sappiamo tutti che era solo un pregiudizio pensare che fossero legate). Che poi dichiararsi serva a qualcuno in difficoltà è frutto soltanto di una società malata. Non si dovrebbe aver bisogno di personaggi di riferimento per l'omosessualità, perché è un orientamento naturale e tutti, etero o meno, dovrebbero sentirsi offesi di vivere dove questa naturale caratteristica sia oggetto di discriminazioni.
Per questo trovo che Lucio Dalla non dovesse essere rappresentativo di nessuno. Ha semplicemente vissuto l'omosessualità come qualcosa di privato...

Wally Rainbow ha detto...

Veramente non sono il che lego l'HIV all'omosessualità: Elton John ha fatto coming out dopo che un suo giovane ammiratore è morto a causa di questa malattia, spingendolo a riflettere sul senso di una vita vissuta di nascosto. Tra l'altro da poco è stata tradotta anche l'autobiografia di Elton John in italiano, dove questo si spiega bene. Detto ciò Lucio Dalla era libero di vivere come credeva e di non rendere conto a nessuno di quello che faceva e non faceva. Il punto è che se avesse scelto di vivere in maniera diversa avrebbe sicuramente aiutato molte persone ad accettarsi e a vivere meglio. E questo è quanto. Quando ci fu il suo funerale casualmente mi trovavo a Bologna per una fiera di fumetti e ho visto la piazza piena di gente sinceramente triste per lui, e non ho potuto fare a meno di pensare che aveva scelto di non farsi conoscere per quello che era da tutte quelle persone... Che gli volevano veramente bene e che sicuramente non lo avrebbero giudicato male per un eventuale coming out... E tutta la situazione mi ha fatto una pena infinita.